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La BMC RoadMachine 01 Two rappresenta la bici di categoria endurance della casa svizzera in uno degli allestimenti più pregiati, ovvero montata con il gruppo SRAM Red eTap e ruote Dt Swiss ERC 1400.
Oltre a questo test ho potuto utilizzare la Roadmachine in altre due occasioni, durante una presentazione DT Swiss, proprio delle ERC 1400, montata Ultegra meccanico, e la presentazione del nuovo Shimano Ultegra DI2. Una bici che quindi ho potuto utilizzare in varie configurazioni.
BMC nel proprio lancio pubblicitario afferma che “questa bici ha tutto”. In questa versione top di gamma si può dire che in parte sia vero per una bici Endurance, vista la presenza di tutte le caratteristiche peculiari di questa categoria ad oggi: freni a disco, ruote in carbonio a medio/alto profilo con canale maggiorato, copertoni da 28mm Tubeless, ed una ricercata pulizia delle linee accompagnata ad un comportamento “bilanciato” del telaio, ovvero adatto ad un utilizzo a tutto tondo, ma non estremizzato in alcun senso.
Vediamo le caratteristiche tecniche del telaio. La progettazione ha mirato alla flessibilità verticale, in particolare del retrotreno, senza però l’ausilio di componenti meccaniche, come elastomeri o ammortizzatori, idem per per il reggisella, che è classico con un profilo a “D”. La RoadMachine rientra quindi nella sottocategoria meno spinta delle bici Endurance. Concorrente di Canyon Endurace, Cervélo C5, Bianchi Infinito e Cannondale Synapse. Piuttosto che Trek Domane, Pinarello K10S o Lapierre Pulsium 900, che invece utilizzano elastomeri o veri e propri ammortizzatori nel telaio.
Da notare che per buona parte del test ho potuto alternare la BMC con la Synapse di cui recentemente abbiamo pubblicato il test. Praticamente usando un giorno l’una ed un giorno l’altra per un paio di settimane, e quindi ho potuto rendermi conto molto bene del comportamento di queste due bici.
Altre particolarità della RoadMachine sono l’attacco manubrio integrato, con un vano inferiore in cui alloggiare i cavi dei freni, che in combinazione coi comandi eTap rendono il manubrio assolutamente pulito. Ed i passaggi interni delle guaine dei freni, sia nel telaio e fodero basso sinistro per il posteriore che nella forcella per l’anteriore. Soluzioni che rendono la linea della RoadMachine molto elegante. Strano il colore verde militare accompagnato da scritte e profili rosso-arancio, ma realizzato bene. La verniciatura è opaca e molto spessa, di ottima qualità.
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Il telaio è predisposto per il montaggio anche con gruppi meccanici. Ottima la realizzazione e l’accoppiamento delle piastrine che coprono i passaggi cavi.
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Massiccio l’attacco manubrio, che nella parte inferiore ha un vano dove far passare in modo pulito le guaine dei freni. Sul frontale l’attacco integrato per Garmin, con anche l’attacco per altri accessori nella parte sottostante, come videocamere o luci. Anche questo dettaglio ben realizzato.
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Le pinze dei freni sono avvitate a carro e forcella tramite delle piastrine metalliche. Solido ed anche questo molto elegante.
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In alto il supporto avvitato al telaio per non far cadere la catena. Un rullino in gomma. Piccoli dettagli, ma ben realizzati.
In basso il sistema di serraggio del reggisella, che si è rivelato molto efficace, cosa non sempre scontata con questo tipo di serraggi. La chiusura è molto graduale, in questo modo il reggisella non cade mai di colpo nel telaio, ed una volta serrato a giusta coppia è granitico, anche senza pasta grippante per carbonio. Ad esempio il reggisella della Synapse restava in posizione solo con pasta grippante.
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Eccellente lo Sram Red eTap. Forse non veloce nella cambiata come lo Shimano DI2, ma preciso, silenzioso e con un’ergonomia eccellente. Idem il principio di funzionamento, impeccabile in ogni condizione, anche con guanti spessi.
Ottimi i freni, forse un po’ più aggressivi e meno modulabili degli Shimano.
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La RoadMachine è una bici con cui macinare kilometri in ogni condizione. L’ho utilizzata anche strade sterrate e fangose per un leggero Gravel. In salita ha un comportamento direi analogo a quello della Cannondale Synapse. Il peso della BMC è di 7,4kg in taglia 58, quindi un 100gr meno della Synapse, ma la differenza non è molto percepibile. In particolare il confronto mi pare probante in quanto ambedue montavano ruote in carbonio di profilo e peso simile e le stesse coperture, le Vittoria Corsa da 28mm. Anche scambiando le ruote le differenze non erano percepibili. Una bici quindi non da scalatori, non tanto per il peso del telaio, ma per tutta l’impostazione della bici, con gomme da 28mm e ruote a medio/alto profilo. 7,4kg in questa taglia (con freni a disco) sono un buon peso, ma è appunto il carattere generale della bici a non essere quello di una bici da salitomani. Detto questo, tirando fuori i soliti watt vengono fuori gli stessi tempi di bici dal peso simile, solamente si ha la sensazione di un mezzo molto stabile, da portare con passo regolare, piuttosto che in fuorisella con accelerazioni continue. Ripeto, le sensazioni sono molto molto simili a quelle avute con la Synapse, nonostante i telai siano piuttosto diversi.
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Se in salita le sensazioni ricordano quelle della Synapse, il discorso non cambia in discesa: ruote simili e coperture identiche fanno molto. Forse la BMC sembra avere un avantreno un po’ più assorbente su asfalti rovinati. Da notare che la RoadMachine ha un angolo sterzo di 72° contro i 73° della Synapse, ma un’interasse leggermente più lungo (1,3cm). Spesso le odierne bici mi danno l’impressione di avere retrotreni molto comodi, ma avantreni piuttosto secchi, cosa probabilmente anche ricercata per favorire la rigidità complessiva della bici e la precisione di guida. Nel caso della BMC il tutto è molto equilibrato invece, e mi sembra che la guida in discesa ne giovi, in quanto non avere un avantreno che saltella su ogni sconnessione rende agevole l’inserimento in curva. Il resto della bici segue poi molto bene e le traiettorie in curva sono molto pulite, senza la necessità di fare correzioni anche minime. Ogni tanto mi diverto ad usare bici vintage, e la differenza di impostazione in discesa è sorprendente rispetto bici come la RoadMachine. Passare da bici con nodi sterzo flessibili, forcelle pesanti, tubolari o copertoni da 21-23mm e caliper a bici Endurance con dischi, pneumatici da 28″ e telai granitici all’avantreno danno sensazioni davvero diverse. Con le bici vintage sembra di andar forte, ma poi i tempi in realtà sono identici o quasi, con una differenza di sicurezza e controllo davvero a favore delle moderne bici Endurance. Idem per la posizione in sella, molto meno estrema e caricata sull’anteriore. Da notare come i freni idraulici Shimano fischino da caldi (a metà-fine discesa), mentre gli SRAM da freddi o con pioggia.
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Il fattore comodità è pressoché analogo a quello delle bici della stessa categoria o sottocategoria come avevo anticipato in apertura. La RoadMachine è una bici con cui macinare chilometri senza problemi e con un assetto che garantisce assorbimento delle asperità dell’asfalto, in primis grazie ai copertoni da 28″. Fa parte di quella categoria di bici che possono dare il meglio in GF lunghe per amatori che vogliono andare regolari, senza cercare accelerazioni continue (ma sulle GF lunghe quanti lo fanno poi?).
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Gran bella bici questa BMC RoadMachine. Se siete cacciatori di KOM su salite brevi o amate i fuorisella continui chiaramente ci sono altre opzioni e tipologie di bici a cui rivolgersi, ma se pensate di ricadere nella categoria dell’amatore che ama fare “un po’ di tutto”, viaggia perlopiù al passo (che non deve essere interpretato come “passeggio”!) e vuole un mezzo All-Round, questa è una bici che non deluderà. I contenuti a livello di realizzazione e finiture sono eccellenti, ed in questa configurazione si può dare ragione a BMC quando afferma che “ha tutto”. Obiettivamente del montaggio cambierei nulla, a partire dall’eTap che, aldilà del funzionamento (impeccabile) ha forse la migliore ergonomia dei comandi, anche con guanti pesanti invernali. Ottime anche le ruote DT Swiss.
Prezzo: 8999 Euro Sito BMC
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