[Test] Canyon Aeoroad CF SLX

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Appena tirata fuori dallo scatolone mi era sorta un po’ di perplessità su questa bici. Nella taglia XL della prova l’impressione è stata quella di una bicicletta davvero “massiccia”. La prima prova è stata quindi quella della bilancia: 6.9kg senza pedali.

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Ad un esame più attento il telaio si rivela davvero ben rifinito, in particolare nei dettagli. La pulizia dell’insieme, data dal passaggio cavi ben realizzato con le piastrine di fissaggio molto ben integrate, e stessa cosa per la vite dell’expander del reggisella sul tubo orizzontale.

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Soluzione molto elegante anche in zona sterzo, con gli spessori profilati per seguire la forma dell’attacco manubrio H11.

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Attacco manubrio integrato in tutti i sensi, visto che riprende le forme del telaio accentuando lo stile minimale. Anche la placchetta di copertura dell’expander richiama la forma degli spessori e riporta il logo Canyon.

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Il telaio sia al posteriore che all’anteriore presenta i due perni Dual Pivot per i freni Shimano Direct Mount in modo da sfruttare pienamente la funzionalità di questa proposta di Shimano.

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E’ evidente come il telaio sia stato praticamente “cucito” sul gruppo DuraAce 9000. In questo caso la versione elettronica DI2, perfettamente integrata nel telaio. Finiti i tempi dei fili svolazzanti.

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Altra soluzione elegante le tre viti per il portaborraccia

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La Aeroad, sin dalla sua prima incarnazione, è stata pensata per essere polivalente ed essere sfruttata anche dai triathleti. Polivalenza ottenuta grazie al sistema Rake Shift, ovvero uno spessore smontabile posizionato sui forcellini della forcella con cui si può variare l’avancorsa della bici e renderla più stabile o più agile (e nervosa).

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L’altra soluzione è agire sul reggisella S27 aero che ha un seatback regolabile tra +15mm e -1mm.

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Prova

La Aeroad ha una geometria piuttosto aggressiva, pur senza essere estrema. Geometria che Canyon stessa definisce “Pro” per distinguerla da quelle Sport e Sport Pro. La posizione in sella è quindi piuttosto bassa sull’anteriore, cosa peraltro sensata e coerente con il carattere “aero” della bici. Per un utilizzo granfondistico però è probabile che si lasceranno installati tutti gli spessori disponibili, cosa che abbiamo fatto anche noi.

Come dicevamo in apertura è sorprendente il peso di 6,9kg in taglia XL, in particolare se si considera il montaggio con le Mavic Cosmic SLE, anche lui coerente con la tipologia di bici, ma che fermano l’ago della bilancia oltre il kilo e 700gr con i bloccaggi.

Anche in questa configurazione la bici rende bene in salita però, lasciandosi portare con passo costante e senza pretendere accelerazioni brucianti. Cosa che richiederebbe ruote un po’ più adatte al contesto. La pianura è invece il terreno di caccia ideale di questo mezzo. Sarà anche solo un effetto psicologico, ma la Aeroad invita ai rapporti lunghi (di serie monta corone 52/36) e la presa bassa. Situazione in cui eccelle è sicuramente lo sprint: a memoria è la bici più fruibile provata in questa situazione. La Aeroad resta sempre composta e si riesce a tirare fuori fino all’ultimo Watt senza problemi e sempre avendo grande sensazione di sicurezza.

Questo dà l’idea della ottima rigidità dell’insieme, ma senza essere estrema e punitiva in altre circostanze. Segno che questa rigidità è stata riservata perlopiù all’anteriore. Sensazione che si ritrova anche in discesa, dove la bici è veramente godibile e neutra.

A queste sensazioni concorrono sicuramente l’accoppiata freni Direct Mount, davvero eccezionali, e le Mavic con pista Exalith. Una combinazione davvero efficace. Basta avere la pazienza di far “gommare” un po’ le piste frenanti per evitare gli anche eccezionali fischi che producono le Mavic Exalith. Addirittura imbarazzanti nelle prime frenate in discesa da nuove…

In presa bassa si possono anche sfruttare ottimamente gli sprint shifters del DA Di2, davvero comodi.

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Conclusioni

Nel complesso quindi una bici davvero ben riuscita. Ottimamente rifinita, e con un design davvero bello (premiato con il Red Dot Award), che forse risalta meglio però nella versione rossa (un po’ funereo l’all-black) restando elegante. Compreso il manubrio, che però ha il difetto di non poter montare staffe per computerini vista la forma (a parte un modello ordinabile in UK) o di dover usare degli elastici per la basetta parecchio lunghi che sporcano la pulizia generale.

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Bici eccellente quindi, anche se forse, in ambito amatoriale restano più sfruttabili per un utilizzo 360° le bici con geometria Sport Pro, tanto per rimanere in casa Canyon. Per chi ricerca questa tipologia di bici invece, la Aeroad CF SLX è davvero un’opzione da considerare, visto anche il buon rapporto qualità/prezzo tipico dei prodotti della casa di Coblenza.

Che nel caso del modello in test è di 5699eu, ma con la possibilità di variare col montaggio da un minimo di 3199eu ad un massimo di 6799eu per il modello top, passando per il solo telaio (980gr in taglia media, 340gr la forcella) a 2699eu.

Sito

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