La Manufacture d’Articles Vélocipédiques Idoux et Chanel, meglio conosciuta come Mavic festeggia i suoi 125 anni di attività quest anno.
Per l’occasione ha tenuto una festa a Lione, in Francia, riunendo alcuni protagonisti della propria storia. Protagonisti intervistati dal commentatore francese del Tour de France e Stephen Roche.
Con l’occasione si è ripercorsa grazie a dei video ed alle testimonianze ed aneddoti raccontati da campioni del passato e del presente la storia di questa storica ditta. Oltre ad un’esposizione di ruote, cerchi e gruppi. Tutti modelli che hanno segnato la storia del ciclismo, come i cerchi CXP, le ruote Comète lenticolari, le Helium, le Cosmic, le Ksyrium, etc.. Oltre al primo gruppo elettronico commercializzato, lo ZMS del 1994 ed i primo gruppo elettronico senza fili, il Mektronic del 1999.
Tra i vari personaggi presenti: Bernard Thevenet, Christoph Riblon, Laurent Jalabert, Johan VanSummeren, Sean Kelly, Christian Proudhomme, Tony Rominger, Florian Rousseau ed altri più o meno noti.
Alcuni aneddoti interessanti sono stati raccontati da Johan VanSummeren, che ha raccontato di come abbia vinto la Paris-Roubaix nel 2011 con il tubolare posteriore bucato negli ultimi 2km, ed i timori che la ruota in carbonio, il prototipo M40, si rompesse. Cosa che per sua fortuna non è avvenuta.
O di come per 2 anni la USPS abbia corso con ruote Mavic senza contratto di fornitura. Aneddoto raccontato da Julien DeVries, meccanico personale di Lance Armstrong. Scelta dovuta all’urgenza di avere delle ruote di scorta dopo una caduta di gruppo al Tour in cui se ne ruppero parecchie, e che la Mavic fornì in una notte alla squadra (40 paia). Le ruote erano le prime Ksyrium e piacquero.
Anche Stuart O’Grady vinse una Paris-Roubaix (2007) su ruote Mavic senza essere sponsorizzato. Semplicemente gliele cambiò la moto di asssitenza dopo che lui ruppe le sue alla foresta di Arenberg.
Molto carina anche la foto di una bambina di 8 anni che ha mandato un suo disegno del camioncino giallo dell’assistenza Mavic, dopo che gli aggiustarono la bici prima di una Roc d’Azur, permettendogli di vincere la gara per bambini.
L’aneddoto più divertente però lo ha raccontato Tony Rominger: nel 1995 all’ultima cronometro del Tour de France (che finirà 8°) utilizzò il cambio ZMS elettronico. Nel warm-up tutto funzionò a dovere, ma in gara il cambio smise di funzionare lasciandolo bloccato sul 55×12. “Per fortuna che da li all’arrivo era tutta piatta” ha detto ridendo Rominger. Il presentatore della serata ha chiosato: “Questa però potevi anche non raccontarla…”
Nella successiva cena ero a fianco di Christoph Riblon, che tra un discorso e l’altro mi ha detto che in gruppo l’opinione sui freni a disco è abbastanza concorde: utili con la pioggia, ma non nelle altre occasioni, considerandoli anche pericolosi nelle cadute di gruppo. Lui però, non avendoli mai provati mi ha chiesto come sono. Gli ho chiesto se potrà scegliere di usarli o meno nel caso li adotti la sua squadra. Mi ha detto di no, quindi ho aggiunto che la mia opinione è superflua 🙂
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