In una stagione completamente stravolta dalla pandemia, con un calendario iper-affollato di corse, Strade Bianche nella calura, Milano-Sanremo tenuta lontano dai bagnanti liguri e un Lombardia che da corsa delle foglie morte è diventato corsa ferragostana, ogni equilibrio sembra sconvolto, ed è difficile capire la condizione dei favoriti al Tour de France a 10 giorni dalla partenza, quando di solito la situazione è molto ben delineata.
Chris Froome
Di Froome si è detto tutto e di più. Il 4 volte vincitore della prova non sembra essere in condizione, corre in una squadra che abbandonerà tra pochi mesi e che non crede più in lui, e pare non aver recuperato bene, o al meglio, dal terribile infortunio. Lui è positivo e fiducioso persino per il prossimo anno, quando tenterà l’assalto al 5° titolo a 36 anni. I numeri sembrano rendere l’impresa improbabile, ma Chris dell’improbabile ha fatto un marchio della propria carriera dal debutto in avanti, quindi attendiamo fiduciosi.
Egan Bernal
Il campioncino imbattibile lo scorso anno, in questa stagione lo sembra meno. Un gradino sotto Roglic nei confronti diretti, ha bigiato le ultime due tappe del Dauphiné con la scusa del mal di schiena. In realtà la mattina stessa delle tappe è andato ad allenarsi di buona lena scortato da Mercedes nera per non dare nell’occhio. Ma anche no, in vero stile Brailsford, che da sempre ha portato un pizzico di Ian Fleming nel ciclismo.
Primoz Roglic
Lo sloveno era sembrato l’uomo da battere sino alla caduta di sabato scorso. Caduta che sembrava senza conseguenze, ma che lo ha portato a non partire domenica. Delle sue condizioni ora non si sa, restiamo in attesa dei comunicati della sua squadra, anche se non è da escludere che si stia assistendo ad una partita a scacchi tra Jumbo e Ineos, in cui la fa da padrone la difficile gestione della forma dei corridori in questa stagione sballata.
Tom Dumoulin
L’olandesone volante è tornato in pole-position per un posto al sole dopo le cadute di Roglic e Kruijswijk. Da super-gregario di Roglic lo si è visto poi prendere qualche iniziativa con cui ha ricordato al mondo che a casa sulla mensola ha un Giro d’Italia, 2° posto a Giro e Tour ed una maglia di campione del mondo a cronometro, oltre al fatto che è uno dei migliori discesisti nel gruppo, cosa che nell’ecatombe degli ultimi giorni gli è tornata particolarmente utile. Quotazioni in salita.
Nairo Quintana
Lontano dagli psicodrammi spagnoli della Movistar il colombiano sembra aver ritrovato serenità e forza. Almeno sino a domenica scorsa dove pare essere stato tradito dal solito ginocchio che lo tormenta dalla caduta di luglio. Se dovesse superare il problema pare essere un anno buono per lui, grazie anche ad una squadra che potrebbe supportarlo meglio di quanto forse si pensi, in particolare da un ritrovato Warren Barguil.
Geraint Thomas
Il gallese in questa stagione per ora è non pervenuto. Non solo per le prestazioni impalpabili, ma proprio per un atteggiamento al confine col disinteressato. Cosa piuttosto sorprendente per uno che al Tour negli ultimi due anni ha fatto 1° e 2°, cosa che spesso molti sembrano dimenticare, e forse a sto punto pure lui…
Incredibilmente la Ineos sembra per niente in spolvero con Bernal tra luci ed ombre e Pavel Sivakov unico rimasto a fare classifica, anche se pure lui ha assaggiato l’asfalto pesantemente.
Thibaut Pinot
Il francese è sembrato tra i favoriti il più solido del lotto al Dauphiné una volta eliminato Roglic, fino al momento in cui Daniel Martinez lo ha fatto esplodere nella salita finale dell’ultima tappa al Dauphiné. Il che ci ha fatto rivedere il solito Thibaut: forte, bravo, regolare, ma sempre con la magagna al momento decisivo e senza una squadra all’altezza delle ambizioni, tanto che gli unici aiuti li ha trovati nel calvario finale dagli altri Enfants de la Patrie: Barguil, Alaphilippe e Guillaume Martin. Sulle tre settimane però i ritmi dovrebbero essere più a sua misura in salita, quindi fiducia. Magagne a parte.
Tadej Pogačar
Il 21enne sloveno è rimasto nell’ombra sino a ieri, poi però ha ricordato a tutti di esserci, e di essere quello che l’anno sorso ha fatto 3° alla Vuelta. Corridore meno superstar del quasi coetaneo Remco, ma che ha già dimostrato enorme solidità sia fisica che mentale. E che può contare su una squadra di livello a supportarlo. Da tenere d’occhio perché nell’incertezza attuale potrebbe sorprendere tutti.
Romain Bardet
Il riflessivo francese viene pure lui da una caduta (al Tour d’Occitanie), ma ha dato prova di buona condizione. Dopo due podi al Tour ed uno al mondiale, a 29 anni e sul piede di partenza dalla patria (cosa rara per un francese) per andare nientemeno che a fare da capitano in una squadra di Boches, sembra avere la maturità per tentare l’assalto al bottino pieno, in un anno in cui c’è una vagonata di salita, tappe mosse (dove da il meglio) e 36km soli a cronometro, ma con buona parte in salita. O adesso o mai più.
Julian Alaphilippe
Al Dauphiné non mirava certo a fare classifica, ma piuttosto a testarsi dopo la prova (comunque eccellente) della Sanremo e supportare Mas (impalpabile). Il suo posizionamento in generale al Dauphiné lo prendiamo quindi un po’ cosi, ma dopo l’exploit dell’anno scorso al Tour sembra difficile che un pensierino a re-indossare la maglia gialla non lo stia facendo. Gli manca un po’ una squadra a supportarlo al Tour (se Mas resta quello attuale), soprattutto in un anno che sembra disgraziato per Lefévère e soci.
Miguel Angel Lopez
L’eterna maglia bianca quest’anno non potrà averla in consolazione, ma dovrà dimostrare, a 26 anni, di poter puntare al bersaglio grosso senza indugi. Già sul podio di Giro e Vuelta (2018), al Dauphiné ha fatto vedere di avere ottima gamba, la squadra ce l’ha, quindi teniamolo d’occhio.
Tutti gli altri
Il Parterre degli outsider o meno che potrebbero far bene è vasto quest’anno. Nel senso che la stagione sballata sembra aver penalizzato gente che sembrava pronta a far classifica, ma che in realtà non è pervenuta o sembra imballata, come Mikel Landa (a 18′ di ritardo dal vincitore al Dauphiné) o gli Yates o Enric Mas. Dall’altro canto c’è una pletora di corridori che ha mostrato ottima condizione, come Daniel Martinez (ed in generale tutta la EF) o anche la Bora-Hansgrohe, che sembrava avere un Buchmann in palla prima che si schiantasse con Roglic, ma che alla fine ha piazzato lo stesso Kämna 8°. Penso abbia sorpreso tutti Guillaume Martin della Cofidis, eccellente 3° al Dauphiné, che conferma e rilancia quanto fatto al Tour lo scorso anno (12°).
Insomma, si preannuncia un Tour molto aperto. Bene.
L'unica incognita è la sua condizione fisica, ammesso che il ritiro al Delfinato non sia stata pretattica...
Non nego però che sarei contento di vedere vincere un corridore non Ineos, mi piacerebbe vedere un cambiamento in tal senso in quanto, tolto il 2014 è dal 2012 che monopolizzano la corsa.