Nei giorni successivi alla recente Strade Bianche si è discusso non poco della condotta di gara nel finale dei due corridori della Jumbo-Visma, Tiesj Benoot e Attila Valter, finiti rispettivamente 3° e 5° al traguardo. I due, e Valter in particolare, sono stati accusati di aver sbagliato tattica non cooperando ed addirittura riportando sotto degli inseguitori quando uno dei due (Benoot) era partito all’attacco. Ora, dopo molte dichiarazioni di vari corridori sono arrivate finalmente quelle del campione ungherese Attila Valter ai microfoni di Eurosport Ungheria.
Innanzitutto il 24enne magiaro respinge le accuse di aver riportato sotto al compagno Matteo Mohoric e Quinn Simmons:
“È chiaro che non ho riportato il gruppo. Sarebbe stata una mossa da dilettanti. Ho aspettato che si stancassero per la fatica nel penultimo settore di strada bianca e quando ho visto che stavano faticando mi sono buttato sul gruppo di Benoot da solo. Questo si vedeva chiaramente anche in TV. Non ho visto il gesto della mano di Tiesj, ma in seguito è stato chiaro che aveva frainteso la situazione, non ho pensato nemmeno per un secondo che pensasse che avessi riportato sotto il gruppo. La Jumbo-Visma non è una squadra che fa questo tipo di cose e nemmeno io sono un uomo del genere. Certo, faccio degli errori, ma questo non sarebbe stato un errore, sarebbe stato egoismo da parte mia. Naturalmente anch’io ho delle ambizioni individuali, ma non sono un corridore egoista e sono rimasto un po’ sorpreso che abbia pensato che lo avrei fatto“.
Valter ha anche aggiunto che Benoot gli ha chiesto più tardi in gara cosa fosse successo in quella situazione, ma lui non ha nemmeno capito a cosa fosse rivolta la domanda. Segno che forse tanto chiara la mossa non è sembrata. Al punto che più avanti nell’intervista Valter si contraddice raccontando di come, a fine gara, abbia detto a Benoot di essere dispiaciuto per gli errori commessi, ma Benoot ha risposto che non c’era nulla di cui dispiacersi, entrambi avevano commesso degli errori, e che ne avrebbero discusso ulteriormente in autobus.
Obiettivamente Valter avrebbe potuto semplicemente limitarsi a tenere le ruote di Mohoric e Simmons invece di tentare di lasciarli per riprendere Benoot.
Attila poi prosegue:
“Prima di tutto questa è un’occasione mancata solo per gli standard della Jumbo. La maggior parte delle altre squadre sarebbe stata molto contenta di arrivare terza e quinta in una gara come questa. Ho trascorso 20 giorni con Tiesj sul Teide, ma questa era la nostra prima gara insieme e abbiamo stili di gara diversi. Lui ha sbagliato a tirare un po’ più spesso di me, voleva attaccare da dietro e lo ha fatto in modo molto intelligente. Si è visto che ha funzionato molto bene alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne (dove Benoot ha vinto, e la Jumbo ha colto anche il 2° posto con van Hoojdonk -ndr-). Il mio stile è un po’ diverso, più vicino a quello di Madouas e (Rui) Costa. Noi pensavamo di andare a un ritmo più alto sulle salite, mentre Tiesj e Mohorič cercavano di fare attacchi a sorpresa“.
Per quanto riguarda le critiche sull’ammiraglia e la presunta mancanza di indicazioni ai due corridori Valter da una lettura equilibrata:
“Sapevamo che ci sarebbero potuti essere un milione di scenari diversi durante la gara, ma quello che volevamo era essere entrambi nel gruppo di testa. Sapevamo anche che, in questo caso l’ammiraglia del team non avrebbe avuto una buona visione della gara, poiché si sarebbe trovata a chilometri di distanza e avrebbe potuto guardare solo la trasmissione televisiva. Sapevamo di dover comunicare nel vivo dell’azione e di dover prendere le decisioni da soli. Ci sono state situazioni che dall’esterno sembravano completamente diverse, ad esempio attacchi che venivano riportati. Tiesj non mi ha mai chiesto di sacrificarmi per lui, ma voleva che alla fine fossimo entrambi sul podio. Dopo la gara ha detto il suo punto di vista, io ho detto il mio, i direttori hanno detto il loro e abbiamo avuto una discussione molto positiva su ciò che si sarebbe potuto fare diversamente. Tiesj ha persino detto dopo la gara che questa ‘delusione’ può essere una cosa positiva, perché se avessimo vinto la gara, i nostri errori non sarebbero stati affrontati in modo adeguato“.
Valter poi ha parlato del suo nuovo ruolo all’interno della Jumbo-Visma, e dello step ulteriore che gli viene richiesto ora, in rapporto a quanto faceva alla Groupama:
“È stato molto diverso anche rispetto anche alla Groupama-FDJ. Bisogna correre attivamente, prendere decisioni attive e questa situazione è nuova per me. Quando qualcuno deve lavorare la maggior parte delle squadre guarda a noi per recuperare i gruppi. Anche il mio ruolo all’interno della squadra era nuovo per me: questa era la mia prima gara in cui ero co-leader con Tiesj, e questo significa anche pressione. La mia prestazione è stata molto buona, ma inconsciamente questo era sicuramente nella mia mente. La squadra mi ha dato un’opportunità e ho dovuto coglierla. Le situazioni di gara sono diverse. Quando Pidcock ha attaccato, io guardavo gli altri, ma allo stesso tempo gli altri guardavano noi per reagire. Dopo la gara i miei compagni di squadra mi hanno chiesto se pensavo che avrei potuto andare con Pidcock, e penso che fosse una possibilità, visto che mi sentivo forte e ho anche attaccato qualche minuto dopo, ma a quel punto il vantaggio di Pidcock era troppo grande per poterlo superare. Tuttavia, a quel punto della gara ho pensato che qualcun altro dovesse andare con lui, ma con questa maglia devo prendere decisioni più coraggiose. Questo è il motivo per cui il nostro sport è così bello: devi prendere decisioni importanti mentre sei vicino al massimo sforzo fisico“.
Infine la sua reazione alle tante critiche ricevute:
“È un po’ strano per me che il pubblico parli così tanto degli errori che abbiamo commesso invece di essere contento del risultato che abbiamo ottenuto. È una cosa a cui devo abituarmi, ma se si guarda a Wout (van Aert -ndr-) è lo stesso per lui. I tifosi e i giornalisti lo deridono perché è arrivato secondo in molte gare, mentre è uno dei migliori corridori al mondo con tante vittorie e bei risultati nel suo palmares. Questo non mi piace molto, ma mi rende anche orgoglioso, perché significa che sono a un livello in cui la gente si aspetta dei risultati da me, e che la gente ha visto durante la gara che ero tra i corridori più forti, e inizia a speculare su cosa si sarebbe potuto fare di diverso per vincere o ottenere un risultato migliore. Lo capisco, anch’io sono un po’ così quando guardo il calcio, forse è stata una sorpresa che molte persone abbiano dato voce alle loro opinioni pubblicamente, ma questo dimostra che il ciclismo sta diventando sempre più popolare in tutto il mondo e anche in Ungheria. È qualcosa con cui dobbiamo convivere”.
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