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33 Tour di doping: Ferdi Kübler

Il Tour 1950, con cui si cambia decade, se lo aggiudica Ferdi Kubler, svizzero di Marthalen, soprannominato “il cowboy” per la sua passione per i cappelli Stetson.

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Gli anni ’50, secondo la testimonianze di Raphael Geminiani, ex compagno di squadra di Fausto Coppi e Louison Bobet , sono gli anni della “dinamite”, come usavano chiamarla in gruppo, o del “caricare il mulo”, secondo un’altra espressione riportata sempre da Geminiani.

Che in un’intervista (Lectures pour Tous, 1966, n°155, novembre, pp.83-88) non fa grandi giochi di parole:

E’ evidente che tutti i corridori sono un giorno o l’altro obbligati a prendere uno stimolante. E’ normale. E chi dice il contrario è un gran bugiardo“.

In un’altra intervista (Vélo, n°193, Ottobre 1984, p.54) fa anche outing:

Non bisogna essere ipocriti, mi sono dopato, e tutti i corridori della mia generazione si sono dopati“.

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Gli anni ’50 segnano però una svolta, perché il doping ormai non è più percepito come “l’aiutino” innocente per aiutare “i forzati della strada”, tanto che si registra la prima esclusione al Tour per doping, quella del massaggiatore di Jean Malléjac, il quale nel Tour 1955, nella tappa Marsiglia-Avignone, durante la scalata del Mont-Ventoux ha un malore. Viene portato inconsciente a bordo strada e gli vengono somministrati ossigeno ed anticoagulanti (cosa che non avvenne anni dopo per Tommy Simpson, che nella stessa situazione morì). Ripresosi all’ospedale di Avignone, Malléjac confessò di aver preso amfetamine in grandi quantità, ma soprattutto che lo costrinsero a prenderle, e che voleva denunciare queste persone per tentato omicidio. Denuncia che però non arrivò mai.

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Arrivò però da parte dell’organizzazione del Tour l’esclusione del suo massaggiatore, (indicato in modo “informale” da Malléjac come colui che gli diede le amfetamine) che, peraltro, era lo stesso di Charly Gaul.

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Da notare che negli anni ’50 le amfetamine non erano più le “pastigliette” che prendevano gli studenti universitari per far notte sui libri. Come racconta (“Council of Europe report”, cited: Yellow Jersey Guide to the Tour de France, Les Woodland, Yellow Jersey, London) Marcel Bidot, ex-professionista e selezionatore della squadra francese di ciclismo dal 1952 al 1961:

“Tre quarti dei corridori sono dopati. Ed ho una posizione privilegiata per dirlo, visto che visito i corridori nelle loro stanze ogni sera durante il Tour. Sono sempre scosso dopo queste visite…si iniettano amfetamine con speciali siringhe che si possono disinfettare dopo averle utilizzate attaccandole ad una presa elettrica“.

Tornando a Kubler, il famoso episodio che lo riguarda ha come scenario sempre il temibile Mont Ventoux, proprio nella stessa tappa del Tour ’55 in cui si sentì male Malléjac.

All’inizio della scalata Raphael Geminiani è in fuga con Kubler, ed il francese lo ammonisce: “Non fare lo scemo…il Ventoux è l’inferno“. Ma Kubler, 36 anni allora, pesta sui pedali come un pazzo, finché, a metà salita comincia a zigzagare ed alla fine cade a bordo strada. Viene visto gesticolare e parlare da solo. Riprende, scollina, ed a 2km dall’arrivo di Avignone si accascia di nuovo a bordo strada. Allontana il proprio gregario Jacky Bovay che lo aveva aspettato e perde 20 minuti prima di riuscire a rimettersi in sella e tagliare il traguardo. A 30 minuti dal vincitore Louison Bobet. (Le Tour de France en prise directe, P. Malcagne, Ed. de Paris, 1951, p.63)

Il giorno dopo abbandona la corsa, lasciando ai posteri una frase celebre: “Ferdi ne repart pas, il s’est tué dans le Ventoux” (“Ferdi non riparte, si è ucciso sul Ventoux”)

Ma la frase ancora più celebre legata a questo episodio sarà quella che Kubler avrebbe pronunciato la sera, in hotel ad Avignone, quando, importunato da diversi giornalisti che gli bussavano alla porta per avere notizie, Kubler urlerà:

Non avvicinatevi! Sto per esplodere! Sono pieno di dinamite!” .

Frase riportata da Serge Lang (Biorama-Vélo International, n°53, p.9), notissimo giornalista francese che ha seguito 49 edizioni del Tour. E da Georges Duthen, inviato speciale al Tour, che sull’Equipe del 21 Luglio 1955 titola:

Ferdi trop chargé! Ferdi va exploser!” (Ferdi troppo carico! Ferdi sta per esplodere!”)

Kubler negherà sempre di aver pronunciato quella frase e di aver assunto amfetamine. Anzi, in un’intervista (La Liberté, 20 Giugno 2003) dichiarò:

Non ho mai preso amfetamine. Ho fatto tutta la mia carriera senza doping. D’altra parte le amfetamine non erano conosciute fino agli anni ’60 (cosa palesemente falsa -ndr-). Credete che veramente sarei arrivato alla mia età (84 anni al momento dell’intervista -ndr-) e che sarei in salute come lo sono adesso se avessi preso delle amfetamine? Dovete credermi. Il doping è la cosa più triste che sia arrivata nel ciclismo”.

Ferdi Kubler è ancora in salute oggi, a 93 anni.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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