Dopo l’esordio in gara e in attesa della prossima GF, fissata per il 17 Aprile in quel di Mentana (RM), prosegue il test di durata della Cervélo R5, stavolta non in competizione, ma su un giro ad ampio respiro e con dislivello consistente, su strade in parte storiche per il ciclismo italiano.
Era da molto, che volevo andare a vedere la Svizzera. L’occasione si è presentata nelle recenti vacanze pasquali, allorchè, con mia moglie e mio figlio, abbiamo preso un alloggio a Como per 3 giorni.
Partire senza bici non era un’opzione, a costo di uscire all’alba e anche prima, pur di pedalare senza togliere troppo tempo alla famiglia. L’idea era fare due giri brevi la domenica e il lunedì sconfinando in Svizzera, ma almeno un lungo il sabato dovevo farcelo uscire fuori e ho così studiato la zona di Como a me del tutto ignota.
Il Giro
Con l’aiuto di Strava e di un paio di amici local è venuto fuori proprio un bel giro. Partenza da Como, lungolago del ramo di Como sino a Nesso, Salita alla Colma di Sormano, discesa al lungolago del ramo di Lecco sino a Bellagio, Colle del Ghisallo discesa ad Asso, risalita alla Colma di Sormano da dove ero sceso, per ripassare a Nesso e arrivare poi di nuovo a Bellagio per l’altra sponda, dove mia moglie mi avrebbe atteso. Nella mia ignoranza, avevo sempre pensato che il Muro di Sormano, fosse una parte del Colle del Ghisallo e non una variante della parte finale della Colma lato Maglio. A tale sacrilega affermazione, i miei due amici hanno subito ironizzato sulla mia provenienza a sud del Po’ e uno di loro ha proposto la famigerata “Prova della Cadrega”.
Il meteo è dei migliori e la partenza alle 6.20 non mi pesa, nonostante gli appena 3°.
Nessuno in giro, l’aria frizzante del mattino, il silenzio, io con i miei pensieri e la R5. Il lungolago da Como, è ben diverso da come lo avevo immaginato. Nulla di pianeggiante lungo la sponda, ma una serie di continui ed infiniti saliscendi tra un paesino e l’altro sino ad arrivare all’attacco della prima salita di giornata a Nesso. Il sole comincia ad illuminare le sommità delle montagne, ma la mia salita volge a nord e sarà dunque tutta all’ombra. Non che mi dispiaccia: in salita, specie se fatta di buon passo, il freddo non si sente……..nemmeno dove si vede:
Le pendenze regolari, sempre intorno al 7/8%, mi permettono un passo buono senza fare troppa fatica e godermi gli scorci e la pedalata silenziosa. Gli unici segni di civiltà per quasi 1 ora, non sono nemmeno le 8 del mattino, sono una persona intenta di primo mattino a tagliare la legna e due carte di gel gettate a terra da qualche “amico” ciclista, forse sprovvisto di tasche ove riporle. Mi fermo a raccoglierle e proseguo: le mie tasche han posto in abbondanza anche per quelle.
I primi accenni di sole mi scaldano sul Pian del Tivano a circa 2 km dalla vetta, raggiunta la quale di nuovo il sole illumina in una stupenda giornata con vista sulla Grigna Settentrionale. Sulla sinistra un baretto e sulla destra il cartello la stele intitolata al Muro di Sormano, segnano la conquista del 1 Gpm di giornata:
La discesa, veloce e per fortuna quasi tutta al sole sino alla sponda lago del ramo di Lecco scorre via veloce, così come l’arrivo a Bellagio, meno costellato dei saliscendi presenti sul ramo opposto. Qualche ciclista comincia ad intravedersi. Ne incontro uno tutto in divisa Movistar. Il pensiero corre a quanto uno dei miei amici mi aveva detto, che in zona si trovano molti ciclisti professionisti in allenamento. Gambe non depilate e una bici diversa dalla Canyon del team, mi rassicurano sulla possibilità di fare un tratto in compagnia senza esalare l’ultimo respiro. Ci separiamo a Bellagio ove, le prime rampe del Ghisallo ad un inaspettato 14%, hanno il solo pregio di consentire una andatura lenta che dà modo di apprezzare una vegetazione rigogliosa, lussureggiante e colorata di fiori altrove mai visti, tali da ricordare contesti asiatici. La salita mi delude un po’. Molto irregolare, prima dura all’inizio, poi quasi pianeggiante con un breve tratto di discesa e poi di nuovo impegnativa negli ultimi tornanti prima dello scollinamento al Colle del Ghisallo. Anche qui i segni di un luogo storico per il ciclismo sono incontrovertibili.
e via in discesa verso l’attacco della seconda Colma di Sormano di giornata.
Il sole comincia a scaldare, macchine e moto sempre poche, ma le strade cominciano a popolarsi di ciclisti.
L’idea di partenza, era fare esattamente in salita il tratto fatto in discesa, evitando la tremenda variante finale, ossia il Muro. Non l’avevo nemmeno preso in considerazione e avevo lasciato l’11-25 di serie sulla R5, non montando la cassetta col 28.
Le forze sono ancora buone, il bel giro mi ha messo di buonumore, ma ad un certo punto lo sterzo dell’R5 smette di funzionare.
Passato il paese di Sormano e dopo una semicurva a dx, l’R5 punta decisa verso sx sussurrandomi: “Dai, andiam su di qua”, mi fa. Non oso oppormi, pensando che tutto sommato si tratta poco meno di 2 km e un sano zigzag mi porterà in cima decorosamente. Avevo fatto male i conti. La strada è poco più larga di un metro e mezzo e nel tratto al 20% l’andatura è così lenta che zigzagare su un tratto così stretto equivarrebbe al rischio di piede a terra e dunque via dritto per dritto a meno di 40 rpm (saranno 42 medi a fine muro). Ogni metro, scandito da una scritta cronologica in terra, sembrano 10. Arrivato in cima, con gambe belle indurite ma il morale sollevato per la fine dell’ultima asperità di giornata, ecco di nuovo la stele incontrata in cima alla prima Colma.
L’ora comincia ad essere tarda, mia moglie sarà già ad aspettarmi e quindi via veloce in discesa verso Nesso e, sul lungolago, per fortuna con meno saliscendi, sino a Bellagio.
Veramente uno scorcio molto bello:
Credo di aver cominciato ad andare in bici per godere dell’essenza di giri come questo e di allenarmi e fare gare come stimolo a permettermi uscite del genere, senza sacrificarne la godibilità o preoccuparmi troppo se è la bici a decidere “varianti non preventivate”.
L’R5
Questa volta, come da un po’ di tempo a questa parte, ho usato l’R5, con un paio di Fulcrum Rzero con copertoncini GP 4000 SII da 23mm, in luogo delle ruote di serie. Per verificarne eventuali differenze che possano tornare utili nelle prossime gare. Un uso extra gara, seppur meno estremo, consente di apprezzare in condizione di maggiore lucidità e concentrazione sul mezzo, la risposta della bici a differenti configurazioni.
Con questa dotazione, più leggera circa 150 gr, fra ruota e copertoncino, si acquista un minimo di reattività negli scatti sui pedali e nei cambi di ritmo, perdendo però quel minimo di comfort garantito più dalla maggior sezione del copertoncino di serie che dalla ruota in sé, che appare abbastanza simile alle Ardennes di serie nella rigidità e precisione. Maggiore appare la differenza nei tratti veloci e a bici lanciata, allorchè peso e diametro maggiore dell’allestimento di serie, danno la sensazione che la R5 scorra più veloce. Anche nel giro qui presentato, la comfortevolezza alla distanza è un pregio non da poco che in Gf lunghe potrà tornare certamente utile, così come sulle arcigne pendenze del Muro di Sormano, le geometrie del telaio sono apparse ottime ad una posizione centrale in spinta che evitasse l’impennarsi dell’anteriore.
Per valutarne appieno le caratteristiche di guida in discesa, settimane con temperature più gradevoli sapranno certamente creare condizioni più idonee.
Qui la traccia e i dati del Giro: https://www.strava.com/activities/527429670