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Alcune considerazioni di Fred Grappe (Groupama-FdJ) su Vingegaard

Frederic Grappe, direttore della performance della Groupama-FdJ, ha rilasciato alcune considerazioni riguardo le prestazioni viste al Tour de France, sollecitato da delle domande di Europsort. Va premesso che Grappe non pare il tipo da farsi trascinare nelle diatribe infantili col botta e risposta sulle birre dei due Team manager di Groupama e Jumbo-Visma, e non è mai stato uno degli accusatori a prescindere che si trovano in giro e vanno tanto di moda, ma è un esperto di biomeccanica e prestazioni appunto, con vari articoli pubblicati su riviste scientifiche. Grappe anni fa si era scagliato contro un reportage mandato in onda dalla Tv francese Stade2 ai tempi delle prestazioni di Chris Froome, in cui valutavano “aberranti” i 7,04W/kg calcolati sulla salita di Pierre Saint-Martin nel Tour 2015, definendola una “truffa scientifica” in quanto i W/Kg erano calcolati solo su un piccolo pezzo della salita e senza riferimenti al peso dell’atleta. Insomma un tanto al kg come spesso succede.

Fatta la premessa veniamo al dunque con alcune sue osservazioni. A cominciare da:

Chiunque affermi di aver trovato le prove (di doping -ndr-) sulla base di stime della potenza è intellettualmente disonesto“, afferma Grappe.

Si sofferma poi su un argomento molto utilizzato oggi, ovvero quello del miglioramento dei materiali rispetto quelli degli anni che vengono presi come paragone, spesso facenti parte dell’epoca del doping selvaggio, o quasi, in particolare i primi anni 2000 segnati da Lance Armstrong:

“Ai tempi di Armstrong le biciclette non erano nemmeno in carbonio. Ad ogni pedalata la bicicletta si deforma e risponde in un certo modo. Il materiale ha un effetto enorme sull’efficienza meccanica. Anche le ruote hanno un’inerzia diversa oggi ed anche l’elasticità dei pneumatici consente di risparmiare tra i 5 e i 10 watt rispetto a qualche anno fa (per via delle nuove sezioni in uso oggi -ndr-)”.

In realtà Armstrong ha utilizzato bici in carbonio già dal primo Tour de France vinto (e poi revocato) nel 1999, quindi qui Grappe è piuttosto impreciso, ma la sostanza del discorso, ovvero che i materiali sono molto cambiati e ne va tenuto conto, è chiara.

In particolare la resistenza aerodinamica è un fattore molto difficile da ponderare nel calcolo della potenza reale secondo Grappe: “L’errore di misurazione è del 5%”, e ci sono studi a supporto, addirittura del 10% se c’è vento“.

Insomma, le cifre che ormai quotidianamente circolano su internet, dall’aspetto apparentemente scientifico, vanno quindi presi con le molle, spiega Grappe. Il quale aggiunge che è molto più sensato prendere le differenze cronometriche dei vari corridori nello stesso giorno, perché “in questo caso navigano tutti nelle stesse acque“. “È interessante vedere il divario di prestazioni tra i corridori nelle stesse condizioni“.

E qui si arriva alla ormai famosa cronometro vinta da Vingegaard alla 16^ tappa del Tour, che proprio sui vari social è stata analizzata in lungo ed in largo, con il quasi unanime consenso che sia stata una prestazione eccezionale.

E qui la cautela di Grappe è messa alla prova:

Più che il divario tra Vingegaard e Pogacar, ciò che colpisce è il divario tra Vingegaard e gli altri. Con una velocità media di 41,3 km/h quel giorno, il due volte vincitore del Tour è stato più veloce di 3,4 km/h rispetto al terzo classificato Wout van Aert. Se avessi un atleta che mi fa una prestazione cosi non sarei tranquillo. Mi farei molte domande. La prestazione va oltre l’errore di misura dei modelli utilizzati per stimare la potenza sviluppata“.

Grappe aggiunge, citando direttamente il proprio omologo nella squadra olandese:

“Ho un rispetto più che sufficiente per il lavoro della Jumbo-Visma e non ho dubbi sull’integrità di Mathieu Heijboer, che ha un approccio scientifico. Spetta a loro fare le proprie analisi. Conoscono i valori del loro atleta. Se li ha battuti del 10%, lo sanno. E non è possibile battere i propri record del 10% in un grande giro“.

Interrogato a proposito Heijboer, direttore performance della Jumbo-Visma, ha risposto: “È stato il giorno più bello della sua (di Vingegaard -ndr-) vita, ha sviluppato più potenza che mai, ma ha battuto i suoi dati migliori solo di 5-10 watt“, assicura, per uno sforzo stimato tra i 450 e i 500 watt, secondo Eurosport.

Insomma, qualche dubbio resta anche agli specialisti del settore, nonostante la Jumbo-Visma abbia dichiarato di aver fatto visionare i dati di potenza della prova ad un noto giornalista olandese, ma con la promessa di non rivelarli al grande pubblico, dato che questo (il pubblico) non sarebbe in grado di valutarli correttamente. Risposta un po’ insoddisfacente, in quanto non si sa se il giornalista sia a sua volta in grado di analizzarli correttamente. Cosa non scontata anche per gente abbastanza addentro alle tematiche, figurarsi per cronisti generici.

La questione, come sempre, resta aperta. Un modo per risolverla lo indica, tra i tanti, il team manager della DSM-Firmenich, Iwan Spekenbrink, il quale, senza entrare nel merito della prestazione specifica, chiede più risorse e più misure antidoping: “Dobbiamo davvero investire nell’individuazione del doping genetico. E per scoraggiare qualsiasi tentazione di trasfusione sanguigna abbiamo bisogno di test al mattino presto, di nuovo poco prima della partenza, all’arrivo e in tarda serata in hotel“.

Un prezzo cosi alto da pagare in termini economici, di invasione della vita privata dei corridori e di sospetto che probabilmente pochi sarebbero pronti ad accettarlo anche tra il pubblico.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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