Le biciclette aerodinamiche, bici aero per gli affezionati, sono bici che hanno riscosso successo negli ultimi anni, imponendosi come categoria a se stante nel mercato. Verso questa categoria si leggono spesso giudizi netti divisi tra chi le ama, soprattutto per l’estetica aggressiva, e chi le detesta, ritenendole inutili e solo estetica, appunto. I vantaggi aerodinamici di telai e componenti sono un argomento che è stato molto spinto negli ultimi anni dalle varie aziende, ma nella sostanza non hanno mai fatto molta presa nell’immaginario degli appassionati, abituati a valutare da decenni le bici secondo la trinità “peso, prezzo, estetica” e con le mitiche sensazioni (reattività, la regina), mentre quando si tratta di valutare tot secondi su tot km o tot watt su tot tempo con un cronometro si indispettiscono. Ma le bici aero ormai sono realtà consolidata su un mercato che si è frammentato in categorie, oltre ad essere bici comunque valide a dispetto dei luoghi comuni (non vanno bene in salita, pesano, sono scomode).
Di seguito i modelli 2016 selezionati dalla nostra redazione, che potete votare qui:
Il voto della miglior bici da endurance del 2016 continua qui.
Una delle bici più apprezzate per l’estetica all’ultimo Eurobike, probabilmente per l’equlibrio delle forme: aggressive, ma senza essere troppo muscolari. Il celeste bianchi, totale o accennato, fa il resto, risvegliando il secolo abbondante di tradizione italica presente in ogni amatore.
La Canyon Aeroad è stata una bici che esteticamente ha lasciato il segno, con linee nette e squadrate e grafica minimale. Subito riconoscibile, aggressiva, ma anche elegante. Sull’efficacia Kristoff e Valverde hanno pochi dubbi, così come tanti amatori che l’hanno acquistata.
Presumibilmente Cervélo è l’azienda che ha inventato il concetto di aerobike moderna. La serie S, con le sue tubazioni alari ha fatto scuola e breccia in tanti consumatori, tanto da diventare un classico. Sia nella versione più sobria, la S2/S3 (quest’ultima anche con freni a disco ora) che la “esagerata” S5, che strizza l’occhio anche ai triathleti.
Infine anche Cambiago è capitolata. La patria dei tubi tondi, delle congiunzioni e delle serie sterzo esterne ha sfornato la propria bici aero, la Concept. Non sarà un mostro di originalità, ma in un mercato ormai saturo riesce comunque ad imporsi per stile e personalità.
Non è una novità, ma rimanere sul mercato per anni continuando a vendere significa che la piattaforma è solida. Degenkolb e Kittel (la solidità l’ha testata a mano) ne sono stati testimoni.
La casa francese nei lontani anni ’90 già proponeva bici aerodinamche, come la Kg196, che ricercava la versatilità del’essere una bici tanto buona per uso normale che per una cronometro. Look inoltre è stata sempre un alfiere dei componenti integrati (ErgoStem, ErgoPost). Con la 795 Aerolight tutto questo è stato spinto (forse) al massimo, per una bici dall’estetica senza compromessi, che cerca con coraggio, come sempre per Look, di andare oltre gli stilemi comuni.
Una bici aero di successo, sia sotto gli imponenti garretti di Greipel, sia in termini commerciali. Affinata negli anni come il vino buono, con piccoli aggiustamenti qua e la, ora è arrivata alla versione SL, con un telaio da 950gr.
La casa di Bocholt ha puntato sulla versatilità, con una bici aero pensata anche per i triathleti e dotata di freni a disco. Aero per tutte le stagioni, con il solito rapporto qualità/prezzo allettante e la possibilità di personalizzazione completa.
Anche la Foil è un modello che si è affinato nel tempo, integrando componenti come il manubrio come vuole il mercato. L’exploit dell’anno rimarrà la vittoria alla Roubaix con Matt Hayman, ad epitaffio della presunta scomodità delle bici aero.
Una delle novità molto attese dell’anno è stata la ViAS, un’evoluzione piuttosto radicale della prima Venge, che aveva ottenuto ottimo successo: freno posteriore in posizione non convenzionale e manubrio rise su tutto. Da segnalare però qualche problema al carro che ha portato a dei richiami.
La Madone, dal nome della salita preferita di Lance Armstrong, è stata per anni la bici che ha vinto il Tour de France, quindi una bici decisamente per utilizzo a 360°. Nel 2016 la svolta, con una virata verso l’aero, ed il risultato di una bici futuristica nelle forme e nelle soluzioni: forme imponenti, isospeed al posteriore, manubrio integrato ed integrazione spinta con il gruppo elettronico Shimano DI2 “nascosto” nel telaio. Da museo del design le due ali in carbonio sul tubo sterzo che si aprono per far spazio al freno (integrato, ça va sans dire) quando si ruota il manubrio. Prezzo conseguente, ma un posto come icona del design biciclistico nei manuali a venire.
Per chi la sa lunga si potrebbe semplicemente dire che è la bici del “maestro”, e finita li. La Wilier 101Air però è una bici riuscita esteticamente che ha saputo ritagliarsi il suo spazio nel segmento, cosa non facile. L’equilibrio delle forme sicuramente ha giocato il suo ruolo.
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