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Astana senza licenza WT?

Il punto di domanda è d’obbligo visto che bisognerà aspettare il 2 di Aprile per avere il responso della commissione licenze, ma secondo il quotidiano olandese Telegraaf la licenza verrà ritirata.

La fonte del Telegraaf sarebbe interna all’UCI, ovvero un dirigente anziano.

Astana senza licenza WorldTour quindi? L’effetto di questa notizia, se confermata, sarebbe una vera bomba lanciata da Brian Cookson e dall’UCI nella lotta al doping, ma in concreto quali scenari si aprirebbero?

Da più parti si da per scontato che la squadra kazaka venga “retrocessa” al rango di Continental Pro, la serie B del ciclismo, lasciando agli organizzatori delle singole competizioni la discrezionalità di un invito. E’ difficile credere però che l’UCI possa permetterlo visto che i criteri di esclusione della Astana sarebbero etici e non amministrativi. L’Astana infatti dovrebbe richiedere questa licenza, non essendoci una retrocessione “automatica”.

La squadra kazaka a quel punto potrebbe fare ricorso al TAS (Tribunale arbitrale dello sport) di Losanna, come fu per la Katusha nel 2013, che poi vinse e fu reintegrata. In questo caso però il ricorso arriverebbe nel pieno della stagione. Al TAS occorre almeno un mese solo per decidere se il ricorso possa essere sospensivo o meno. Nel caso Katusha non sospese la decisione della commissione licenze, ma con una procedura straordinaria si pronunciò in soli due mesi. Due mesi dai primi di Aprile vorrebbero dire saltare tutta la campagna del Nord (Fiandre, Roubaix, Amstel, Liegi, etc..), rendendo praticamente inutile l’ingaggio da parte dell’Astana di Lars Boom. Anche la partecipazione al Giro d’Italia sarebbe in forse, e per gli organizzatori potrebbe ripetersi una caso Clenbuterol/Contador, che corse nel 2011 sotto minaccia di sospensione, vinse, e venne poi squalificato e privato del titolo l’anno successivo. Scenario non proprio entusiasmante per la corsa rosa.

Da più dichiarazioni dello stesso Brian Cookson è chiaro però come l’UCI sia pronta a resistere anche in appello, ovvero a condurre la battaglia sino in fondo, rendendo evidente che ormai l’idea di fondo dell’esclusione sia ben radicata. Anche se i kazaki chiaramente metterebbero in campo ogni mezzo per vincere la battaglia legale. Anche se per loro si aprirebbe il fronte riguardo i corridori.

Molti di loro potrebbero rescindere il contratto ed accasarsi presso altri lidi. Ma quanti potrebbero farlo a stagione iniziata? In particolare un Vincenzo Nibali, che dovrebbe trovare non solo un team in cerca di un leader per il Tour de France, ma anche un team disposto ad accollarsi lo stipendio del campione in carica (presumibilmente con molti zero), e pure quello del suo staff, da Giuseppe Martinelli a Paolo Slongo fino ad arrivare ai gregari fidati (ricordando che il limite attuale di corridori per squadra è di 30).

Presumibilmente potrebbe essere più facile per i “medi calibri” della squadra trovare altre soluzioni: Ossia i vari Westra, Kangert, Grivko che sarebbero merce appetibile per molte squadre senza doversi rovinare. Per quanto riguarda il contingente kazako dei Fominykh, Tleubayev & c. sarebbe forse più dura.

Non resta che attendere il 2 di Aprile. Nel mentre il ciclismo continua ad affrontare i propri demoni.

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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