Andrea Raccagni prende posizione sul caso Furrer

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Andrea Raccagni Noviero è corridore 20enne della Soudal-QuickStep Devo Team, ha partecipato ai recenti campionati del mondo di Zurigo nella cronometro U23 classificandosi 13°. È ora uno dei primi, se non il primo, corridore a spendere delle parole sul caso di Muriel Furrer, la 18enne svizzera morta in gara.

Le parole di Raccagni sollevano un annoso problema riguardo la sicurezza in corsa dei corridori, ovvero il fatto che più spesso che no i corridori non si esprimono sulle condizioni di gara e sulla sicurezza dei percorsi. Se non post-gara a cose fatte. Questo caso non è diverso, ma almeno c’è la presa di coscienza del problema, ed in tempi di comunicazione diretta via social per una volta un corridore non ci fa partecipi di quello mangia, ma si spende su un tema importante.

Queste le parole di Raccagni:

È anche colpa nostra. Se siamo a questo punto ora, è perché non stiamo nemmeno cercando di cambiare le cose.
Tutti sanno cosa è successo a Zurigo pochi giorni fa, non posso dire molto di più perché la situazione è sotto inchiesta e non ho preso parte a quella specifica gara, ma posso parlare di quello che ho vissuto io. Ogni atleta che ha corso la prova a cronometro come ho fatto io, ha rischiato la propria vita in una discesa, che aveva ZERO senso essere lì, e tutti lo sapevano. Qualcuno l’ha detto a qualche giornale, ma chiaramente non è abbastanza. Stiamo facendo uno sport che è già molto pericoloso e nel momento esatto in cui decidi di partecipare ad una gara, sai quali rischi correrai, ma questo, questo è qualcosa di più. Significa solo che le persone che prendono decisioni non si preoccupano affatto della nostra sicurezza e NOI abbiamo zero rispetto per le nostre vite.

Lo stiamo solo accettando, ma è questo che vogliamo? Di sicuro non la famiglia di Muriel, alla quale invio le mie più sentite condoglianze, e allo stesso tempo mi scuso, perché ho avuto l’opportunità di parlare e non l’ho fatto prima.
E voglio scusarmi anche con te Muriel, perché come ogni altra persona di 18 anni, meritavi di vivere la tua vita pienamente e di non perderla in questo modo, e mi sento in colpa per questo.

Vorrei che ogni atleta che ha vissuto situazioni troppo pericolose e che non l’ha mai detto ad alta voce, si unisse a me nel scusarsi con loro.
Dobbiamo fare qualcosa per cambiare tutto questo, e dipende solo da noi, perché abbiamo visto nell’ultimo periodo che qualcosa non funziona correttamente.

Quindi il mio desiderio è che il maggior numero possibile di ragazzi (o tutti coloro che sono nel mondo del ciclismo) ripubblicano questo, in modo da poter cercare di essere il più rumorosi possibile per rendere lo sport che amiamo un po’ più sicuro.
Alcune idee arriveranno, ma dobbiamo iniziare da qualche parte

 

Parole che hanno avuto il supporto di altri corridori (Plapp, Borghesi, Privitera ed altri), squadre e pure aziende del settore.

Spesso abbiamo sollevato la contraddizione di avere un rappresentante dei corridori che dovrebbe avere voce in capitolo sulla sicurezza dei percorsi, ma che di fatto non ha alcun impatto o quasi. Ben vengano le parole di Raccagni quindi, in particolare per la pacatezza e la maturità nel riconoscere i corridori come parte del problema e non solo come vittime impotenti.

Commenti

  1. Io non sono un esperto ne di corse ciclistiche ne di storia del ciclismo, quindi, non so se una volta c'erano più o meno vittime ma giusto ieri guardavo un video di Alberto Naskar che mi ha fatto riflettere......il video parlava dei piloti più scorretti partendo dagli albori fino ai giorni nostri; nell'epoca eroica i piloti non erano scorretti perché, con le auto di allora, prendersi dei rischi significa a fare un incidente e quasi certamente lasciarci le penne, si sono iniziati a prendere più rischi con l'avvento del carbonio con la maggior robustezza e sicurezza delle monoposto ma è solo dalla morte di Senna che si è pensato a implementare sempre di più la sicurezza. Mi sembra di rivivere la stessa cosa sul ciclismo, ai tempi di Coppi non ci si buttava in discesa come oggi perché le bici erano "cancelli" (passatemi il termine) oggi tra telai sempre più rigidi, gommature più generose, freni a disco ecc ecc hanno una "sicurezza" in più che li fa osare di più e quindi alzano il rischio solo che in F1 hanno abitacoli a prova di bomba atomica, in bici.....un casco di polistirolo e una tutina di lycra! Io ho iniziato a seguire il ciclismo nel 2010 e la prima vittima che ricordo è stato Wouter nel 2011 poi di colpo 2023 Mader, 2024 Furrer senza tralasciare le cadute che coinvolgono sempre di più i Big! Questa non è una critica ai freni a disco, per carità, ma visto che non si può tornare ai rim e alle coperture da 23 bisognerebbe investire di più sulla sicurezza passiva, localizzatori GPS sempre in ogni competizione, magari che solo la direzione di corsa può vedere! Le notizie che ho riportato solo solo quelle di cui ho memoria o sono dettate dalla mia personale impressione, se ho detto castronerie correggetemi senza pietà!!!
  2. non ne sapevo niente. belle parole del ciclista e grazie a bdc per averle diffuse.

    è uno sport estremamente pericoloso, con statistiche tremende.
  3. Nell'articolo completo Raccagni cita anche il fatto che nelle gare successive all'incidente mortale della povera Fuller, le riprese televisive del circuito internazionale hanno evitato di riprendere quella discesa dalla moto di ripresa posta posteriormente ai corridori, optando per l'elicottero in quel frangente (cosa che invece facevano nei giorni precedenti): l'ho notato anche io e, mentre dall'alto la discesa faceva tutta altra impressione, dalla moto di ripresa sembrava veramente pericolosa, stretta, velocissima, con una curva completamente cieca, per giunta poi bagnata in mezzo ad un parco alberato...lo stesso Ballan durante le gare giovanili, la descriveva in questi termini).
    Non so se il tratto in cui e' avvenuto l'incidente della svizzera e' quello della stessa discesa citata dal Raccagni, non credo, ma poco importa; se c'e' un tratto in cui i corridori raggiungono velocita' molto elevate (90kmh?!), li' devono essere adottate tutte le precauzioni del caso, fino a cercare un percorso alternativo se sussistono condizioni di pericolo estremo; per di piu' in in circuito cittadino da ripetere svariate volte, non stavano scendendo dal Galibier o dallo Stelvio!!!
    E l'UCI, proprio con quelle riprese tv "oscurate", ha dimostrato di avere una bella coda di paglia...
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