[et_pb_section fb_built=”1″ admin_label=”section” _builder_version=”3.0.47″][et_pb_row admin_label=”row” _builder_version=”3.0.47″ background_size=”initial” background_position=”top_left” background_repeat=”repeat”][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.0.47″ parallax=”off” parallax_method=”on”][et_pb_text admin_label=”Text” _builder_version=”3.0.47″ background_size=”initial” background_position=”top_left” background_repeat=”repeat”]
La classica del Nord più a Sud d’Europa. La Strade Bianche si conferma gara spettacolare e molto amata anche dai corridori. Il tempo inclemente ha reso questa edizione la più dura a detta degli stessi partecipanti. Se nella gara femminile non ci sono state particolari sorprese con la vittoria di Anna Van der Breggen (Boels-Dolman) ed il podio completato da Katarzyna Niewiadoma (Canyon // SRAM Cycling) e la nostra Elisa Longo Borghini (Wiggle High5),
in campo maschile si sono avute delle sorprese con la vittoria di Tiesj Benoot (Lotto-Soudal), alla sua prima vittoria da professionista, dopo importanti piazzamenti, come il 5° posto allo scorso Fiandre. Una prova di grande forza da parte del belga.
Un podio completato da Romain Bardet (AG2R) ed il talento 23enne Wout Van Aert (Crelan-Willem’s Verandas). Quante e quali altre corse possono vedere un podio con uno scalatore da grandi giri come Bardet ed un campione del mondo di Cx come Van Aert? Forse nessuna oltre alla Strade Bianche.
La gara si è corsa soprattutto all’inizio in condizioni pietose, con pioggia battente e fango nei settori sterrati.
Già dopo 30 kilometri si vedevano corridori in difficoltà.
Man mano che la corsa procedeva il gruppo si è sgranato e sono rimasti molto pochi a competere per un risultato.
Alla fine le facce erano stravolte, sempre che si riuscisse a vederle dietro le maschere di fango.
Qualche curiosità dai mezzi utilizzati dai corridori. Innanzitutto i freni a disco sono stati praticamente inesistenti. Personalmente ho contato 2 bici equipaggiate con coi dischi: Alex Howes (Ef Foundation First) e Zdenek Stybar (Quick Step-Floors). Al contrario delle donne, dove sono stati maggiormente utilizzati: 2 su 3 sul podio li avevano.
Van Aert ha corso con gli Schwalbe G-One da 30 (se tubolari) o 35mm.
E trasmissione SRAM eTap
Trasmissioni messe a dura prova
Vermote ha utilizzato una catena KMC
Bardet le pulegge oversize di CeramicSpeed, oltre al SRM, anche se sembra avere qualche problema di sfregamento sulle pedivelle
Per lui tubolari da 25mm
Boasson Hagen ha scelto la Cervélo R3 con sella tutta avanti e attacco manubrio negativo da 140mm
Come corona il 54. L’unico mi pare.
Jens Debuschere ha messo sui pedali del nastro manubrio forse per avere più grip (in volata?). Ma pare averci anche litigato.
EF Foundation First coi Garmin Vector 3 invece
Powermeter Shimano DuraAce per la Sky, qui quello di Kwiatkowski
I settori sterrati riportati sull’attacco manubrio di Scott Twaithes.
E di Laurens Ten Dam (uno dei pochi con spessori sotto l’attacco manubrio).
Fernando Gaviria li ha probabilmente imparati a memoria invece.
La sella di Philippe Gilbert.
Peter Sagan braccato come nessuno dai tifosi.
Battesimo del fango per la nuova Colnago C64.
Alla prossima!
[/et_pb_text][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]