Categorie: Storie

Alfonsina Strada. Il diavolo in gonnella

Nata a Castelfranco Emilia nel 1891, Alfonsina Strada (nata Alfonsa Rosa Maria Morini), fu pioniere del ciclismo femminile. Appassionata di ciclismo fin da piccola cominciò a correre in diverse gare già da adolescente (a 13 anni vinse la prima, e come trofeo un maiale -vivo-).

La storia di Alfonsina diventa leggenda nel 1917 quando si presenta alla sede della Gazzetta dello Sport per iscriversi al Giro di Lombardia. Niente nel regolamento le vieta di iscriversi, ma ci sono regole non scritte, e nel 1917 una donna che corre in una gara professionistica a cui partecipano soli uomini è sfidare una di queste regole. Partirono in 54 ed arriveranno in 29 alla fine dei 204km. Primo il belga Philippe Thys (vincitore dei Tour de France 1913, 1914 e 1920), in 6h58′ alla media di 29km/h. Secondo Henri Pellissier (vincitore di due Roubaix, tre Lombardia, una Sanremo e del Tour 1923 solo per citarne alcune) e terzo Leopoldo Torricelli (vincitore dell’edizione precedente). Decimo Costante Girardengo. Tanto per rendere l’idea insomma.

Ultima lei, Alfonsina Strada, a 1h30′ da Thys. La “signorina Strada” venne classificata 29^, ultima, dietro Pietro Sigbaldi e Gino Auge.

L’anno successivo al Lombardia si presentarono al via in 36, con 14 abbandoni durante la corsa. A 23′ dal vincitore Gaetano Belloni (famoso per essere “l’eterno secondo” dietro Girardengo, di cui era amico, che però fu primo ai Lombardia del 1915, 1918 e 1928, oltre alle Sanremo 1917 e 1920 e al Giro d’Italia 1920) arrivò Alfonsina, che con un colpo di reni lasciò Carlo Colombo in ultima posizione.

Ma è nel 1924 che Alfonsina fa ancora di più la storia del ciclismo: partecipa al Giro d’Italia.

L’edizione del 1924 è stata caratterizzata da un disaccordo tra squadre e organizzazione, per cui alla fine ci fu uno sciopero dei corridori che disertarono la gara. L’organizzazione, la Gazzetta dello sport, fu costretta quindi ad aprire le porte ai corridori senza squadra, gli “individuali”, fornendo loro però l’assistenza, che, tradotto, voleva dire sussistenza, ovvero cibo:  600 polli, 750 kg di carne, 720 uova, 300 kg di biscotti, 120 kg di cioccolata, quintali di frutta e marmellata e acqua. Oltre a questo, massaggi e posti letto, semplici brande in dormitori comuni.

In questo contesto si aprono le porte per Alfonsina, la quale si lanciò il 10 Maggio da Milano per la prima tappa: 300km sino a Genova. Completò le prime 7 tappe, ma all’ottava, tra l’Aquila e Perugia una serie di cadute e forature la fece andare fuori tempo massimo. Per l’eroismo (o per una certa condiscendenza maschilista, a scelta) l’organizzazione le permise di continuare fuori classifica. Dopo 3613km, il 1° giugno “il diavolo in gonnella” (soprannome che le fu affibbiato  e che dice molto dello spirito del tempo) arrivò a Milano. La sua partecipazione divenne una attrattiva del Giro di quell’anno, tanto che la Strada era solita dare autografi e farsi fotografare col pubblico.

Il Giro 1924 fu vinto da Giuseppe Enrici, un corridore mediocre che non ebbe altri successi, idem per il secondo, Federico Gay, vincitore di una Milano-Torino, ed il terzo, Angiolo Gabrielli, altro mediocre corridore senza successi di nota.

La mancanza dei “veri” campioni dell’epoca, Girardengo, Bottecchia, Binda, Brunero e Belloni, nulla toglie all’impresa di Alfonsina Strada, che non sfigurò certo rispetto i colleghi maschi, oltretutto nel facilmente immaginabile clima del machismo dell’epoca fascista.

Il primo Giro d’Italia femminile fu organizzato solo nel 1988.

Il primo Tour de France femminile fu organizzato solo nel 1955. Ma fu svolto con continuità solo dal 1984 al 2009. Ad oggi non ne esiste una versione femminile.

Della Vuelta España praticamente non è mai esistita una versione femminile*.

 

*a meno che non si voglia considerare la WNT Madrid Challenge by La Vuelta, disputata solo dal 2015 in 1 o 2 tappe.

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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