Oggetto di questo test è la Canyon Aeroad CF Slx 7.0 DI2. Già lo scorso anno avevamo avuto in test il modello superiore allestito nella stessa identica maniera, eccezione fatta per il gruppo, che era il DuraAce DI2 in luogo dell’Ultegra DI2 montato sulla 7.0. Una differenza che, prezzo di acquisto a parte, non dovrebbe influire se non in maniera del tutto marginale (sicuramente non commisurata alla differenza di prezzo) sul rendimento della bici. Valutare queste lievi differenze, approfondire alcuni particolari telaistici e componentistici del mezzo sono gli aspetti su cui ci siamo concentrati maggiormente, anche confrontando le impressioni di un tester diverso dal precedente.
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Tralasciamo pertanto gli aspetti inerenti le particolarità telaistiche e l’allestimento in tutto e per tutto gruppo a parte uguali al precedente modello al cui test rimandiamo e segnaliamo solo il peso diverso che, nella precedente bici, in taglia XL, era di 6,9 kg, mentre questa in taglia L è di 7,2 kg. Una differenza determinata da telaio (leggermente più leggero per la diversa misura) e gruppo e non sulle ruote dunque relativamente avvertibile in concreto.
Diverse, di fatto solo nel nome, le ruote. Troviamo, infatti, delle Mavic Cosmic Pro Carbon, in luogo delle Cosmic SLE, analoghe fra loro per peso e tipologia.
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La prova sul campo
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Abbiamo usato la Aeroad CF SLX 7.0 per oltre un mese e mezzo provandola anche con ruote diverse (Fulcrum R0 gommate Continental GP 4000 SII da 23mm) da quelle di serie per valutarne la potenziale differente resa con ruote più adatte a granfondo, e invertendo il Rake shift per rilevarne effettive differenze di guidabilità del mezzo. L’unità di controllo e ricarica del gruppo l’abbiamo lasciata nell’alloggiamento posto sotto all’attacco manubrio, più che altro per una questione di pulizia visiva del mezzo, ben assicurata dal paio di elastici montati per tenere la basetta del Garmin.
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Possiamo confermare, nella versione con ruote di serie, le impressioni emerse nel precedente test. E’ una bici che dà il meglio di se su terreni pianeggianti, al più vallonati, dove va ricercato il mantenimento costante di una velocità quanto più possibile elevata. La velocità di percorrenza in tali frangenti confrontando analoghi itinerari percorsi nel corso di medesime sedute di allenamento (dunque stessa alternanza di frequenze ed intensità) risulta maggiore di un 4/5% (circa un paio di km orari), tenendo anche presente condizioni meteo (vento soprattutto) similari. E’ ovviamente un paragone molto difficile da fare, e del quale anche in presenza di più prove e cercando di eliminare ogni variante, una quantificazione precisa è pressoché impossibile. Si potrebbe dire più che altro che ci sia una tendenza “migliorativa” della velocità di percorrenza a parità di condizioni esterne. In questo possiamo dare merito in parte alle ruote, che usate anche su altra bici più granfondistica (e dotata anche di misuratore di potenza, quindi in grado di fornire un parametro di confronto ancora più preciso) garantiscono un eccellente mantenimento della velocità a bici lanciata e hanno portato a similare esito del confronto.
Il pacchetto, ruote, trittico e telaio, (difficile quantificare in percentuale quanto ciò possa essere attribuito a uno o l’altro dei vari aspetti, pertanto, il giudizio va riferito al complesso bici) risulta molto molto rigido, sia in posizione sulla sella che ancor più in piedi sui pedali, dando la sensazione di dispersione nulla della forza impressa in pedalata e risultando, al contempo piuttosto sensibile alle vibrazioni derivate da imperfezioni e sconnessioni dell’asfalto.
In condizioni di vento contrario va sottolineato come l’avanzamento per quanto ovviamente più faticoso sembri risultare meno impegnativo rispetto ad altre bici dando una sensazione di migliore aerodinamicità o comunque minor influenza negativa, mentre con vento laterale, soprattutto per il profilo delle ruote (52mm), ma anche per la generosa sezione laterale di telaio e reggisella il fastidio è piuttosto accentuato.
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Se in pianura e vallonato, soprattutto a velocità costante, la bici dà il meglio di sé, nei cambi di ritmo non eccelle per reattività e ha bisogno di quelle 2/3 pedalate in più per incrementare la velocità.
Anche in salite sopra 4/5%, a velocità via via decrescenti, la Aeroad non è un fulmine, verosimilmente per una questione inerziale delle ruote il cui peso “non-piuma” è soprattutto concentrato sulle estremità periferiche.
In discesa invece la già citata rigidità del complesso bici rende la bici molto prevedibile nel comportamento che risulta piuttosto neutro e non nervoso, consentendo raggi di curva costanti senza sensazioni di sovrasterzo o sottosterzo del mezzo.
L’utilizzo delle Fulcrum R Zero sulla bici ne migliora i punti meno positivi quindi reattività e andamento in salita a basse velocità, ma peggiorandone gli aspetti migliori, di fatto snaturandone le caratteristiche originarie e dunque il criterio naturale di utilizzo. Se si prediligono caratteristiche diverse conviene a partire dal tipo di telaio optare sin dall’inizio per una bici diversa. Scopo della prova con altre ruote è stato più che altro valutare quanto, con un paio di ruote alternative (non sostitutive in toto) si possa ampliarne il range di utilizzo. In tal senso una doppia coppia di ruote con caratteristiche diverse può essere una buona soluzione.
Riguardo all’uso invertendo il Rake Shift della forcella, effettuabile in nemmeno 5 minuti, possiamo dire che la maggiore stabilità, ma anche “pigrizia” dell’avantreno nella guida, piuttosto che la maggiore maneggevolezza e reattività, soprattutto effettuando repentini cambiamenti di direzione sono differenze avvertibili, ma marginali. Differenze che hanno senso più per un proprio setup preferibile a sensazione, per gusto o stile di guida, piuttosto che portatrici di un reale vantaggio cronometrico, almeno non in senso assoluto. Va da sé che in presenza di una soggettiva maggior confidenza nella guida di un mezzo anche la velocità di marcia potrebbe beneficiarne, in particolar modo in presenza di percorsi più guidati e tecnici. Non è quindi un setup piuttosto di un altro che può dare per tutti lo stesso vantaggio o meno, ma è suscettibile di variazione per la propria guida piuttosto che in funzione dei percorsi che si prevedono di fare. Di qui l’utilità di un setting personalizzato.
Da evidenziare come i copertoncini Mavic Yksion Prò, sulla bici in test, siano montati in diversa misura, da 23 mm davanti e da 25 mm dietro e appaiano di impronta visiva molto più stretta dei corrispondenti Continental.
Conclusioni
La Aeroad CF SLX 7.0 è una bici che soprattutto con l’allestimento standard trova la sua massima espressione nel raggiungimento progressivo e nel mantenimento di elevate velocità ed esprime le sue migliori qualità soprattutto su percorsi filanti e veloci che non presentino salite lunghe e decisamente pendenti o continui cambi di ritmo provocati da curve secche o altre situazioni che comportino brusche frenate e rilanci repentini. E’ una bici facile da guidare e con componenti tutti ben assemblati fra loro e con il telaio, e coerenti nell’utilizzo per cui la bici è pensata. Unica piccola modifica che faremmo è il pacco pignoni, che in scala 11-28 manca di quel filo di progressività che un 11-25 e ancor più un 12-25 potrebbero garantire. Il 16 e il 18 sarebbero sicuramente più utili ed utilizzati dell’11 e del 28. Del resto con il 52-36 davanti aver necessità di spingere un 11 dietro è veramente per pochi, così come su una bici eccellente su percorsi veloci e ondulati, piuttosto che su consistenti dislivelli, l’uso di un 28 diventa piuttosto superfluo .
Efficienza e allestimento in rapporto al prezzo appaiono veramente di ottimo livello, così come la cura dei particolari.
Prezzo bici completa: 3.999 Euro