Bradley Wiggins, 44enne, ex vincitore del Tour de France ed unico corridore ad aver vinto mondiali (8) e oro olimpico (4) sia su strada (2) che pista (10), ha dichiarato bancarotta già nel 2020 per quanto riguarda la sua società Wiggins Rights Limited, indebitata per 765.000eu, ora avrebbe “perso tutto” secondo le parole del suo avvocato Alan Sellers, riportate dal Daily Mail.
Le parole di Sellers dipingono un quadro triste e tragico: “Ha perso tutto, assolutamente tutto. La sua casa, il suo altro alloggio a Maiorca, i suoi risparmi e i suoi investimenti… Non gli è rimasto un centesimo. È molto triste. Non so dove ha dormito ieri notte e non so dove dormirà stanotte o domani. Non ha un indirizzo permanente“.
Secondo il quotidiano The Times Wiggins starebbe cercando di vendere persino le sue medaglie olimpiche.
Wiggins in recenti interviste non è mai entrato nel merito di queste questioni, che aveva liquidato come “una annosa questione, dovuta alla negligenza professionale da parte di [altri], che ha lasciato un mucchio di merda con il mio nome sopra da affrontare“.
Nelle stesse interviste Wiggins ha parlato delle proprie difficoltà, in particolare ad avere un rapporto sano proprio col ciclismo, dato che durante la sua carriera è sempre stato su un’altalena di momenti di pura ossessione nei confronti dello stesso ed altri momenti di rifiuto. Una sensazione che ha avuto anche una volta appesa la bici al chiodo, quando per un certo periodo di tempo aveva il “disgusto anche solo a guardare una corsa in tv“. Ed anche la pratica del ciclismo non è una cosa da cui ha avuto soddisfazioni una volta smesso, anzi, ha descritto un’esperienza di un paio di anni fa come “demoralizzante”: ha affrontato in Spagna la salita di Sa Calobra, una salita che in preparazione al Tour vinto nel 2012 aveva percorso in 22’30” (il KOM su Strava è 27’24”) mentre durante questo revival dieci anni dopo ci ha messo 1h30…
Questo ha fatto realizzare a Wiggins che: “Mi sono reso conto che non potevo divertirmi a stare in un gruppo e salire in sella sapendo che sarebbe stato molto facile per me in passato” (mentre ora non più-ndr-). In particolare Wiggins avrebbe sofferto in particolare dell’essere riconosciuto da altri amatori increduli di andare “più veloci di Wiggins!“. Una sensazione per niente apprezzata in passato anche da un campione come Bernard Hinault.
Allo stesso tempo in un’intervista recente Wiggins ha dichiarato che “ora ho voglia di tornare in bici e ritrovare il mio livello. È passato abbastanza tempo ed ho potuto trovare un equilibrio“.
Wiggins, figlio di un padre ex-pro ciclista, alcolista, morto in circostanze mai chiarite del tutto nel 2008 (per un colpo alla testa dopo essere stato buttato fuori da una festa, ma la natura del colpo non è mai stata spiegata, se incidentale o causata da qualcuno), ha raccontato nel tempo di essere stato abusato sessualmente da un suo allenatore quando aveva 13 anni, e che ha lottato con la depressione per gran parte della sua vita, cadendo a volte anche in abuso di alcool. Ha anche raccontato di come ad un certo punto della sua vita “non fosse in grado di fare il genitore”, e che ora cerca di solo di essere un padre per suo figlio Ben, talento in forza alla Hagens Berman Jayco (2° ai mondiali a crono juniores l’anno scorso), ma con cui cerca di non parlare di ciclismo, considerando che fargli da mentore nello sport sarebbe “molto poco sano”.
La salita non è ancora finita Brad, forza.
Quando sei a quei livelli, dal punto di vista economico, non spendi, come, per esempio, il sottoscritto. Se esci a cena, non vai 1 volta al mese a mangiar una grigliata (per buttare un esempio) ma sei abituato ad andare da Bottura/Cannavacciuolo/Barbieri una volta al mese. Compri solo certi vestiti, certe auto...... Hai un tenore di vita di un certo livello, perchè sei stato sempre abituato ad avere certi introiti.
Dal punto di vista sportivo, anche lì, noi ragioniamo da amatori qualsiasi, un pro di livello assoluto (in qualsiasi disciplina) può soffrire molto psicologicamente questa cosa, come può soffrire il non voler ammettere quando è ora di smettere, o il non accettare di non essere più idolatrato come quando giocava/correva, ma essere diventato uno solo un po' più famoso di uno normale