Ercole Baldini è morto ieri all’età di 89 anni. Era il più anziano campione del mondo e vincitore del Giro d’Italia ancora in vita. Nato a Villanova di Forlì nel 1933 è stato pistard e ciclista su strada, disciplina questa in cui ha totalizzato 28 vittorie in carriera, tra cui le più importanti il Giro d’Italia ed il campionato del mondo 1958, 5 tappe al Giro, una al Tour de France, la medaglia d’oro in linea alle olimpiadi 1956, 2 titoli nazionali in linea, un giro dell’Emilia e quattro Trofei Baracchi. Come pistard ha conseguito l’oro olimpico nell’inseguimento individuale nel 1956 da dilettante, e due bronzi nella stessa disciplina ai giochi olimpici 1960 e 1964.
Baldini fu “scoperto” da professionisti locali grazie al fatto che da Villanova si recava tutti i giorni a Forlì per andare a scuola e nel tragitto incrociava spesso dei corridori professionisti locali (Ortelli, Minardi ed altri) e gli si metteva a ruota, cosi come altri ragazzini, ma Baldini era sempre l’ultimo a staccarsi, tanto da suscitare l’interesse dei professionisti che gli consigliarono di cominciare a correre. Cosa che Baldini fece abbandonando la scuola, con grande disappunto del padre, entrando nella squadra dilettantistica Baracca Lugo.
Ha partecipato in tutto a 7 Giri d’Italia, cogliendo un 3° posto alla sua prima partecipazione, nel 1957, dietro Gastone Nencini e Louison Bobet; e 4 Tour de France (6°, 8°, 33° ed un ritiro). Ha anche partecipato a 9 classiche monumento, con miglior risultato un 7° posto al Lombardia. Non ha mai preso il via al giro delle Fiandre.
“Il treno di Forlì” è stata anche detentore del record dell’ora, strappato nella magica annata 1956 nientemeno che a Jacques Anquetil al Vigorelli di Milano, con la distanza di 46,394km. Record perso un anno esatto dopo a favore di Roger Rivière.
Baldini ebbe una carriera corta, solo 8 anni da professionista, cosa dovuta a problemi fisici, prima a causa di un’operazione di appendicite che gli lasciò dei postumi, e poi per un’operazione ad una gamba che segnò la fine della sua carriera. Corridore elegante, tanto che all’epoca fu designato come “il nuovo Coppi”, fu anche molto attento alla gestione della propria carriera, tra i primi ad intendere “la professione” di ciclista, come lui stesso disse: “se si corre e si ottengono dei risultati bisogna gestirsi come se si gestisse un’azienda con dei dipendenti”.
La sua fu una carriera iniziata in modo straordinario da subito, con tutti i migliori risultati nei primi anni da professionista, ma, forse conscio dei propri limiti (d’inverno, amante della tavola, era solito ingrassare un po’ troppo), Baldini continuò nel tempo libero a lavorare nell’azienda di famiglia come agricoltore, cosa che si ritrovò a fare appesa la bicicletta al chiodo: “la bicicletta può portarti in alto in fretta, ma anche in basso in fretta”, disse. Ricoprì anche il ruolo di direttore sportivo dal 1965 al 1972 di 4 squadre diverse, tra cui la Ignis e la Scic.
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