Ormai il 2013 è passato e si può fare un bilancio su cosa abbia portato a livello tecnologico.
Probabilmente il 2013 sarà ricordato come l’anno delle discussioni interminabili sui freni a disco.
Non sono stati i primi nella storia, ma la joint-venture Colnago-Formula già a fine 2012 ha tirato la volata per tutti quanti con la C59 equipaggiata di freni a disco idraulici specifici da bdc. Negli USA un po’ di buzz lo ha creato anche il piccolo marchio Volagi, ma l’impatto di un costruttore col blasone di Colnago ha fatto la differenza.
Chi con più convinzione, chi solo per non perdere il treno, ma alle fiere, Eurobike in testa, tutti hanno avevano il loro bravo modello coi freni a disco, che sono considerati il futuro dai più entusiasti o inevitabili come la morte e le tasse per i detrattori.
Noi di Bdc-forum li abbiamo già provati a più riprese, ed è nostra convinzione che siano un’alternativa in più sul mercato con moltissimi vantaggi rispetto ai rim-brakes. Ed in ogni caso l’impressione è che a questo punto indietro non si tornerà. I grandi produttori di componentistica più che aspettare l’omologazione per i professionisti (con l’UCI usato, al solito, come comodo capro espiatorio) sembra si stiano aspettando tra di loro, più per non mettere in difficoltà squadre e sponsors vari che non potrebbero montarli che altro.
Chi ha cercato di forzare i tempi oltretutto è incappato in passi falsi davvero dolorosi a livello di immagine, con ben 3 richiami che hanno portato non pochi argomenti ai detrattori dei freni a disco: SRAM su tutti, che per 3553 freni “difettosi”, di cui solo 500 già venduti in tutto il mondo, ha pagato un bel colpo.
Un po’ meno eclatante, ma anche Shimano ha commesso un peccatuccio coi suoi freni a disco meccanici BR-CX75, BR-R515 e BR-R315, richiamati anche loro, senza contare i TRP Spyre, pure loro oggetto di richiamo da parte del marchio “premium” della taiwanese Tektro. Un monito a tutti quelli che pensano che progettare nuovi componenti di bici sia una sciocchezza e che tutto sia “solo marketing”. Ma anche un monito per gli ingegneri…
Altra novità che nel 2013 si è definitivamente consolidata a livello globale è Strava. Probabilmente questo sito “social” ha cambiato e cambierà il ciclismo più di moltissimi altri componenti, proprio perché lo cambia nel modo di andare in bici. Strava infatti è diventato uno stimolo irrinunciabile per moltissimi per mettersi alla prova sia in termini di qualità coi KOM (lontani però i primi tempi in cui si potevano strappare a grappoli…), sia in termini di quantità con i challenge a kilometri. Ormai anche a Natale c’è gente che macina tanti di quei kilometri da far impallidire (o ridere) un professionista. E non è finita qui perché già per il mercato USA sono disponibili gare vere e proprie, per ora solo allo stadio di progetto pilota, ma le cui implicazioni e possibilità future sono evidenti.
Per rendere giustizia a questo strumento bisogna però ricordare che, come tutti gli strumenti, è l’uso che se ne fa che ne determina l’utilità o meno, e Strava, usato bene può essere uno strumento molto utile, visto che è anche uno software di analisi delle proprie uscite oltre che utile per creare percorsi.
Analisi delle uscite, ma anche pianificazione degli allenamenti, in particolare in combinazione con l’utilizzo di un misuratore di potenza. Altro protagonista di questa stagione appena passata. Ancora percepito come uno strumento molto “specialistico” e caro, ma che si sta diffondendo sempre più. Ed a ragione, visto che permette di ottimizzare i propri allenamenti.
Probabilmente uno dei freni maggiori alla diffusione ancora maggiore di questi strumenti è anche il fatto che necessita di “studio” ed un po’ di flessibilità mentale per essere utilizzato al meglio, se non addirittura dell’aiuto di un “preparatore”, cosa che viene vista come inutilmente, o ancora più, dispendiosa.
In realtà però non è una spesa significativamente più alta che comprarsi delle nuove ruote in carbonio o il telaio ultimo grido, con la differenza che un misuratore di potenza può migliorare davvero le proprie prestazioni, in particolare in un senso che spesso non viene capito da molti amatori, ovvero “fare uguale facendo meno“.
Ottimizzare insomma, invece che esagerare inutilmente in quantità ed intensità. Una mentalità difficile da digerire per chi è convinto di “conoscersi” o “sapersi gestire” (a cominciare dai pro), ma che sta svanendo alla prova dei fatti.
Probabilmente quello che manca è ancora un misuratore di potenza che sappia imporsi senza essere (troppo) vincolato alla miriade di standard della componentistica: ruote, guarniture, movimenti centrali, pedali. In particolare nel non remoto caso che si usi più di una bicicletta.
I prezzi cominciano inoltre ad abbassarsi. Manca probabilmente davvero poco ad una diffusione di massa.
Altro trend che ha spopolato nel 2013 è quello dell’aerodinamica. Si è cominciato coi telai, probabilmente sulla spinta di Cervelo, e si è arrivati anche (giustamente) all’abbigliamento coi caschi.
Sembra però essere più un trend “estetico” che altro, alla faccia del “marketing onnipotente” secondo molti, che non è riuscito a veicolare i vantaggi dell’aerodinamica in modo efficace, spesso ottenendo l’effetto opposto, ovvero farla percepire come una mezza truffa. Troppo sottili ed “impalpabili” i vantaggi ottenibili con l’aerodinamica e troppo legata a numerose variabili. I vari schemini con intensità, direzione del vento e Yaw-angle sono un po’ troppo per essere apprezzati dall’amatore medio, aldilà delle scenografiche foto in galleria del vento e qualche immagine colorata tratta da analisi FEM.
Al bar le bici si “peseranno” a mano ancora per molto 🙂