Evoluzione misure per i Pro alti?

Nel corso della storia della bicicletta le geometrie sono parecchio cambiate.

I motivi sono da ricondursi a vari aspetti:

-fondo stradale

-tipologia percorsi

-misure penumatici

-velocità medie nelle varie condizioni (pianura, discesa)

Senza andare indietro fino agli albori dell’agonismo dell’800, uno dei maggiori cambiamenti avvenne tra gli anni ’20 e gli anni ’30 quando l’angolo di sterzo passo’ da circa 66° a 71°/72°.

Solo verso la fine degli anni ’30 si arrivo’ a cambiare anche l’inclinazione del tubo piantone passato anche egli da angolo <70° ad angoli dai 72° ai 74°. Con interassi mediamente più corti di 1cm rispetto il decennio precedente.

Da allora queste geometrie si sono “rifinite”, ma non propriamente stravolte.

Un cambiamento decisamente più radicale oggigiorno lo si puo’ notare sulle scelte delle misure che i professionisti più alti fanno in termini di misure dei loro telai.

Come esempio si puo’ proprio tornare alla fine degli anni ’40. 1949 per la precisione, con la Bianchi vincitrice del Tour de France di Fausto Coppi. Conservata al santuario della Madonna del Ghisallo:

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Fausto Coppi era alto 187cm e le misure della sua bici sono:

59×58 CF

73° sterzo e piantone

115 di attacco manubrio e 170mm le pedivelle

La bici ha un peso netto di 10kg

Raffrontiamolo ora con un professionista top odierno della stessa altezza: Andy Schleck

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Andy, in controtendenza con quello che fanno molti suoi colleghi è passato da telai più piccoli ad un telaio più grande nell’ultima stagione, ovvero da un 56 con Specialized e Cervelo ad un 58 con Trek, quindi:

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55,3 piantone

57,9 orizzontale effettivo

73,8° di sterzo; 73° piantone

172,5mm di pedivelle

140mm di attacco manubrio (-17°) ed un arretramento sella di 115mm

La bici ha un peso, SRM e pedali inclusi, di 7,23kg.

Enorme invece la differenza di peso tra Andy e Fausto: 68kg il primo 76kg il secondo!

Soprattutto nelle precedenti stagioni si nota come la tendenza fosse ad usare telai sottodimensionati rispetto il passato o quello che probabilmente userebbero i comuni amatori. Con grande dislivello sella-manubrio e posizione molto abbassata sull’anteriore.

Situazione ancora più equilibrata confrontando le misure di due corridori con altezza uguale (186cm) ed una certa propensione alle classiche: Fiorenzo Magni e Fabian Cancellara

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La Masi del 1948 conservata al museo del Ghisallo di Fiorenzo Magni ha le seguenti misure:

58,5×58 CF

73° di sterzo, 72,5° di piantone

Peso 10,5kg

La Trek Domane di Cancellara:

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54,8cm di verticale

56,7cm di orizzontale effettivo

73° piantone; 72° sterzo

Peso di 7,65kg con SRM e pedali

Attacco manubrio di 14cm anche per Cancellara (ma con un tubo sterzo di 19,5cm invece che i 16cm della Madone di Schleck).

Chiaramente è difficile paragonare corridori anche con stesse misure antropometriche, ma di epoche cosi’ lontane. Magni al contrario di Cancellara oltre a 3 Fiandre ha vinto ben 2 giri d’Italia, e come noto oggi è molto difficile che corridori da Giro delle Fiandre o Roubaix possano ben figurare nei grandi giri a tappe.

Teoricamente potrebbero farlo gente come Bradley Wiggins o Ryder Hesjedal. Vincitori di Tour de France e Giro d’Italia, ed abbastanza alti e potenti da poter dir la loro anche in qualche classica. La formazione pistard di Wiggins non ci da alcun dato per poter fare ipotesi, mentre nel caso di Hesjedal ci sono dei precedenti in carriera (5° S. Sebastian, 9° Liegi, 2° Amstel, 6° Lombardia).

Ebbene Hesjedal è alto 188cm e queste le misure della sua Cervelo R5ca:

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orizzontale effettivo 56,4cm

stack 58cm

73,5° sterzo; 73° piantone

attacco manubrio da 14 negativo

pedivelle Rotor da 180mm

Peso 6,8kg

Stessa altezza di Miguel Indurain, che usava una bici 59×59, con la stessa lunghezza di pedivelle.

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Misure quasi analoghe a quelle della Dogma 2 di Wiggins (che è persino più alto di 2 cm), ma con pedivelle da 177,5mm

Questa tendenza si è fatta strada con l’introduzione dei telai sloping a metà anni ’90, che di colpo hanno cambiato l’estetica delle bici a cui eravamo abituati.

Basti confrontare queste due foto non troppo distanti temporalmente in cui si vedono in azione Eros Poli, 194cm, il più alto vincitore di una tappa con scalata al Mont Ventoux

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e Mario Scirea, 193cm, fedelissimo gregario di Mario Cipollini.

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anche se nello stesso periodo un altro corridore abbastanza alto, Andrea Tafi (187cm), restava quasi sempre fedele a geometrie classiche

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Oggi queste caratteristiche sono praticamente lo standard, soprattutto per i corridori più alti basti guardare gli svettamenti reggisella di un “parco bici” di una squadra odierna

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Questo mantenendosi su statura alte, ma non estreme, difficilmente ritrovabili nel passato, come gli odierni casi particolari dei vari Phinney, Van Summeren, Schär, Vanderberg, etc. ciclisti tra i 196 ed i 199cm

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Nel complesso si puo’ quindi dire che per i professionisti alti le misure dei punti di appoggio non sono poi state cosi’ tanto stravolte, seppur con tutte le differenze date dai cambiamenti riguardanti l’arretramento, l’appoggio ischiatico, la forma del manubrio e soprattutto delle leve che era molto differente; per non parlare dell’altezza del manubrio.

Mentre per i professionisti più alti, di cui è più difficile avere riscontri nel passato, quando altezze attorno e sopra i 190cm erano piuttosto rare, le cose sono piuttosto differenti e si possono notare telai piuttosto sottodimensionati rispetto i canoni classici.

Le motivazioni sono difficili da interpretare, soprattutto intervistando i diretti interessati. Probabilmente la volontà di avere telai più rigidi e leggeri, anche se a detta degli stessi costruttori la differenza di rigidità non esiste e quella di peso è trascurabile, soprattutto in rapporto alla massa totale di bici più ciclista.

 

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