Patrick Lefévère, Team Manager della QuickStep, il più vincente degli ultimi 20 anni, è noto per le sue dichiarazioni tutt’altro che politicamente corrette e diplomatiche. Sul quotidiano belga De Morgen, in un’intervista, non si è lasciato pregare e ne ha per tutti, e come sempre nel suo caso, per i propri corridori in primis.
Si comincia subito bene, con l’ammissione di non sapere che Fabio Jakobsen fosse presente agli europei, che peraltro il corridore della QuickStep ha vinto… definendo i campionati europei “poco popolari”. Chiaramente il 67enne belga non sapeva nemmeno che agli europei si sarebbe piazzato terzo il suo principale acquisto per la prossima stagione, ovvero Tim Merlier:
“Lo conosco da molto tempo. Siamo sempre rimasti in contatto. Dopo svariate discussioni abbiamo trovato un accordo. Lui voleva assolutamente venire con noi. Sapevo che non era completamente contento con i fratelli Roodhooft (Christoph e Philip, i team manager della Alpecin-Fenix -ndr-), ma non voleva nemmeno rompere il contratto, ed io non volevo discussioni, quindi gli ho detto che si doveva arrangiare lui. Ero interessato, ma non ad ogni costo”.
“Come sprinter mi ricorda molto Johan Musseuw. Può attaccare da lontano con relativamente poco aiuto, ed è capace di sprintare comunque. Ha un profilo diverso da Jakobsen.”
Lefévère ammette di aver “perso il treno” con Arnaud DeLie, il giovanissimo super-talento ora alla Lotto-Dstny: “Due anni fa ho ricevuto improvvisamente una telefonata dal suo manager che mi chiedeva se fossi interessato a De Lie. La mia risposta fu “beh, chi non lo sarebbe?” Ho suggerito di portarlo a Wevelgem (sede della Quickstep-ndr-) per fargli vedere dove siamo e come lavoriamo esattamente, ma il giorno dell’appuntamento non si è fatto vivo nessuno, ma ho ricevuto una mail dallo stesso De Lie in cui scriveva: “Signor Lefevere, mi trovo bene alla Lotto-Soudal e lì ho dato la mia parola”. Aggiunse il suo numero di telefono e quello di suo padre. É stato molto corretto.”
Le cose si scaldano nel momento in cui l’argomento tocca Mark Cavendish, a cui è stato preferito proprio Merlier, con l’inglese che quindi si è accasato alla Bora-Hansgrohe:
“…una scelta che mi ha fatto molto male. Pensavo veramente che si sarebbe ritirato alla fine del 2021, fino a che improvvisamente ha cambiato idea ai primi di agosto. Gli ho detto: mi ha messo nella merda. Aveva compreso la scelta di portare Jakobsen al Tour da un punto di vista sportivo, ma poi ad inizio stagione ha cominciato ad esserne contrariato, ed era anche convinto di non essere pagato abbastanza. Prima del Tour abbiamo avuto una buona conversazione, e lui mi ha detto che se avessi avuto bisogno di lui, era pronto. Ma ad un certo punto gli ho detto che dovevamo separarci. Chiaro, non era contento. Spero che chiuda la carriera al meglio“.
La discussione tocca poi i pezzi pregiati della scuderia di Lefévère, in primis Remco Evenepoel, con l’ovvia domanda sulle sue possibilità alla Vuelta. E Lefévère sembra avere molto bene il polso della situazione riguardo il proprio pupillo:
“Posso dire quello che voglio tanto nessuno mi ascolta comunque. Se si mostra ambizioso viene definito uno sbruffone, se sta zitto manca di carattere…quindi preferiamo tenerci le nostre ambizioni per noi. Il punto principale è che ha fatto tutto il possibile per essere pronto. Al punto che provo persino pena per lui…non conosco nessuno della sua età che si allena tanto quanto lui e che è cosi maniacale. Sarebbe bello potesse essere ripagato per questo. Una vittoria di tappa ed una Top10 sarebbero l’obiettivo, che lui stesso ha espresso. Il primo obiettivo è lasciare l’Olanda senza guai. Poi ci sono i paesi baschi e solo dopo la cronometro di Alicante (alla 10^ tappa, il 30 agosto-ndr) faremo una prima valutazione. Se sarà ancora in buone condizioni ci proveremo davvero“.
Gli viene ricordato che l’ideale sarebbe avere un capitano molto forte da attorniare con gregari fortissimi come Sepp Kuss o Brandon McNulty, ma che ovviamente serve il budget per farlo.
Lefévère conferma: “chi può farlo? Tre, quattro squadre al massimo: Jumbo-Visma, Ineos, UAE e forse la Bora. Quelli sono gregari che sarebbero tutti capitani in squadre meno forti. Ma guarda, non voglio sedermi nell’angolino a piangere che non ho budget. Non è la mia intenzione. Lavoriamo con le risorse che abbiamo, poi se il talento di Evenepoel porterà i suoi frutti le cose si metteranno in movimento, come speriamo tutti. Ma questo porterebbe inevitabilmente a cambiare poi le strategie della squadra per le classiche”.
Il boss della QuickStep conferma però che si aspetta i frutti di questo talento dal 2024, e che per Evenepoel lui vede le priorità in questo ordine: Vuelta, Giro, Tour. Poi però decideranno nel meeting della squadra ad Ottobre. Ad ogni modo alla domanda se gli fosse venuta la tentazione di farlo andare al Tour quest’anno la risposta è secca: “nemmeno per un secondo. Né a me né alla sua famiglia“.
Lefévère conferma però di essere comunque contento dell’arrivo dello sponsor Soudal, che gli garantisce “un budget ad incremento graduale stagione dopo stagione, con dei bonus per gli obiettivi importanti, che però andranno al vincitore“.
Infine due stoccate in pieno stile Lefévère. La prima riguarda le preoccupazioni sui pochi risultati nelle classiche del nord quest’anno. A cui Lefévère risponde: “noi non abbiamo la possibilità di mandare un’intera squadra al servizio di uno o due corridori come altre squadre. La grossa differenza tra noi e loro è che loro se non vincono ad Aprile sono comunque tranquilli (finanziariamente -ndr-). Io se non vinco a Febbraio sono parecchio scontento. Uno dei miei colleghi francesi una volta ha detto a Peter Sagan: I risultati non sono importanti, voglio solo che tu sorrida a tavola a colazione”. Un sorriso parecchio costoso, direi“.
La seconda è rivolta all’altro gioiello della sua corona, Julian Alaphilippe: “spero non ripeterà quanto fatto l’anno passato, con il Tour corso in preparazione al mondiale. Una volta passi, ma io di principio non lo pago per questo. Ok, ha avuto un sacco di problemi, la stagione non è stata facile per lui, ma non lo è stata nemmeno per me, che sono il suo datore di lavoro. Difenderò sempre i miei corridori, ma è un po’ più facile farlo con qualcuno che guadagna 70.000eu l’anno che con uno con stipendio a 6 zeri. Mi aspetto quindi qualche risultato da lui alla Vuelta, e non solo al servizio di Evenepoel“.
Alla fine gli chiedono quali siano i suoi programmi per il futuro, vista la non più verde età. Lefévère: “continuare a respirare“.
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