Sono bastate 24h per avere le prime reazioni alle proposte di Eusebio Unzué per un “ciclismo più umano”, ed una di queste arriva dal suo celebre collega Patrick Lefevère, Team Manager della Soudal QuickStep e veterano come Unzué tra i manager di squadre WT. Ed in pieno stile Lefevère la risposta è senza mezzi termini.
Unzué propone che, nel caso in cui un corridore abbandoni durante la prima settimana di un grande giro, le squadre abbiano la possibilità di sostituirlo. Sostiene che questo sarebbe giusto nei confronti di quei corridori che vengono esclusi dalla formazione principale nonostante si siano preparati per la competizione. Crede che il ciclismo debba evolversi e adottare regole più umane. Un’altra proposta dello spagnolo è la riduzione dei giorni di corsa nei GT a 2 settimane.
Lefevere, in un’intervista a Het Laatste Nieuws si è detto non d’accordo con questa idea, sostenendo che consentire le sostituzioni cancellerebbe l’essenza stessa dei grandi giri: “Conosco Unzué da molto tempo. Ha buone intenzioni, ma a volte è troppo molle. In questo caso non sono d’accordo con lui. Con questa regola si cancella tutta la storia dei grandi giri, che sta semplicemente nella sfida di correre tre settimane intere. Tour, Giro e Vuelta durano 21 giorni, non 17 o 15. Anche io penso che si debba essere umani, ma non li trasformeremo in dei mollaccioni, vero?” ha commentato Lefevère.
Inoltre Lefevere sottolinea che gli incidenti e le malattie sono elementi inerenti al ciclismo, e parte del merito di una squadra risiede nella sua capacità di superare queste avversità e di attenersi a un piano B:
“Purtroppo cadute e malattie ne fanno parte. Gran parte del successo della tua squadra sta nella resilienza, nel saper passare a un piano B. Quelli sono i momenti in cui i grandi campioni si rialzano, si rialzano dopo una battuta d’arresto: ecco cosa la gente vuole vedere. Gestire una squadra è come la boxe: solo perché sei alle corde ad un certo punto non significa che perderai.”
Sulle sostituzioni in stile calcio il 70enne manager belga taglia molto corto: “Stronzate. Non vedo l’ora che arrivi il VAR…il ciclismo non è il calcio. Chi deciderà se un infortunio o una malattia è reale o meno?”. L’ipotesi di avere un medico terzo non viene quindi contemplata da Lefevère, ma tant’è.
Sulla questione si è anche espresso Joxean Fernandez Matxin, sports manager della UAE-Emirates, che pare situarsi a metà nelle soluzioni: “Chi deve valutare se una caduta è abbastanza grave? E come consideriamo la fatica? Dopo 2 settimane la fatica è molto simile all’essere malati. A me piace un approccio più semplice: ogni squadra dovrebbe avere diritto ad una sostituzione nell’ultima settimana“.
Sono tutti concordi che il ciclismo debba cambiare, ma come al solito nel ciclismo gli attori in gioco sono ben difficili da mettere d’accordo sulle soluzioni.
Che poi vedendo come corre Remco, forse conveniva supportare il collega:-)xxxx