Un problema riconosciuto del pubblico del ciclismo è l’età media degli spettatori.
In particolare il pubblico televisivo pare avere ormai un’età media di oltre 50 anni. C’è un interesse da parte del pubblico più giovane (o meno vecchio), ma questo è interessato solo agli ultimi kilometri delle gare (da qui le numerose proposte online in merito).
Così dicono le statistiche.
L’UCI conosce le statistiche e da tempo sta lavorando silenziosamente per porvi rimedio, ad esempio facendo pressioni su ASO, organizzatore del Tour e della Vuelta e di un buon numero di gare importanti del calendario, per accorciare le gare. Pressioni che ASO, per ora, rigetta ostinatamente.
Un’altra delle novità che l’UCI sta promuovendo pare però essere meglio accolta dal conservativo mondo del ciclismo e riguarda l’identificazione dei corridori in televisione.
L’UCI vorrebbe infatti, per ora informalmente, che ai corridori venisse assegnato un numero da tenere per tutta la stagione, con tanto di nome sulla maglia, in stile NBA, o calcio. Idea che pare essere molto ben recepita anche dagli stessi corridori, in particolare i più giovani, che la stanno caldeggiando. E così l’associazione internazionale dei giornalisti di ciclismo.
Il ciclismo incredibilmente si trova ad affrontare ora problemi che in altri sport sono stati risolti 10 e più anni fa, e pure in contesti (il basket ad es.), dove sono in 10 in campo simultaneamente, non in 200 come ad un grande giro.
Per ora solo la Sky ha anticipato i tempi, stampando il nome dei propri corridori sul fianco delle magliette. Ma i numeri di gara devono essere ancora attaccati con le spille di sicurezza come 50 anni fa.