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Adam Blythe: il monocorona? Una pessima idea

Adam Blythe (ex BMC, Orica e Tinkoff), sprinter dell’ormai defunta Aqua Blue Sport, intervistato al Bradley Wiggins Show, da la sua versione sulle ragioni del fallimento della squadra irlandese, e fondamentalmente da la colpa alle bici monocorona della 3T “che fa eccellenti manubri, ma pessime bici“.

Il colpevole sarebbe la soluzione monocorona, che secondo Blythe, semplicemente non funziona, in particolare in salita . Alla domanda se abbia realizzato subito che la soluzione non era ottimale la risposta è “assolutamente, dal primo giorno era chiaro non fosse una buona idea. Abbiamo corso tutta la stagione con una corona sola no? È terribile”.

A queste dichiarazioni di Blythe se ne aggiungono anche altre in questi giorni, secondo le quali le bici 3T sono afflitte da numerose cadute di catena, ma pare di capire che la ragione fosse che i meccanici, per qualche ragione, al cambiare della corona in base ai percorsi non cambiavano la lunghezza della catena, causando così delle cadute della stessa nelle cambiate.

Blythe al momento resta a piedi quindi, e per sua ammissione, senza grandi possibilità di nuovi contratti in questo periodo dell’anno.

Argomento discusso anche da Wiggins, che giustamente afferma che oggi il gap tra le squadre coi budget più grandi, come Sky e Katusha e le altre aumenta costantemente, per via dei costi sempre maggiori a fronte della stessa quantità di soldi nell’ambiente. Come detto da Wiggins: “squadre come la FDJ hanno lo stesso budget di 10 anni fa“. Solo che 10-15 anni fa le squadre contavano su staff limitati, con due DS, mentre oggi, grazie “all’effetto Sky” sono piene di direttori della performance, fisioterapisti, cuochi, camion cucina, etc…

E secondo Blythe oggi solo i corridori top vengono “chiamati” come Froome, Thomas & c., mentre gli altri che vengono da squadre continental diventano solo un’opportunità in più per i Team Manager, che possono contare su un grande numero di corridori in cerca di contratto a basso costo.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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