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Alcune reazioni alla proposta di Froome

La proposta di Chris Froome di correre le cronometro su bici normali per evitare i rischi connaturati al loro utilizzo in allenamento ha riscosso un certo successo nei vari dibattiti online. Nel senso che è stata una proposta molto discussa, seppur tra gli inevitabili fraintendimenti, tra chi ha capito che le cronometro andrebbero eliminate, chi le vorrebbe eliminare per davvero con motivazioni banali, come il non amarle, sino ai soliti attacchi a chi le propone, come ad esempio le ovvie accuse a Froome di “cercare visibilità mediatica” o di essere stato incosciente nel cercare di mettersi o togliersi una giacca come motivazione della sua terribile caduta. Insomma il classico “non mi piace la canzone quindi sparo al pianista” dei tempi attuali.

Tra le varie reazioni vale la pena di riportare quelle di alcuni “addetti ai lavori” ed altri colleghi di Froome, che sono poi le persone realmente coinvolte.

Mathieu Heijboer, responsabile della performance della Jumbo-Visma, è contrario alla proposta ad esempio. Le ricerche sull’aerodinamica, sui copertoni, e tutte le altre migliorie tecniche ricercate per le cronometro sono a suo parere un beneficio per il ciclismo nel suo insieme. Mentre per quanto riguarda la sicurezza il suo parere è che: “i corridori hanno una parte della responsabilità e devono scegliere dei terreni adatti all’allenamento: i velodromi e strade molto poco trafficate. Da noi Primoz Roglic non si allena mai vicino a dove abita (Monaco -ndr-) perché è troppo pericoloso. Si allena sui rulli, o, quando ci sono i ritiri, su strade messe in sicurezza dalle ammiraglie“.

Contrario anche Rémy Cavagna (AlphaVinyl-QuickStep), cronoman, anche se il TGV di Clermond-Ferrand concorda sulla pericolosità: “Il pericolo non viene dalla bici in se, ma dalla ricerca di posizioni sempre più estreme. Cerchiamo di raccoglierci sempre di più, avvicinare sempre più la testa alle braccia, riducendo moltissimo il campo visivo. In una cronometro raggiungiamo anche gli 80km/h, ma non vediamo più avanti di 5-6 metri in questa posizione che cerchiamo di tenere il più a lungo possibile sui rettilinei. Tuttavia l’allenamento è essenziale per sentire la bici, lavorare sulla mobilità, le traiettorie. Niente può rimpiazzare la guida, ma le strade pubbliche non sono adatte. Bisogna trovare delle soluzioni, come strade poco trafficate, senza stop e semafori, con qualcuno che ci preceda con un derny ad esempio“.

La questione della visione è evidenziata anche da Pierre Rolland (B&B Hotels) che concorda sul non utilizzare le bici da crono: “…specialmente perché in posizione raccolta vedi al massimo 2mt davanti a te“.

Contrario pure Philippe Gilbert (Lotto-Soudal) che cronoman non è, ma la taglia molto corta: “Non capisco quale sia il punto di Froome, dato che non vedo più problemi che non con una bici classica“.

Nella stessa categoria di corridori di Gilbert, da Ardenne, Michael Woods concorda invece con il suo compagno di squadra Chris Froome, facendo notare che secondo lui “la maggioranza delle squadre, delle aziende, dei meccanici e degli staff sarebbero piuttosto contente di eliminare le bici da crono in corsa“.

Cosa confermata anche da Thierry Gouvenou, ex pro ed ora uno dei tracciatori del percorso del Tour de France per ASO, secondo il quale sarebbe una semplificazione per tutti.

L’unico che per ora sembra essere entrato nel tecnico, seppur senza sbilanciarsi pro o contro è un altro compagno di squadra di Froome, lo specialista a crono Alex Dowsett, secondo il quale: “cambiare la regola dei 10cm (Il regolamento UCI impone che il dislivello tra i poggiagomiti e i punti più alti e più bassi delle estensioni del manubrio in posizione orizzontale debba essere inferiore a 10 cm -ndr-) e permettere ai corridori di avvicinare le mani alla testa invece che la testa alle mani aiuterebbe nel migliorare il campo visivo“.

 

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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