Bob Parlee, fondatore di Parlee Cycles, è morto a 70 anni a causa di un cancro che lo aveva afflitto negli ultimi 4 anni. Originario di Wakefield, nel Massachussets, ha passato tutta la sua vita a Beverly, sulla costa dello stesso stato dove ha tuttora sede Parlee Cycles.
Parlee ha lavorato per quasi tutta la vita nel settore della costruzione di barche, grazie al quale si è creato un’esperienza nell’utilizzo della fibra di carbonio. Un materiale che secondo lui “ha cambiato il mondo”, per le possibilità che offre, cosa di cui si è accorto nella costruzione di derive olimpiche e poi collaborando alla costruzione di barche per l’America’s Cup. Appassionato di bici il passo successivo è stato quello di lanciarsi nella costruzione di biciclette, credendo nella bontà dell’utilizzo della fibra di carbonio per questo utilizzo. Dopo aver collaborato con un’azienda già attiva nel settore da anni, anche in ambito militare, Kazak Technologies, ha iniziato a costruire un proprio primo telaio. Il primo prototipo Parlee risale al 1999, ed il primo modello proposto al pubblico, l’iconico Z1, al 2001.
L’abilità di costruire, totalmente a mano, dai tubi ai telai finiti alle forcelle di Parlee si è diffusa rapidamente tramite passaparola, fino a giungere alle orecchie di qualche professionista. All’epoca le bici erano meno riconoscibili di oggi, essendo ancora di base realizzate con tubi tondi, e quindi era ancora possibile utilizzarne di personalizzate, seppur con altre grafiche. È quello che ha fatto Tyler Hamilton, quando nel 2002 ha corso il Giro d’Italia (arrivando 2° dietro Paolo Savoldelli) con una Parlee custom con grafiche Look, allora sponsor tecnico della CSC.
Altri corridori della CSC avevano chiesto di utilizzare le bici di Parlee, ma come ha raccontato Bob, non è stato possibile in quanto sia lui non poteva offrirsi come sponsor, e sia non aveva la capacità produttiva per accontentare la squadra, che necessitava di 165 bici, quando la sua intera produzione fino a quel momento era di 30.
La voce ormai si era sparsa però, arrivando anche alle orecchie di clienti di nome, che ovviamente hanno contribuito ad alimentare l’aura delle bici di Parlee.
Nel corso degli anni la gamma di biciclette Parlee si è ampliata sempre più, andando anche ad offrire biciclette con telaio monoscocca di produzione orientale (le biciclette custom Parlee hanno sempre utilizzato la costruzione a tubi incollati).
L’arrivo dell’amministrazione Trump ha però portato dei pesanti dazi su questi prodotti (dal 3,9 al 25%), via via ovviati tramite esclusioni richieste tramite petizione da varie aziende statunitensi (ottenuta per soli telai dal valore sotto i 600$ nel 2020-petizione Trek- e per le forcelle, questo proprio grazie ad una petizione di Parlee), ma per un produttore di nicchia come Parlee questo non è bastato, e nel 2023 ha dichiarato bancarotta. Ora l’azienda è stata rilevata da un investitore privato appassionato di bici, e così resta viva nell’offrire biciclette con questo marchio, che si è ritagliato nel tempo il proprio piccolo spicchio di storia in questo settore grazie ad un appassionato di barche e ciclismo.
Un cognome spesso presente sulla stampa statunitense degli anni Dieci, anche se se ne parlava poco da queste parti.
Questa era un mio sogno proibito:
https://www.gravelcyclist.com/bicycle-tech/featured-bike-joms-parlee-chebacco-as-used-at-2016-dirty-kanza-200/
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Alla luce di quanto scritto (che i monoscocca venivano dall'oriente), allora è un incollato e fasciato?
[quote] The Chebacco’s frame is a compact design with a top tube slope of nine degrees, and tubing constructed from Parlee’s High Modulus XD blend of carbon fibre. [/quote]