Bici e motori, gioie e dolori. L’attrazione delle case automobilistiche o motociclistiche per il mondo del ciclismo è ben datato, in primis perché alcune aziende sono state vere produttrici di bici, almeno per un periodo della loro storia (Peugeot, Mercedes, Bianchi), un po’ perché ad un certo punto si è instaurata questa idea per cui il know-how delle aziende potesse essere trasferito nel mondo a pedali. I risultati di questi rapporti sono perlopiù di tre tipi: 1) Concept Bike futuristiche, ma molto poco realistiche, 2) collaborazioni con aziende del mondo ciclo solo per propositi commerciali, che hanno portato a creare bici spesso improbabili solo per apporvi il marchio della casa auto/moto, 3) Modelli di bici già esistenti a catalogo di produttori di bici marchiati col nome dell’azienda automotive.
La prima categoria comprende esercizi di stile delle aziende. La seconda degli ibridi che spesso non giovano per immagine né a chi li produce né a chi li marchia (personale opinione). La terza dei complementi di lusso da vendere ai propri clienti. Clienti quindi di marchi premium di auto. Non guasta il dare l’idea di essere molto attenti alla mobilità alternativa (cioè a se stessi) ed ecologica.
Vediamone un po’ in una carrellata.
Non si può non iniziare con Colnago e la collaborazione di lunga data con Ferrari. Ernesto Colnago è stato forse il primo imprenditore del settore ciclo ad intuire le potenzialità di collaborazioni del genere, a garanzia del livello tecnologico che un marchio di prestigio ed impegnato in F1 come Ferrari può trasferire sui propri prodotti. Il primo risultato fu la Concept, presentata per la prima volta ad EICMA nel 1986:
Questa bici però non venne mai venduta al pubblico, in particolare per la trasmissione epicicloidale nella guarnitura che la rendeva pesante e forse non funzionava proprio perfettamente (SRAM ci ha riprovato pochi anni fa con l’Hammerschmidt, ma sempre senza grande seguito). Nel 1989 invece fu resa disponibile al pubblico la C35, per festeggiare i 35 anni di attività del mago di Cambiago:
Da qui in poi si susseguiranno tutta una serie di bici, presentate a cadenza regolare, create in collaborazione con Ferrari, la CF1, CF2 (mtb), CF3 e via sino alle attuali V1R.
In tempi più recenti Ferrari ha scelto di collaborare con Bianchi invece. Fresca della scorsa Eurobike è la SF01 in livrea di Maranello. Una bici da triathlon sviluppata da questo binomio è invece a venire.
Anglosassone la collaborazione tra Specialized e McLaren, che ha portato allo sviluppo nella galleria del vento di Woking della Tarmac di qualche anno fa. La quale non differiva dal modello top di gamma se non per la livrea ed i freni EEB
Le supercars hanno sempre avuto forte attrattiva per il mondo ciclo, d’altronde a chi non piacerebbe spingere sui pedali ed avere l’accelerazione brutale di una Lamborghini? BMC ci ha provato, ma il motore lo doveva sempre fornire il cliente, anche sulla BMC Impec Lamborghini dedicata
Sempre in tema, ecco la Audi bike prodotta da Carbon Sports. Praticamente un Urgelstalt con Lightweight e grafica Audi (anche se non legherei immediatamente un rosso bi-tono ad Audi…)
Recentemente anche la costola sportiva di Mercedes-Benz, AMG ha proposto la sua bici, in collaborazione con la tedesca Rotwild
Facendo un passo indietro nel tempo, e oltremanica, bisogna dar credito ai sudditi di sua maestà di aver creato scompiglio quando nel 1992 la britannica Lotus fornì la mitica Lotus 108 a Chris Boardman, che vinse l’oro nei 4000mt ad inseguimento alle olimpiadi di Barcellona.
Prima bici monoscocca totalmente asimmetrica, frutto della penna di Mike Burrows, che poi lavorerà per Giant e rivoluzionerà il mondo del pedale con la geometria sloping delle TCR usate dalla ONCE. Meno successo ebbe la MCR da crono.
Ne fu prodotta e venduta anche una versione da strada, la 110.
Altro marchio inglese che ha proposto una bici che poi è diventata realtà è Aston Martin, con la ONE-77, prodotta inizialmente dalla sconosciuta Factor, che pero la userà come trampolino di lancio per poi approdare sul mercato ed ora sponsorizzare la AG2R di Romain Bardet. La ONE-77 ha proposto alcune caratteristiche che diventeranno quasi uno standard sugli attuali top di gamma, come il misuratore di potenza integrato nelle pedivelle, freni a disco integrati con cambio elettronico, oltre alle luci e computer (SRM) integrati in modo elegante.
Per venire invece a collaborazioni meno felici e che non hanno portato grande know-how o integrazione bisogna tornare in Italia, con la bici celebrativa costruita da Montante per Maserati, la 8CTF:
Uno strano ibrido di fissa con freno a disco impreziosita da dettagli in pelle e cromature. Per chi la volesse è ancora disponibile nel Maserati Store online.
Altro prodotto non proprio riuscitissimo è la Alfa Romeo 4C prodotta da Compagnia Ducale:
Telaio a semi tubo in fibra di carbonio per richiamare la scocca della 4C stradale, e fin qui ci può stare, ma il manubrio da cronometro anni ’70, la ruota a razze posteriore e alto profilo anteriore, fanali integrati, comandi cambio non pervenuti, e freno sotto il movimento centrale, per fare felici i cronoman che devono andare in ufficio? Evidentemente non sono tra chi “nelle più intime pieghe rivela una profondità che solo pochi possono ammirare” come recita la descrizione sul loro sito.
Per un certo periodo ovviamente è stata forte l’attrazione del mondo delle mtb. E cosa poteva fare BMW se non rimarchiare una Whyte PRST-1, visto che questa è dotata di una basica sospensione telelever all’anteriore?
Visto il prestigio del marchio potevano scegliere almeno la top di gamma PRST-4….ma forse questa sarebbe stata appetibile per i clienti dell’elica a due ruote, che spesso non hanno rapporti ottimi coi ciclisti.
Per rimanere in ambito due ruote, ma sempre Mtb, ricordiamo la realmente innovativa bici da Downhill realizzata dal colosso nipponico Honda, la Honda RN01 G-Cross.
Per le interessanti (per i biker) caratteristiche tecniche di questa bici rimandiamo all’articolo sul mag cugino.
I concorrenti di Yamaha non hanno mai preso troppo sul serio le due ruote a pedali, presentando in passato una Softride carenata (ma fissa per non complicarsi troppo la vita).
Una decina di anni prima anche Porsche non era rimasta insensibile al fascino dell’Offroad, pur in un’epoca in cui Cayenne e SUV non rappresentavano il grosso delle vendite. La scelta era ricaduta sul rimarchiare una teutonica VOTEC, all’epoca abbastanza all’avanguardia per via delle sospensioni ad aria.
Anche come Concept Bike a Stoccarda non sembrano essersi mai sprecati…
Un po’ più elegante e realistica la Concept bike presentata da Peugeot, la Onyx, al salone dell’auto di Ginevra nel 2013. Anche se le caratteristiche tecniche sono piuttosto standard per il ciclista medio
Praticamente ben pochi marchi di auto (meno moto) hanno resistito al fascino di avere la loro creazione a pedali, anche se solo per vendere un gadget in più in concessionario. Quindi si sono avute una moltitudine di bici marchiate con brand automotive, anche improbabili:
Ora ovviamente tocca alla grande novità di questi ultimi tempi prendere la ribalta, quindi sotto con le Ebike!
Smart
BMW
Brabus
Opel
Audi
Saluti!
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