I cartellini gialli alla Decathlon-AG2R

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Alla Vuelta España che si corre in questi giorni, sotto un sole caliente, si è assistito per la prima volta dalla loro introduzione (nello scorso mese di giugno) alla prima applicazione del sistema dei cartellini gialli di ammonizione, riguardante la sicurezza sui percorsi.

La prima a farne le spese è stata la squadra Decathlon-AG2R La Mondiale, con gli avvertimenti rivolti ai corridori Geoffrey Bouchard, Bruno Armirail e Victor Lafay, nonché a Cyril Dessel, direttore sportivo della squadra francese al grande giro spagnolo. Il motivo è stato comunicato da Nicolas Le Tallec, presidente della commissione preposta dell’UCI  attraverso un comunicato stampa: “ostruzione di un corridore tale da ritardare o impedire la progressione di un altro corridore”.

A ciò si è aggiunta una multa di 1.000 franchi svizzeri per il direttore sportivo francese, altri 500 franchi svizzeri per Victor Lafay e qualche punto di penalità bonus nella classifica a punti e in montagna.

Tutto è iniziato con un reclamo presentato dalla EF Education-EasyPost al termine dell’undicesima tappa. Il motivo è che il suo leader, Richard Carapaz, attualmente quarto assoluto, si è ritrovato a terra a 150 chilometri dall’arrivo a causa di una manovra, a loro dire causata da alcuni corridori del team Decathlon-AG2R La Mondiale, che stavano bloccando la strada al resto del gruppo imponendo una certa andatura, in modo da controllare al meglio la corsa per proteggere la maglia rossa dell’australiano Ben O’Connor.

L’ecuadoriano, capitano della formazione americana, ha cosi commentato: “Ci sono diversi modi per difendere la maglia di un leader, ma quello utilizzato dal team Decathlon-AG2R La Mondiale è francamente triste. Questa è un’enorme mancanza di rispetto. Sanno molto bene quello che hanno fatto. Avrebbero potuto scusarsi e almeno dire che non era intenzionale. Nessuno è venuto a cercarmi. Non c’è più rispetto e cose del genere non devono ripetersi“.

Il giorno seguente Juan-Manuel Garate, direttore sportivo della struttura americana si è recato dalla giuria dei commissari, chiedendo se ci fosse stata un’esclusione (cartellino rosso). Ma i commissari di gara dopo aver cercato di raccogliere testimonianze, in mancanza di immagini video conclusive e senza che nessun corridore avesse voluto denunciare nessuno in particolare, non hanno potuto sanzionare con l’esclusione alcun corridore limitandosi ai cartellini gialli di “ammonizione”.

“Nessuno nella mia squadra voleva provocare una caduta, o anche solo tentare di buttare fuori strada un corridore“, si è ribellato O’Connor sui social network, dopo aver appreso della sanzione inflitta ai suoi compagni di squadra e al suo DS.

Dalle immagini che potete vedere è evidente che la strada fosse bloccata ad un certo momento dalla Decathlon, mentre che la caduta di Carapaz sia stata causata da un corridore della squadra francese è difficile da provare visto che proprio al momento della caduta lo stesso è coperto da degli alberi. Anche se altri corridori hanno lamentato una condotta di gara “aggressiva” da parte della squadra francese.

Ad ogni modo abbiamo assistito ad una prima, ed ora il gruppo è avvisato, perché le nuove regole per i cartellini gialli e rossi sono effettivamente in vigore.

Commenti

  1. A mio avviso decisione più che giusta.
    Avevo notato la cosa guardando gli highlights della tappa incriminata e mi era parsa subito evidente l'ostruzione della squadra francese.
    Che poi questo abbia causato la caduta di Carapaz credo sia tutto da dimostrare, ma una squadra non è che possa "bloccare" la strada in quel modo.............. (oltretutto mi sembra anche mancanza di rispetto verso le altre squadre).
    [HEADING=2][/HEADING]
  2. Ipercool:

    Si rischia di fare la fine delle pantomime calcistiche.
    Ai ragazzini della pedata una delle prime "istruzioni" che vengono date è imparare ad urlare di dolore non appena qualcuno si avvicina ed a cadere nella maniera più plateale possibile.
    Tra la possibilità di resistere al contrasto per proseguire l'azione e cadere un calciatore nel 99% dei casi sceglie la seconda cercando di far punire ed in prospettiva far prendere il giallo (o il rosso) all'avversario.
    Sicuramente, in ambiti piü agonisti e societä formate o che lavorano per societä piü grandi, quello che hai descritto è vero.
    Spezzo perö un'Alfa Romeo per le piccole realtä, dove ci sono allenatori (tipo me) che insegnano ai bimbi oltre che le regole base del calcio, i valori dello sport, del stare assieme, del "noi" (squadra) e non del "io" e che si vince e si perde tutti assieme.

    P.S. I bimbi vengono al campo in bici sfruttando le ciclabili del paese...
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