Non solo le gare dell’epoca dei pionieri o dell’epoca d’oro, ma anche gare di tempi più recenti possono concorrere ad entrare nella classifica delle gare più dure, come la Liège-Bastogne-Liège del 1980, ribattezzata Neige-Bastogne-Neige dalla stampa francese dell’epoca, proprio per la particolarità dell’essersi svolta sotto una bella nevicata e con temperature sottozero.
Con l’occasione si può celebrare il compleanno di Bernard Hinault, 65 anni compiuti ieri 14 Novembre. Il quale è stato il vincitore di quella edizione della Liegi, che ha contribuito ad alimentarne la leggenda. Hinault, allora in maglia Renualt-Gitane-Campagnolo, vinse con 9’24” di vantaggio su Hennie Kuiper (Peugeot-Esso-Michelin), 2°, e Ronnie Claes (Ijsboerke – Warncke Eis – Koga Miyata) 3°. L’ultimo ad arrivare fu il norvegese Jostein Wilman a +27′.
Già all’arrivo di Kuiper e Claes sulla linea d’arrivo era presente pochissimo pubblico ed anche radio e televisioni stavano sbaraccando.
Su 174 partenti arrivarono al traguardo in 21: 4 francesi, 7 belgi, 5 olandesi, 1 svizzero, 1 norvegese ed 1 italiano, Silvano Contini della GIS.
110 dei partenti si ritirarono dopo 70km.
Alla partenza una buona parte dei corridori cercò di improvvisare uno sciopero, o quantomeno di convincere gli organizzatori a spostare la corsa al giorno seguente, ma altri corridori, che si erano ben preparati per la corsa non aderirono ed alla fine gli organizzatori ebbero vita facile a farli partire. In realtà alla partenza piovigginava e c’era vento e freddo, ma non erano cosi pessime le condizioni meteo. La svolta si ebbe a Bastogne, quando iniziò la nevicata, con il vento che rimaneva sostenuto e le temperature crollarono.
La cronaca della corsa, che alcuni corridori definirono “una lotta per sopravvivere”, in realtà non abbonda di eventi. La prima mossa fu quella di Rudy Pevenage, in futuro direttore sportivo di Jan Ullrich, che scattò prima dello Stockeu, dove passò in testa con 2’15” sul gruppo. Lo Stockeu è una salita corta, ma è la più ripida della Liegi, con punte tra il 15 ed il 20%, ed una moto della tv belga frenò o si impuntò davanti Hennie Kuiper, che fu costretto a mettere piede a terra e doversi fare un po’ di metri a piedi impossibilitato a ripartire da fermo su quelle pendenze, perdendo contatto col gruppo dei primi. Venti kilometri dopo, Pevenage fu raggiunto da un gruppetto composto da Hinault, Ludo Peeters, Silvano Contini e Henk Lubberding.
Ad 80km dal traguardo Hinault attaccò in progressione sulla Haute-Levee, la salita seguente allo Stockeu, per iniziare quella che L’Equipe all’epoca definì “la fantastica cavalcata”.
Il tasso (celebre soprannome di Hinault) non si girò più indietro e continuò, forte delle sue capacità di cronoman, scavando un solco incolmabile tra se ed i propri inseguitori. Spesso si dice che Hinault avrebbe vinto lo stesso (l’anno prima arrivò 2° dietro Didi Thurau, e nel 1977 aveva già vinto la sua prima Liegi), ma l’edizione 1980 della Liegi è il testamento di quale sia una dote necessaria per essere un campione: la testa.
Hinault dirà a più riprese che durante la sua fuga non pensava a niente, vedeva niente, pensava solo a se stesso, al freddo ed al cercare di arrivare il prima possibile al traguardo.
Ma soprattutto disse: “il capitano di una squadra su una corsa importante non abbandona. Mai“.
Hennie Kuiper rilanciò: “Ero forte di testa, volevo finire e quindi dovevo finire. Era un’avventura…per me questo è quello che fa la differenza tra un buon corridore ed un corridore molto buono. Lamentarsi non serve a niente, a niente serve chiedere questo o quello. Bisogna solo andare e fare“.
Durante la corsa i corridori che abbandonavano, tra cui gente come Saronni e Baronchelli, si infilavano in bar o case di privati a scaldarsi, per poi fare una telefonata e farsi venire a prendere in auto. All’epoca non esistevano Gore-Tex, Gabba, Primaloft e tutto l’arsenale di abbigliamento di oggi, ma solo guanti di lana ed i primi giubbotti “impermeabili” in plastica. La gran parte dei corridori non aveva nemmeno gambali, ma era rimasto in pantaloncini corti.
Hinault ad una certo punto diede al proprio DS sull’ammiraglia, Cyril Guimart, i guanti in lana perché questi li asciugasse sulle bocchette di riscaldamento dell’auto, ma dopo averglieli ridati, 30″ dopo erano bagnati di nuovo.
Leggendario poi lo scambio in corsa tra i due riportato da Hinault: “Cyril mi disse di togliermi la mantellina antipioggia. Gli risposi di andare a farsi fottere“.
È noto come Hinault non sia riuscito a muovere alcune dita delle mani per tre settimane dopo la gara. E tutt’oggi ha perso parte della sensibilità alle falangette dei medi di entrambe le mani.
La conclusione dell’articolo della cronaca dell’Equipe il giorno seguente alla gara rimane la chiosa perfetta:
“Ci sembra troppo riduttivo classificare i meriti di uno in rapporto agli altri dopo una giornata del genere, una di quelle che da prestigio ad uno sport preso nel suo insieme“.
Quindi perché annullarle?