Wout van Aert parla delle proprie difficoltà

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Wout van Aert (Jumbo-Visma) si è aperto in un’intervista al quotidiano fiammingo Het Laatste Nieuws riguardo la propria stagione. Stagione che è stata un’altalena continua di vittorie (E3, campionato nazionale a cronometro, maglia punti al giro di Svizzera, tappa al Tour of Britain), ma anche di un’infilata incredibile di piazzamenti di enorme prestigio, ma di enormi rimpianti: 3° alla Milano-Sanremo,2° alla Gant-Wevelgem, 4° al Fiandre, 3° alla Roubaix, due volte 2° e due volte 3° in tappe al Tour de France, 2° ai mondiali di Glasgow).

Wout in particolare si è soffermato sul mondiale: “Non sono molto deluso, ma non sono nemmeno molto contento naturalmente. Ma non c’è stato niente da fare. Mathieu era semplicemente più forte. Penso di aver fatto una buona gara e di non aver commesso errori. Quindi bisogna solo accettarlo“.

Wout però ha riservato delle critiche sull’assenza di comunicazione ai mondiali. Infatti, a causa della mancanza di auricolari non sapeva che il leader Van der Poel era caduto nel finale: “Per me è incomprensibile. Mathieu era chiaramente il più forte, ma questo (sapere che era caduto via radio -ndr-) avrebbe potuto cambiare le cose. Se noi tre avessimo saputo che era caduto forse ci avremmo creduto di nuovo, invece non abbiamo seguito dopo il suo attacco perché eravamo cotti. Da un certo punto di vista è bello che sia rimasto davanti, ma non posso dire niente di buono sulle corse senza auricolari. È incomprensibile“.

Un punto molto importante di questa stagione in cui Wout van Aert ha vissuto momenti incredibili, sia nella sua carriera ciclistica che nella sua vita privata, è che il belga ha ammesso che ci sono stati momenti di vera e propria difficoltà dal punto di vista mentale. Van Aert ha raccontato di alcuni mesi difficili: “Il Tour è stato intenso, poi c’è stata la nascita di Jerome (il suo secondogenito-ndr-) e poi subito i Campionati del Mondo. Non è stato facile concentrarsi sulle corse dopo il parto“.

Il momento più difficile della stagione per van Aert è stato a suo dire il Tour de Suisse: “Dopo la sfortuna della Roubaix mi sono sentito uno schifo, ha avuto problemi di sonno per molto tempo. Il più grande calo mentale è stato dopo il Tour de Suisse. Le cose non sono andate come volevo. Non mi sentivo bene in quel momento e mi sono preso qualche giorno di riposo fisico e mentale“.

Impossibile poi non arrivare all’eterno duello con van der Poel, che in particolare quest’anno ha sorriso solo all’olandese. Van Aert però ci ha scherzato su: “La migliore tattica contro Mathieu quando è nei suoi giorni migliori è non correre“.

Allo stesso tempo sembra che Wout voglia applicare al rivale lo stesso trattamento di solito ricevuto personalmente in gara: “D’ora in poi non solo io, ma anche altri leader lo controlleranno e lo lasceranno fare“.

Infine, l’inevitabile domanda sul suo enorme numero di piazzamenti, ma su cui il belga non esitazioni: “L’eterno secondo? Non voglio ritirarmi con questo soprannome“.

Commenti

  1. Van aert dal punto di vista puramente atletico è il miglior corridore della sua generazione. Sul perché abbia raccolto molto meno di quanto possibile si potrebbe scrivere un libro. Io mi limito a citare una delle cause secondo me: la squadra. La visma (struttura ex Rabobank-belkin) è un ambiente particolare che secondo me lo ha condizinato molto in certe gare. Mi sarebbe piaciuto vederlo con lefevre o in Trek o nella ex Sky. Ma non lo sapremo mai. Tra l'altro pare abbia firmato a vita con la visma. Peccato, ma chi ama il ciclismo ama WvA.
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