Giovanni Cuniolo, “manina”

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Il 25 gennaio di 136 anni fa nasceva Giovanni Cuniolo, uno dei più noti pionieri del ciclismo italiano.

Nativo di Tortona, Cuniolo è ricordato per essere il primo corridore professionista a vincere i campionati nazionali italiani, nel 1906. Si ripeté anche nel 1907 e 1908. Fu quindi il primo corridore a vestire la maglia tricolore (prima di allora i campionati erano riservati agli amatori. I primissimi campionati si corsero con le Grand-Bi, le bici con la ruota più grande davanti).

Passista veloce, era temutissimo nelle volate finali, essendo ciclista molto potente. Ed anche capace di usare non poco “mestiere”, ovvero usare proprio le mani per farsi largo negli sprint. Mani pesanti, tanto che il suo soprannome è proprio “manina”, con cui è rimasto nella leggenda. Anche per questo il suo principale avversario fu Giovanni Gerbi, “il diavolo rosso”, altro corridore veloce, ed uno che a scorrettezze (assieme alla sua vera e propria gang di tifosi) era un campione (venne squalificato 2 anni al Lombardia 1906, poi ridotti a 6 mesi).

Cuniolo vinse la 2^ tappa del primo Giro d’Italia, nel 1909, la Bologna-Chieti di 378,5km, davanti a Luigi Ganna, il quale sbagliò l’ultima curva prima del traguardo. Ganna vincerà poi quel Giro (Cuniolo abbandonerà alla 3^ tappa. Non terminò nessuno dei due Giri a cui prese parte).

Cuniolo fu protagonista delle numerose corse che all’epoca, in Italia, prendevano il via da Milano, come la Milano-Torino (2° nel 1905) , la Milano-Mantova (un 2°, un 3° posto ed una vittoria), 3° alla Milano-Sanremo del 1909, e vincitore della Milano-Erba-Lecco-Milano.

Ma soprattutto Cuniolo va ricordato per la sua vittoria al Giro di Lombardia 1909.

Al Lombardia 1908  Gerbi e François Faber, lussemburghese e quell’anno vincitore del Tour de France, andarono in fuga, ma nel finale Gerbi e Cuniolo entrarono in contatto cadendo. Cuniolo nella caduta forò e fu messo fuori gioco. Faber vinse davanti Ganna e Gerbi. Cuniolo per tutto il resto della vita raccontò come fosse stato Gerbi ad andargli addosso deliberatamente per farlo cadere ed impedirgli di vincere.

Nel 1909 si prospettava la rivincita, col grosso incentivo che da quell’edizione gli organizzatori (La Gazzetta dello Sport) istituirono premi in denaro per i traguardi intermedi ed un premio aggiuntivo nel caso il vincitore fosse stato italiano. Dopo la vittoria di Faber infatti si prospettava un filotto francese nel 1909, visto che i transalpini schieravano tutti i più forti corridori del momento: Christophe, Garrigou, Lapize, Trousselier e Beaugendre. Mina vagante il belga Van Hauawert. Gerbi, influenzato, non partecipò, mentre le speranze italiane erano riposte in Ganna, Pavesi e Azzini, i quali non erano particolarmente in palla tuttavia.

Al termine dei 196km del percorso, all’arrivo a Milano (ilLombardia all’epoca si correva da Milano a Milano) Cuniolo vinse in volata davanti Omer Beaugendre e Louis Trousselier, 4° Octave Lapize. Fu il primo Lombardia con arrivo e vittoria in volata. Arrivo che fu cosi serrato da prendere del tempo (2 giorni) per stabilire il vincitore (in mancanza all’epoca di fotofinish) ed addirittura sulla Gazzetta del giorno successivo la classifica riportava Trousselier 2°, “Beaugendre o Lapize” 3°.

La stampa francese non mancò di rimarcare un eventuale favoritismo, anche se non smaccatamente, in quanto a Cuniolo era riconosciuto grande valore ed era comunque un favorito (Gerbi, tanto per dire, fu definito altre volte “un criminale”). L’Auto di Henri Desgrange scrisse “un successo che non possiamo contestare”.

Cuniolo grazie a questo risultato passò l’anno seguente dalla Rudge Withworth-Pirelli alla Bianchi, vincendo il giro delle valli orobiche e la Coppa Bastogi. Questo non gli fu sufficiente per un rinnovo e l’anno seguente corse da individuale, arrivando 22° alla Milano-Sanremo e 2° alla Coppa Bastogi. Concluse la sua carriera nel 1913 alla Atala a 29 anni.

Una volta ritiratosi aprì un concessionario di auto, moto e bici.

 

Ma soprattutto diventò un mentore per tutti i giovani ciclisti dell’area tortonese. In particolare diventò il mentore di un giovane che Cuniolo riconobbe subito come speciale: Fausto Coppi.

Un anziano Cuniolo con Coppi

 

Cuniolo morì nel 1955 a 71 anni nella sua Tortona. In questo video i suoi funerali in cui si può vedere la folla locale:

Qualche anno fa l’azienda britannica Rapha ha dedicato una maglia commemorativa a Cuniolo, con la scritta “Manina” ed i colori dell’autunno delle foglie morte.

Commenti

  1. solo io trovo incredibilmente attuale la bici del 1909?
    ok l'angolo di sterzo e la mancanza dell'attacco, ma facendo la tara degli anni era proprio un bel mezzo
  2. jacknipper:

    attuale nel senso che ha 2 ruote, pedali e un manubrio?
    chiedo non per polemica ma mi pare centri molto poco con le attuali: no cambio, 1 solo freno a leva, sterzo apertissimo, no pedali a sgancio , manubrio poco ergonomico ....
    al tempo sarà stata il top (ovviamente)
    per "attuale" intendo ad esempio la forma della congiunzione degli steli forcella, la fattura delle saldature, la guarnitura che è rimasta praticamente uguale fino agli anni '60... parlo della seconda foto
  3. mikimetal91:

    per "attuale" intendo ad esempio la forma della congiunzione degli steli forcella, la fattura delle saldature, la guarnitura che è rimasta praticamente uguale fino agli anni '60... parlo della seconda foto
    Abbastanza, parte le geometrie (che direi fanno il 90% del tutto), le bici all'epoca erano saldate con la forgia (tubi e congiunzioni coperti di filo di ottone e messi sotto la brace dove l'ottone sciolto saldava per "infiltrazione") quindi i tubi per non rovinarsi avevano spessori da tubi del gas.
    I cerchi erano in acciaio.
    La guarnitura si fissava al perno del movimento centrale tramite una spina avvitata. E il movimento centrale aveva il foro per l'ingrassatore.
    In compenso la catena all'epoca era già costruita come le attuali.

    Quella li è da pista quindi non aveva freni e cambio, che però esistevano in una abbondanza di modelli (ma non per le gare).

    Non erano chiaramente come le attuali, ma non lontanissime (materiali a parte ovviamente). Quelle che erano decisamente diverse erano quelle pre-'900, con cerchi in legno, pneumatici pieni ed avvitati, etc..
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