Il dipartimento sanità pubblica del tribunale di Marsiglia ha aperto un’inchiesta preliminare nei confronti di di due persone, rimaste anonime, che fanno parte dello staff (o sono “prossime”) ai fratelli Quintana, Nairo e Dayer. Queste due persone sono ora stato di arresto per possesso “di numerosi prodotti per la salute, di cui medicinali, e soprattutto uno che può essere qualificato come dopante“. Cosi si è espresso il procuratore Dominique Laurens.
Che le due persone fermate facciano parte dello staff dei fratelli Quintana è un’informazione data dal quotidiano francese L’Équipe.
È vero che i fratelli Quintana sono stati ascoltati ieri nei locali dell’Oclaesp (Ufficio centrale della lotta contro i reati all’ambiente ed alla salute pubblica).
L’inchiesta è partita dopo che mercoledì la gendarmeria francese ha perquisito l’hotel dove risiedeva la Arkéa-Samsic nei pressi di Méribel. La motivazione dell’inchiesta è “la prescrizione senza giustificazione medica ad uno sportivo di sostanze o metodi proibiti nel corso di una manifestazione sportiva; aiuto all’utilizzo ed uso di sostanze o metodi proibiti agli sportivi; trasporto e detenzione di sostanze o metodi proibiti al fine del suo uso da parte di uno sportivo senza giustificazione medica“.
Emmanuel Hubert, General Manager della Arkéa-Samsic si è già espresso ieri a riguardo, confermando che l’hotel della squadra è stato perquisito mercoledì scorso. Perquisizione che si è “limitata a pochi corridori ed al loro entourage, non facente parte della squadra“.
Hubert ha poi precisato alla stampa francese che l’inchiesta non è stata aperta nei confronti della squadra direttamente. Hubert ha poi aggiunto che:
“Noi sosteniamo evidentemente i nostri corridori, ma se fosse verificata la veridicità riguardo le pratiche dopanti la squadra si dissocerebbe immediatamente da tali atti e prenderebbe tutte le misure che si impongono per mettere fine ai legami con metodi inaccettabili e che abbiamo sempre combattuto. In effetti la squadra, membro del movimento per un ciclismo credibile (MPCC) ha sempre dimostrato nel corso degli ultimi 20 anni il suo attaccamento all’etica e preso posizione in favore della lotta al doping“.
Secondo indiscrezioni del quotidiano francese Le Parisien le due persone arrestate sarebbero un medico, collaboratore esterno della Arkéa-Samsic, ed un fisioterapista collaboratore dei fratelli Quintana. Una di queste persone sarebbe stata trovata in possesso di numerosi medicinali, e soprattutto di 100ml di soluzione fisiologica. Se fosse vero, la presunzione di reato del procuratore sarebbe l’utilizzo di questa soluzione per abbassare il tasso di ematocrito.
Questa inchiesta è stata divulgata a fine Tour, ma già durante la corsa serpeggiavano sospetti e varie manovre di inquirenti vari. La perquisizione nell’hotel della Arkéa-Samsic potrebbe portare a niente, ricordiamo che una perquisizione ed inchiesta analoga è stata aperta e poi chiusa con un nulla di fatto al Tour dell’anno scorso nei confronti della Deceuninck, ma queste inchieste partono evidentemente da informazioni ricavate da precedenti indagini. “Soffiate” insomma.
Secondo varia stampa, il controllo alla bici di Roglic dopo la tappa regina di mercoledì scorso che ha portato all’esclusione del DS della Jumbo-Visma Marjin Zeeman per gli insulti rivolti al commissario che ha smontato personalmente la guarnitura dalla bici dello sloveno (apparentemente danneggiandola), sarebbe stato fatto proprio sulla base di una soffiata. Si cercava un motorino elettrico insomma. Già qualche anno fa un’inchiesta della tv Stade2 aveva sollevato sospetti sull’utilizzo di un motore elettrico da parte di Roglic. Mai provati realmente però.
Inutile nascondersi dietro un dito poi, le prestazioni di alcuni corridori al Tour appena finito hanno sollevato molti dubbi, non solo tra semplici tifosi o spettatori, che hanno fatto chiasso però, come le parole di un assessore del comune di Parigi, Jacques Boutault, che in una lunga tirata contro “il carrozzone” del Tour (Boutault è un eletto del partito ecologista, quindi ne critica soprattuto l’impatto ambientale) ha definito gli spettatori del ciclismo gente “che sta sul divano a sognare sugli exploits di tizi iper-dopati che vincono solo perché si fanno cambiar il sangue nelle cliniche o perché usano doping meccanico, con micromotori nascosti nei telai delle bici“.
Ma anche tra persone addentro al mondo del ciclismo, come Romain Feillu, ex pro vincitore di un Tour of Britain e del Tour de Picardie, e maglia gialla nel Tour 2008 durante una tappa, il quale ha affermato su Ouest-France: “Quelli che conoscono la bici lo sanno bene che non è normale. Un ragazzo come Wout Van Aert, uno sprinter, un passistone, è capace di fare una salita per minuti e far saltare tutti gli scalatori lontano dal traguardo e continuare. C’è qualcosa che non va. Nemmeno Chris Froome era così straordinario come Van Aert! Si vede che qualcosa non funziona…“.
E ne ha anche per gli sloveni: “Già tra i giovani facevano prestazioni sospette…sicuro, hanno buoni corridori, non dico che non lo siano, ma insomma…“
O come Stéphane Heulot, ex professionista della Banesto, GAN e Française des Jeux, il quale ha anche vestito la maglia gialla per 3 tappe nel Tour 1996 (quello vinto da Bjarne Riis). Heulot è stato compagno di squadra nella Française des Jeux di Mauro Gianetti nel 1998, quando lo svizzero finí in coma tre giorni per aver assunto del PFC, una sostanza sperimentale simile all’EPO. Gianetti che ora è l’attuale Team Manager della UAE-Emirates. Heulot nel 2008 aveva rilasciato un’intervista a Ouest-France in cui lanciava pesanti accuse allo svizzero, allora direttore della Saunier-Duval, alle prese coi casi di doping di Piepoli e Riccó: “Il doping è talmente integrato in certi manager, come Mauro Gianetti, che non possono nemmeno concepire il ciclismo senza…“.
Oggi Heulot ha rilanciato le accuse sempre allo stesso quotidiano: “Penso le stesse cose del 2008. Non cambierei assolutamente niente di quello che ho detto. […] mi pongo delle domande, per forza, come tutti spero… Onestamente non ho guardato più il Tour dalla tappa con la salita al Grand Colombier (vittoria di Tadej Pogačar -ndr-). Non ce la faccio più….ci sono cose facilmente valutabili in termini di prestazione. Faccio veramente fatica a capire come un tizio di 75kg possa salire ad una velocità folle una montagna e poi continuare ancora. In termini di velocità ascensionale abbiamo visto delle cose veramente incredibili, almeno per alcuni…“
Qui il riferimento pur non esplicito pare essere ancora a Wout Van Aert, che dovrebbe pesare anche più di 75kg.
Heulot continua: “[…] mi pongo delle domande serie. Penso che siamo passati ancora di livello. Forse siamo ancora al doping chimico, ma anche elettrico… Dico sempre che Armstrong, Valverde, Basso…tutti quei tizi là non sono mai stati controllati positivi e tuttavia….io ascolto, capisco, guardo e vedo delle cose. Chiaro che non puoi fare di un asino un cavallo da corsa, ma non vuol dire che non ci sia niente. Non impedisce tutto il resto.”
Riguardo il Tour appena finito: “È peggio. Sapete l’emoticon con la faccina che vomita? Ecco, mi sento cosi, mi disgusta…“
Infine sulla cronometro finale del Tour: “L’ho guardata perché dei giovani della squadra (Heulot è uno dei direttori sportivi della Sojasun -ndr-) la volevano vedere, ma non sono saltato sulla sedia…non mi ha dato alcuna emozione. Non ho diritto rispetto ai giovani della mia squadra di chiudere gli occhi. Posso capire che sia complicato per dei commentatori, per i giornalisti o per i corridori attuali, ma io non sono in nessuna di queste posizioni… È un dovere. La bici mi ha dato molto e non posso abbandonarla. Sogno che i nostri giovani possano vivere una carriera autentica. Allora gli spiego. Certi mi dicono che questi giovani non erano là nel 1998 e che non possono capire, ma non sono d’accordo. È vero che sono ad anni luce da allora, ma non è una ragione per non dirgli le cose. Non erano là nemmeno nella guerra del ’39-’45 eppure gliene parliamo, è normale. Sabato quando ho visto la tv ho raccontato le cose ai giovani che erano con me…
Come uscire da tutto questo quando l’80% dello staff della Jumbo-Visma viene dalla Rabobank dell’epoca di Michael Rasmussen. No, non è possibile…per fortuna delle persone hanno cambiato, molte persone sono cambiate, ma ci sono ancora degli imbroglioni purtroppo e bisogna averne coscienza.”
Insomma, quello che è sicuro è che il veleno del doping non è ancora fuori circolo.
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