Il caso Armstrong ha diviso e divide tutt’ora il mondo in due: chi lo assolve sulla base della mancanza di prove oggettive (testimonianze e confessione a parte) e chi lo vorrebbe bruciato in piazza in funzione catartica per un “ciclismo pulito”, magari fregandosi le mani mentre si butta un occhio sullo Sky Team o chi vince due gare di fila.
Un caso come quello Armstrong è uno di quelli che segnano non solo lo sport, ma il modo di pensare degli sportivi, “i costumi”, introducendo argomenti che grazie al passaparola diventano dei tormentoni per anni ed anni. Buon esempio è quello del “perché non andare a pescare tutti quelli prima di lui”; “perché a lui sono stati tolti i Tour ed a Riis no?”; fino alle iperboliche provocazioni di riesumazioni di salme…
Ebbene, la legge ha le sue regole, tra cui quella della prescrizione per i fatti di doping da 8 anni in giù. Per “la giustizia” però non serve riesumare le salme, basta andare a verificare i documenti o le testimonianze (scritte) dei tempi andati. Il secondo caso per i fatti risalenti a prima del 1966, data questa che segna l’introduzione da parte dell’UCI delle prime regole antidoping a seguito della prima conferenza internazionale sul doping tenuta a Strasburgo l’anno prima. Commissione organizzata dopo gli scandali nel calcio tra ’62 (Inter di Herrera) e ’64 (Bologna).
Regole che dettero subito i propri frutti: nel 1967 furono trovati postivi ad eventi UCI 14 tra professionisti ed amatori.
I casi anche prima del 1966 sono innumerevoli, quindi diventa impossibile per questione di spazio trattarli tutti. Merita però il trattare perlomeno quelli di campioni più in vista. E cosa di meglio quindi che considerare i vincitori del Tour de France? Eccoli quindi in 33 puntate. Cominciando dal 1947, dopo la seconda guerra mondiale.
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nato il 10/06/1921 in un bar a Condé-lés-Vouziers, nelle Ardenne francesi. Morto in un incidente stradale il 6/10/1980. Professionista dal 1943 al 1961 ha collezionato 66 vittorie, tra cui il Tour de France 1947, senza mai indossare la maglia gialla.
Alto 1mt 58cm.
Sono gli anni “eroici” della ricerca allo “stimolante”. E’ lo stesso Robic a descrivere la sua “ricetta”, in particolare quella prevista per la cronometro Vannes-Saint-Brieuc che confessa ad un giornalista: “…bisogna che vi dica con cosa carburavo, una borraccia piena fino all’orlo con dentro 2/3 di orzo tostato ed 1/3 di Calvados a 60°. Molto più sano della roba sofisticata e pericolosa degli alchimisti di oggi. E funzionava!”
L”intervista è del 1979 (Bastide R., Cormier J., Les vainquers du Tour, de Robic à Hinault, Ed. d’Orban, 1979)
Nel Tour del 1950 si segnala un altro aneddoto su Robic, raccontato dal giornalista Jean-Paul Ollivier in un suo libro (Celui qui soufflait contre le vent…la véridique histoire de Jean Robic, ed. de l’Aurore, 1992): Robic aveva preso freddo ed era febbricitante, il mattino seguente il proprietario dell’hotel dove alloggiava si dimentica la sveglia e non prepara la colazione ai corridori, che se la devono preparare alla svelta da soli con quel che trovano.
Robic, sfinito termina in qualche modo la tappa di Saint-Etienne e passa dal 4° al 7° posto, a 37′ da Ferdi Kubler in maglia gialla. Prima della tappa seguente, cronometro Saint-Etienne-Lione, il suo massaggiatore Jean Libeaux gli pratica un’iniezione di solucamphre per “tirarlo su”.
Questa sostanza sarà un cavallo di battaglia per tutti gli anni ’50. Molto simile alla caffeina in grandi dosi come effetti, senza la controindicazione dell’insonnia.
Conosciuta in Germania con il divertente nome di erlichen doping (“doping onorevole”).
Sarà inserita nella lista delle sostanze dopanti proibite alla fine del 1968.
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