Nasce un nuovo sindacato di corridori professionisti

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The Riders Union è il nome del nuovo sindacato dei corridori professionisti. Associazione che deve ancora dotarsi di statuto, è gestita per ora da Andrew McQuaid, agente di svariati corridori e figlio dell’ex-presidente UCI (2006-2013), da Michael Rutherford, agente, e Luuc Eisenga, direttore generale della AICGP (Association International des Groupes Cyclistes Professionels), che ne è il portaparola.

Questo nuovo sindacato afferma di avere già tra i suoi soci 170 corridori di 30 nazioni e 25 squadre diverse, senza precisarne i nomi, anche se alcuni hanno manifestato l’adesione sui propri social, come Richie Porte (Ineos), Robert Gesink (Jumbo-Visma), Alex Howes (EF) e Tom Skujins (Trek).

Luuc Eisenga

Subito è partito un botta e risposta tra Eisenga e Gianni Bugno, presidente del finora unico sindacato corridori esistente, il CPA, e insignito di fresco del collare d’oro, massima onorificenza sportiva italiana, per i mondiali vinti nel 1991 e 1992. Cosi Bugno:

Dubito che un nuovo sindacato nasca per il semplice desiderio di solidarietà. Un nuovo sindacato non farà che dividerci e indebolirci, e penso che i corridori devono fare attenzione ad essere rappresentati da persone che hanno conflitti di interesse e che vogliono approfittare personalmente della nascita di nuovi movimenti. Non penso che un gruppo di agenti e vecchi collaboratori di squadre possa rappresentare gli interessi dei corridori in maniera indipendente.

A stretto giro la risposta di Eisenga, ex Telekom e Rabobank:

Saranno i corridori che pagheranno la loro quota e noi in cambio lavoreremo per le loro condizioni di lavoro, ovvero la sicurezza in corsa, ma anche la quella sociale. Non cercheremo conflitti con la CPA, c’è posto per due sindacati. Sarà facoltà dei corridori scegliere, con la differenza che noi proporremo delle elezionni democratiche, ovvero un corridore-un voto“.

Gianni Bugno

Secondo lo statuto della CPA, infatti, sono le rappresentanze nazionali a votare tramite un loro delegato, che possiede tanti voti quanto il numero dei corridori del proprio paese. Già due anni fa vari corridori di rilieivo, come Chris Froome, Geraint Thomas e Tom Dumoulin avevano preso posizione contro questo sistema, giudicato iniquo, a cominciare dal fatto che non vi è nessuna rappresentanza britannica in seno alla CPA.

In tempi recenti questo sistema sta mostrando i propri limiti in particolare con l’avanzata di paesi emergenti appunto. Come dice Eisenga:

E’ evidente che una minoranza di 150 corridori (italiani, spagnoli e francesi, le nazioni con più professionisti -ndr-) non possono prendere in ostaggio tutto il gruppo”.

A cui Bugno ha risposto: “E’ facile mettere i corridori contro la CPA con il pretesto di mancata rappresentanza. Questa domanda è stata già soddisfatta dalla nonstra associazione e non c”è alcuna ragione di creare un nuovo sindacato per questo. Alle prossime elezioni, come promesso ai corridori nel 2018, sarà in vigore il sistema di un corridore-un voto. Questo principio è sempre stato previsto dallo statuto della CPA e sarà ancora più facilitato dal voto elettronico a distanza. E, se posso permettermi, queste stesse persone che lo chiedono, sono state elette a capo di questo sindacato con questo sistema?“.

La battaglia è aperta insomma, con varie incognite sullo sviluppo della situazione, a cominciare dal riconoscimento dell’UCI del nuovo sindacato (l’UCI è il principale finanziatore della CPA, tra l’altro), che pare molto improbabile, dopo che già durante l’estate il presidente David Lappartient aveva qualificato la notizia della nascita di The Riders Union come “una fake news”.

Ma anche per le divisioni tra le squadre stesse ovviamente, con alcune più orientate ad aderire al nuovo sindacato, su tutte le Jumbo-Visma (in cui Eisenga ha lavorato sino al 2016) e la Mitchelton-Scott, ed altre piuttosto fredde, come la Deceuninck, il cui Team Manager Patrick Lefévère si è detto “disinteressato” riguardo il nuovo sindacato.

E divisi, o semplicemente preoccupati, anche vari agenti dei corridori, che prospettano difficoltà nella gestione dei contratti, come ad esempio ottenerne uno per un corridore del nuovo sindacato in una squadra che non riconosce quest’ultimo.

 

 

 

 

Commenti

  1. Per quello che ho visto nel mio piccolo, dove ci sono di mezzo sindacati c'è un impoverimento generale e un appiattimento al basso.
    mah speriamo che troppi sindacalisti non riescano a rovinare uno sport fatto di fatica, sacrificio e anche rischio.
    Gia che la sceneggiata del giro a morbegno è stata indegna, se quella è la linea ci sarebbe da sopprimere tutte le classiche del nord senza neppure guardare il meteo.
  2. bradipus:

    tu hai fatto un'affermazione in termini assoluti, e in ogni caso il sindacato di cui qui si parla non è italiano.
    ricordo comunque che il nostro paese ha sempre la seconda industria manifatturuera d'Europa, e che nel caso dei 'fallimenti' le colpe raramente stanno da una parte sola.

    tornando on topic, direi che, per come la penso io, se i corridori del mondo anglofono non si sentivano rappresentati dall'attuale Associazione, hanno fatto bene ad aderire a quella nuova; personalmente, mi viene un po' da pensar male quando vedo a capo questa associazione alcuni agenti dei corridori ed il figlio dell'ex capo dell'UCI... sarà una mia deformazione mentale, ma vedere i figli che si muovono negli stessi ambiti dei padri 'importanti' mi generano sempre dei dubbi.

    comunque, staremo a vedere...
    appunto è il tipico caso dove i sindacalisti non sono anche quelli che lavorano e hanno una strategia e finalità tutta loro.
    vedi che i pensieri convergono alla fine...
  3. bradipus:

    anche, ma non è una peculiarità italiana.
    le cause del declino italiano sono ben più complesse, ed è un argomento che esula dal topic e dal forum.
    mi limito solo ad osservare, poi vorrei chiudere con gli OT, che se vivi in un paese che non investe in ricerca e sviluppo non puoi poi stupirti del suo declino.
    https://www.ilsole24ore.com/art/ue-brevetti-l-italia-rallenta-ma-resta-top-10-ABQTg0cB?refresh_ce=1
    chiudo l'OT sottolineando come ricerca e istruzione siano visti come parassiti pubblici dagli stessi per cui "la colpa è dei sindacati". E' una linea maggioritaria nel paese, tra l'altro. Non dipende dal colore politico, è abbastanza trasversale come interpretazione.
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