In un articolo del Guardian si fa il punto della diffusione dell’asma tra gli sportivi di alto livello, in particolare grazie agli studi del dottor John Dickinson della Kent University, esperto mondiale di asma, il quale ha testato 33 nuotatori della nazionale inglese di cui il 70% è risultato asmatico in varie forme. E per venire al ciclismo, lo stesso test è stato effettuato presso la Sky, di cui 1/3 è risultato asmatico (caso già noto quello di Chris Froome). La media nazionale (britannica) di asmatici si aggira tra l’8 ed il 10%, tanto per avere un riferimento.
Andando più nel dettaglio si può evincere come questi sportivi non siano affetti da asma “classico”, ma da asma indotto da sforzo (exercise-induced asthma, o EIA), la cui eziologia è simile a quello più comune, ma che, come dice il nome, è causato da rapide e vigorose inspirazioni ed espirazioni, tipiche di chi è sotto sforzo fisico intenso. Altri fattori scatenanti sono l’aria fredda, tipica dell’esercizio invernale (per i sciatori di fondo ad esempio) ed il cloro nelle piscine.
Un punto chiave lo spiega il dottor Dickinson: “Dipende da quale consulente respiratorio interrogate quando volete definire il tipo di asma di questi atleti, o se pensate che i sintomi siano semplicemente una conseguenza di quanto stanno sforzandosi in un certo ambiente, e se tolti da un certo ambiente tutto ritorno alla normalità. E’ una zona grigia. A mio parere si tratta in ogni caso di una forma di asma“.
Il test eseguito da Dickinson è il seguente: L’atleta respira una miscela di aria molto secca per 6 minuti ventilando frequentemente, la sua funzione polmonare viene testata prima e dopo. L’asma indotto può essere notevole, inficiando fino al 40% della funzionalità polmonare. “Gli atleti con asma si sentono male percependo la loro funzione polmonare in calo. Sono abituati però a sopportare, rimanere senza fiato ed a controllare questa sensazione“.
Dickinson afferma che è sorprendente il numero di atleti che portano con se inalatori di salbutamolo, uno dei più comuni broncodilatatori: “Psicologicamente, l’inalatore ti da la sicurezza di poterti spingere un po’ più in la. Spesso un corridore che sa che sta per arrivare una salita assume un paio di spruzzate“.
Il fenomeno dell’asma indotto da sforzo non è nuovo, e sono stati effettuati screening di massa durante le Olimpiadi di Pechino 2008 per via della preoccupazione legata all’inquinamento atmosferico, ma test come quelli di Dickinson stanno aiutando a chiarire il fenomeno e la sua portata, oltre che a migliorare i regolamenti antidoping nell’ottica di aiutare a curare i sintomi.
Buon esempio quello di Aimee Willmott, campionessa dei 400m stile misti, che dopo essere stata diagnosticata asmatica, con una perdita della funzione polmonare del 20% sotto sforzo, è stata curata con inalatori, tra cui uno steroideo, ed ora conduce una vita migliore soprattutto in allenamento.