Sono 34 anni che in Francia si sogna di tornare in giallo, di riavere un corridore sul gradino più alto del podio sugli Champs-Elysées. Julian Alaphilippe (Deceuninck) è la speranza, Thibaut Pinot (Groupama) il piano B.
Dietro Alaphilippe però c’è una nutrita schiera di pretendenti, tra cui ovviamente Geraint Thomas (Ineos), il campione uscente, che dalle ultime dichiarazioni sembra essere più confidente nei propri mezzi ora che si apprestano ad affrontare le Alpi, proprio dove l’anno scorso il gallese ha costruito il proprio trionfo.
3° in classifica generale a soli 12″ da Thomas però è appostato Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), il capitano di forse quella che fin qui ha dimostrato di essere la squadra più forte del Tour, con 4 tappe vinte ed una certa autorità in montagna. Il 32enne olandese sa che questa è una delle ultime possibilità di vincere un grande giro in carriera, e non essere solo ricordato come il perdente del Giro d’Italia 2016, quando il suo sogno si infranse sulla neve del colle dell’Agnello.
Le possibilità per Kruijswijk sono concrete: storicamente ha sempre tenuto molto bene nelle tre settimane, con una forma costante. È esperto, e possiede un’ottima squadra a supporto, con cui vuole forzare il ritmo sulle ultime tappe alpine. Le su dichiarazioni degli ultimi giorni sono molto esplicite nel vedersi vincente a Parigi. Kruijswijk è noto per non essere uno di grandi giri di parole o di retorica trita, ma uno quasi presuntuoso:
“Penso di potercela fare. Ho già battuto tutti i corridori che mi sono vicini in classifica generale. Le tre tappe alpine, da giovedì a sabato, mi saranno favorevoli”.
Riguardo a tappa vinta da Pinot sul Tourmalet: “Anche se non ho vinto penso di aver fatto la corsa perfetta con la squadra al mio fianco”.
Un difetto dell’olandese è quello di non avere un “cambio di marcia” letale in salita, quindi è difficile attendersi grandi attacchi da lui. Piuttosto aspetterà che i suoi avversari crollino, come molti si aspettano da Alaphilippe. Retano quindi quei soli 12″ da Thomas.
Thomas più sicuro di se, ma non in completo controllo della corsa come da tradizione Sky. Alaphilippe ha scombinato i piani, e forse il gallese ha sofferto psicologicamente di non essere il campione da battere da subito, ma messo in discussione da molti come una sorta di rincalzo di lusso che ha avuto l’annata della vita l’edizione passata. Senza contare che dall’altro lato non gode nemmeno della minor pressione dell’essere giovane super domestique di capitan Froome. Quel ruolo ora ce l’ha la maglia bianca Egan Bernal, il predestinato, che a parte una cronometro sbagliata, resta a 27″ da lui e 2’02” da Alaphilippe, in 5^ posizione generale. Bernal non pare particolarmente affaticato a inizio della terza settimana, e dovrebbe godere del vantaggio degli arrivi in alta quota nelle tappe alpine per lui che in alta quota ci è nato. In più il colombiano ha anche nel suo arsenale la possibilità di portare attacchi che possono fare male, e non solo salire di regolarità come i suoi avversari.
Molto più modesto e volonteroso nel nascondersi è il tedesco Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), 6° a 2’14” proprio dietro Bernal. Le sue dichiarazioni sono tutte un cercare di defilarsi e dirsi già soddisfatto della Top 10, ma il suo preparatore, Enrico Poitschke, ha spiegato che tutta la sua preparazione è stata fatta con particolare attenzione all’alta quota, dove ha passato lunghi periodi preparatori, proprio per essere al top nelle ultime tre tappe alpine, proprio dove il Tour si giocherà con gli arrivi ad oltre 2000mt. Il 26enne tedesco sta da anni montando in progressione nell’affermarsi come corridore da grandi giri, con grande regolarità: 21° al Tour 2016m 15° al Tour 2017, 12° alla Vuelta 2018. Ora è li, a 39″ da Thomas ed almeno un pensierino al podio probabilmente lo sta facendo.
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