Nelle gare WorldTour le cadute, singole o di gruppo sono diventate ormai un problema evidente. Al Giro d’Italia ci sono corridori che cadono praticamente su base quotidiana, come Darwin Atapuma (BMC), l’anno scorso Chris Froome e Alberto Contador, due favoriti alla vittoria finale al Tour, si sono autoeliminati in cadute, multiple nel caso di Froome.
In altre corse, campionati nazionali e Vuelta a Catalunya Taylor Phinney e Peter Stetina, entrambe corridori BMC, hanno subito infortuni serissimi in cadute causate da motivi differenti: Una moto troppo vicina ed un paletto non segnalato sulla strada.
I motivi sono sempre diversi, ma non mancano critiche alle capacità di guida dei corridori stessi. Basti pensare a Bradley Wiggins al Giro 2013, o Domenico Pozzovivo recentemente. O, per restare alla cronaca degli ultimi giorni, ad Alexandre Geniez.
Cadute di gruppo, cadute singole (Boonen, Cancellara), segnaletica stradale mal segnalata o mal presidiata (caso VanSummeren al Fiandre 2014), o, gruppo troppo numeroso? Quest’ultima motivazione è stata recentemente sollevata da Jim Ochowicz (BMC) che vede nel ridurre il numero di squadre (non dei corridori per squadra) in corsa una soluzione.
Soluzione ad un problema che ad ogni modo appare ormai evidente. Un problema che forse potrebbe avere la causa nell’utilizzo (o abuso) del famigerato Tramadol, come evidenziato dal Team Sky?
Tra i vari cambiamenti che il ciclismo sta vedendo negli ultimi tempi quello delle cadute a ripetizione sta diventando più di una curiosità, ma un problema reale.
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