Pronti per il Giro. Ma con quale aspettativa?

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Con la Liegi di ieri si è conclusa la campagna delle classiche del nord, ora si parte con le corse a tappe, primo il Romandia, ma tra soli 12 giorni è il turno del Giro d’Italia.

Fino a pochi anni fa questo momento della stagione segnava anche l’uscita di scena di alcuni protagonisti per lasciarla ad altri, mentre ora con la nuova generazione di corridori super-polivalenti non è più il caso. Quindi che aspettative possiamo avere dall’imminente Giro d’Italia?

Alcuni protagonisti delle corse a tappe erano già destinati ad andare al Tour de France, solito scorno dell’orgoglio italico, ma alcuni di questi sono pure in infermeria dopo la caduta dei paesi baschi, in particolare Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel.

Venendo al Giro d’Italia non ci si può che rallegrare della presenza del più forte corridore del momento, Tadej Pogačar, che a parte il 3° posto alla Mi-Sanremo è a bottino pieno in questa stagione, avendo vinto Strade Bianche, Catalunya e Liegi, tutte per evidente superiorità. Ma questo fa preoccupare molti appassionati, i quali si aspettano una gara senza storia, con alcuni che già fanno pronostici sul distacco eventuale che darà lo sloveno ai suoi avversari, vaticinando distacchi da anni ’30.

Dato quindi per scontato il super-favorito Pogačar chi sono gli avversari che lo possono almeno mettere in difficoltà?

Per palmarés possiamo iniziare da due 30enni: Nairo Quintana e Romain Bardet. Il colombiano ha vinto in carriera il Giro 2014, ben 10 anni fa, ed è arrivato 2° nel 2017, risultato che ha segnato anche l’ultima volta che è salito su un podio ad un GT. Quintana viene anche da un paio di stagioni complicate, avendo saltato del tutto quella 2023 dopo il controllo positivo al tramadolo con conseguente squalifica al Tour de France 2022; e poi essendosi infortunato in questa stagione con la caduta al giro di Catalunya il 24 marzo scorso. Da allora Nairo non ha più gareggiato. Nella caduta Quintana si è rotto un legamento della spalla che lo ha anche limitato negli allenamenti, quindi con ogni probabilità non sarà nemmeno concentrato sulla classifica generale, ma andrà a caccia di qualche tappa.

Diverso invece per Bardet, che pur a secco di vittorie dal 2022, in questa stagione ha mostrato ottima forma, sia con il 5° posto al Tour of the Alps, che con il 2° alla Liegi di ieri. Difficile pensare possa contrastare lo sloveno, ma in accordo con altri corridori può almeno rendere interessante la corsa in varie occasioni.

Molto interessante è la Decathlon-Ag2R tutta, che da inizio stagione continua a macinare ottimi risultati con vari corridori, oltre ad aver incamerato già 10 vittorie. Ben O’Connor ed i fratelli Paret-Peintre sono sicuramente in grado di inventarsi qualcosa per portarsi a casa delle tappe e fare classifica.

La Ineos è probabilmente in cerca di risposte rispetto alcuni suoi corridori. Geraint Thomas resta il solidissimo cagnaccio che è sempre stato, ma i 37 anni (ne compirà 38 alla tappa di Bassano) sembrano cominciare a farsi sentire. Ma sopratutto le risposte dovrebbero venire da Thymen Arensman e Tobias Foss. L’olandese ha dato buoni segnali alla Tirreno-Adriatico, ma già da inizio anno c’è stato un balletto di dichiarazioni sul fatto che resti o meno alla Ineos alla fine di questa stagione, segno che il rapporto è da consolidare in qualche modo. Foss, più famoso per un meme di Evenepoel che altro, ha fatto scatenare entusiasmi dopo la vittoria alla prima tappa del ToTA ed il 3° alla 3^tappa, per poi raffreddarli franando nella 4^tappa con 15′ di ritardo sul vincitore, per poi concludere al 31° posto in generale.

Alla ricerca di un perché anche la Visma-Lease a Bike, che andrà al Giro un po’ con le pive nel sacco per la perdita di Wout van Aert, un po’ perché esce da una campagna delle classiche del nord in cui il migliore risultato è il 12° posto di Benoot alla Liegi e molto perché Jonas Vingegaard per ora non va oltre delle passeggiate a piedi. La squadra in Italia si dividerà in due, con metà a caccia di tappe allo sprint con Olav Kooij guidato da un acciaccato Laporte, e metà a supporto di Cian Uijtdebroeks, che dovrebbe essere spalleggiato da Valter, Gesink e Koen Bouwman (a sostituire Kelderman, rotto pure lui). Un mix su cui si potrebbero sollevare perplessità, visti i caratteri non proprio esenti da spigolature del belga e dell’ungherese, ambedue in cerca di maggior riconoscimento.

Più solida di quanto può sembrare la Bahrain-Victorious invece. Antonio Tiberi sembra in ottima forma, come mostrato a Catalunya e ToTA, e dalla sua avrà l’esperienza di Caruso e Poels a supporto, oltre al solido Torstein Træn. Una squadra che potrà decidere strada facendo su chi e su cosa puntare.

Dubbi sulla Bora-Hansgrohe invece, dato che il uso uomo di punta, Daniel Felipe Martinez, non si vede dalla Tirreno, che ha abbandonato per un fastidio ad un ginocchio. Oltretutto sembra poter essere supportato solo da Emanuel Buchman, perché la squadra tedesca sembra voler puntare più a vittorie di tappa con lo sprinter Sam Welsford.

Anche la Lidl-Trek sembra puntare più alle tappe, con Jonathan Milan. Per tappe in montagna e classifica hanno Juan Pedro Lopez, fresco vincitore del ToTA, ma il 26enne spagnolo sembra poter contare solo su Bagioli come gregario al momento.

Altra squadra che palesemente punta alle tappe allo sprint è la Jayco-AlUla, con Caleb Ewan, ben supportato da Walscheid, Campbell e Mezgec. Il resto sarà lasciato alla fantasia di Plapp, Zana e Dunbar, quest’ultimo 7° l’anno scorso al Giro, quindi da non sottovalutare.

Altre squadre che palesemente puntano agli sprint sono la Soudal-QuickStep, con Tim Merlier, che però al momento è senza treno, anche se la formazione è ancora da confermare. In compenso i belgi mandano un Alaphilippe ormai più occupato in trattative contrattuali per il proprio futuro che altro, e Vansevenant, che al momento sembra il più in palla. E poi la Alpecin con Kaden Groves, spesso dimenticato rispetto i suoi più celebri compagni di squadra, ma che l’anno scorso si è portato a casa ben 3 tappe alla Vuelta ed una al Giro.

Da verificare la Groupama che per ora punta sui due giovani talenti Pithie e Germani, ma non ha comunicato il resto della rosa. Più votata alle imboscate a sorpresa la EF, con Valgren, Honoré, Carr e Piccolo. E Hugh Carthy come jolly per la classifica generale.

Nel complesso quindi tanti corridori ad animare le tappe allo sprint, più tanti che puntano a tappe singole, e pochi pretendenti designati per la classifica generale. Uno scenario in cui Tadej Pogačar potrebbe avere qualche difficoltà a controllare la corsa, che potrebbe esplodere spesso in fughe ed attacchi di underdog assortiti. In particolare perché la UAE gli ha messo a disposizione il minimo, con il fidato Majka e poi Großchartner e Novak per la salita, Bjerg e Laengen in pianura, ma si sono concessi anche il lusso di portarsi Molano per gli sprint.

Niente di preoccupante per lo sloveno ovviamente, però forse per la prima volta in carriera si trova a non avere avversari diretti designati ed a essere lui l’uomo al centro di ogni attenzione possibile e contro cui tutti correranno. Senza contare le pressioni mediatiche, che in Italia possono diventare noiose al pari o più di quelle francesi. Una situazione insolita che forse potrebbe riservare anche qualche trabocchetto.

Commenti

  1. Scusate ma voi cosa intendete per cotte nei GT? no perchè io intendo quelle in cui di punto in bianco un competitor alla GC finisce una tappa con 30' di ritardo da tutti i favoriti, come succedeva spesso a Evans, Basso al Giro '05, oppure esagerando Yates Giro '18...
    Ecco mi pare che Pogacar faccia un discorso a se per circostanze (battagliava con 1 solo più forte), ed è finito secondo nella generale distanziando di almeno 3 minuti il terzo, senza un Vingegaard l'unica "cotta" che può prendere è un virus intestinale ma da quello nessuno è immune.
  2. maccarello:

    E se facessimo, qui sul forum, una colletta e pagassimo Pogacar per non partecipare al Giro?
    Il precedente storico c'è... (e poi, che saranno mai 22.500 lire?) :==
    Che poi 22.500 lire del 1930 sarebbero 24.497,41 € di oggi...
    Sono cambiate un po' le paghe dei ciclisti...
  3. martin_galante:

    ma di fatto, mi sembra che sempre meno spesso si veda un gruppo di inseguitori che collaborano dando veramente tutto.
    jack.ciclista:

    possibile che non si mettano subito in 5/6 qualsiasi a fare la doppia fila e a tenerlo li, per tornagli sotto dopo un'ora che pedala da solo ? Che poi magari vince comunque, ma c'è proprio rassegnazione ...
    Secondo me ha in buona parte ragione @Lanfi: contano molto i punti UCI. Nessuno vuole fare fuori giri inutili per poi trovarsi a bagnomaria nel finale e perdere punti preziosi.
    Un buon esempio secondo me sono proprio Healy o van Gils alla Liegi: io credo potessero benissimo andare a caccia di Pogi, ma nel timore di essere poi fregati a poco dal traguardo vengono trattenuti e cercano solo l'azione per massimizzare i punti.
    O anche i 3 Decathlon Paret-Peintre, Cosnefroy e Lapeira, che secondo me hanno proprio solo tentato di fare un treno per la volata finale.

    In tutto questo il fuggitivo di turno dopo la sparata va via regolare centellinando i watt. Ma tutto sommato se si guarda il file Strava di Pogi si vede che dalla Redoute al traguardo ha fatto 44kmh di media*. Van Gils 42,9kmh in un gruppo di 24, non proprio tutti brocchi....mi sbagliero', ma a mio avviso con un minimo di accordo potevano riprenderlo.

    *la stessa identica di Bardet peraltro
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