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Botta e risposta tra Bruyneel e la UAE

Johan Bruyneel, 58enne belga trasferito in Spagna, è noto per essere stato professionista tra il 1987 ed il 1998, con 16 vittorie in carriera, tra cui 2 tappe al Tour ed una alla Vuelta, ma soprattutto per essere poi stato il direttore sportivo delle squadre di Lance Armstrong, dal 1999 con la US Postal sino al 2012 con la Radioschack. Figura controversa del ciclismo, in quanto non ha mai espresso “pentimenti” o fatto ammissioni di colpe per i fatti di doping della sua epoca da direttore sportivo, gli viene riconosciuta però una indubbia esperienza e conoscenza delle corse (ed anche della biciclette in generale essendo un grande collezionista). La sua capacità di lettura delle corse è stata alla base della richiesta di Armstrong di averlo come DS infatti.

Ebbene Bruyneel ha criticato la condotta del Team UAE-Emirates in questo inizio di stagione:

Non è la tattica migliore“, ha detto Bruyneel a proposito delle vittorie a ripetizione di Pogacar in avvio di stagione. “È bello da vedere, ma qual’è lo scopo? Alla lunga non è la cosa migliore uccidere tutti. Bisogna mantenere squadre e corridori in rapporti amichevoli e, inoltre, sarebbe meglio dal punto di vista fisico“.

Durante il podcast The Move Bruyneel ha continuato:

Ora i suoi gregari sono a pezzi per far vincere a Pogačar una corsa come questa (la Vuelta Andalucia -ndr-). Alcuni di loro dovranno recuperare per due settimane. Le vittorie di febbraio non valgono nulla, quello che conta è luglio“.

Infine una critica diretta a Mauro Gianetti, Team manager della UAE, (stessa età di Bruyneel per cui i due hanno corso durante lo stesso periodo in carriera): “È bello avere un corridore così ambizioso, ma credo che debba essere controllato dall’ammiraglia, dove le cose devono essere fredde e calcolate. Ma a quanto pare no, anche lì c’è tutta questa euforia, e questo incoraggia il corridore a volersi lasciare tutti alle spalle”.

Il tutto potrebbe essere condivisibile, ma non per Gianetti, il quale, non solo ha risposto alle critiche, ma ha pure rilanciato, sulle pagine del Het Laarste Nieuws:

“[Pogačar] non è ancora al massimo della forma. Se può vincere al 70% della forma, perché non farlo?”, ha detto lo svizzero, confermando che il suo fuoriclasse è un vincente anche quando non è al meglio.

Oggi possiamo vedere tutti i suoi parametri e nel suo caso sappiamo che è lontano dalla sua forma migliore. Lo stesso Remco Evenepoel ha detto che era all’85-90% e guardate come corre”, ha proseguito. “È troppo magro per il Giro o è un corridore eccezionale? Io propendo per la seconda opzione“, ha aggiunto.

Anche un altro direttore sportivo della UAE, Matxin, si è espresso sulla stessa linea: “Ognuno ha la sua opinione, ma non possiamo dimenticare che, a differenza degli anni precedenti, Tadej non ha ancora fatto un ritiro in alta quota e che il programma è stato modificato in modo che abbia nuove sfide, con altri rivali. In questo periodo dell’anno l’obiettivo è correre in modo rilassato e divertente. E lui lo sta facendo“.

La risposta della UAE non sembra cogliere un punto importante: ovvero le dinamiche interne al gruppo. Da quello che si può vedere ed i social lasciano trapelare, Pogačar gode di buona stima da parte dei suoi colleghi, forse anche per il fatto che lo sloveno è sempre sorridente, di buon umore anche se (raramente) perde oltre ad essere molto sportivo. Ma generalizzare è sempre pericoloso, e storicamente, i “cannibali” alla fine sono sempre stati mal tollerati in gruppo, e pure dai tifosi.

Inoltre, sottolineare che Pogi sia ora “al 70%” quando fa il vuoto in corsa non è proprio un complimento lusinghiero per i suoi avversari, in particolare se poi Gianetti ricorda che Evenepoel sia “all’85-90%”, senza che questo stia facendo gli sfracelli del proprio pupillo…come a dire che Pogačar vince a ripetizione con un 15-20% in meno di forma di Remco….potrebbe essere una strategia per mettere pressione al belga e destabilizzarlo, ma ne mette anche sul proprio corridore. Insomma, parole rischiose, che tutto sommato Bruyneel definisce bene come “euforia in ammiraglia”. Da un lato sicuramente giustificata nell’avere un corridore come lo sloveno, ma un po’ di cautela, come suggerisce Bruyneel, non farebbe male, ed il belga sa di cosa parla per esperienza.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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