Mentre mezzo mondo si occupa del salbutamolo di Froome, in Colombia si è messo in evidenza Egan Arley Bernal, il giovane talento acquisito dalla Sky ad inizio stagione, di cui si continua a parlare come di un prodigio.
Dopo l’argento ed il bronzo mondiale in Cross-Country categoria Juniores nel 2014 e 2015, grazie a Pablo Mazuera, suo allenatore, ed al suo agente, l’italiano Paolo Alberati, venne portato in Italia per correre su strada il Trofeo di Autunno del Monte Pisano-Sognando il Giro delle Fiandre, che ha vinto in solitaria. Viene quindi messo alla corte di Gianni Savio, alla Androni Giocattoli-Sidermec per il 2016 e 2017. Vince il Tour di Bihor in Romania nel 2016, quindi nel 2017 Il Tour de Savoie Mont-Blanc, il Sibiu Cycling Tour e soprattutto il Tour de l’Avenir. Numerosi i piazzamenti di rilievo.
In test specifici gli è stata misurata una Vo2max di 88,8, in condizioni di scarso allenamento, 90-91 in condizione. Numeri che ovviamente non potevano non solleticare una squadra come la Sky (tanto per confronto, il massimo misurato a Froome è 88,2, 87 a Valverde e solo Indurain a 92), che da questa stagione lo ha messo sotto contratto. Ed i risultati non si sono fatti attendere, per il 21 enne colombiano il 2018 si è aperto con il 6° posto e la maglia di miglior giovane al Tour Down Under, ed ora con la vittoria alla prima edizione della Colombia Oro y Paz, corsa colombiana di categoria UCI 2.1 di 947,5km attraverso le valli Colombiane. Non una corsa molto nota, ma sicuramente di nota sono gli avversari che Bernal si è messo dietro: al 2° posto Nairo Quintana (Movistar), al 3° posto Rigoberto Urán (EF Education First), al 4° posto Sergio Henao (Sky), al 5° Julian Alaphilippe (Quick-Step).
Ovviamente Bernal si è aggiudicato anche la maglia di miglior giovane e quella di scalatore (su Dayer Quintana, fratello di Nairo).
Allenato in Italia da Michele Bartoli negli anni della Androni, pare essere non solo dotato mostruosamente dal punto di vista fisico, ma anche detentore di “buena cabeza”, come di lui ha detto Savio. Che lo ha paragonato a (llo sfortunato) Mauricio Soler.
Insomma, uno da tenere d’occhio.
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