Il “dopo Armstrong” ha riservato anni incerti per il Tour de France, facendo salire e scendere dal podio vincitori e vinti che poi sono diventati i nuovi vincitori.
L’edizione 2012 è partita con un favorito assoluto: Bradley Wiggins. E per una grande parte del pubblico è stata un po’ l’ennesima delusione: ecco il solito rincalzo che salta fuori dopo il gioco ad eliminazione dei positivi al massacro del doping.
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Le prestazioni del 32enne britannico e della sua squadra hanno poi fatto sollevare polveroni di infiammate discussioni e sospetti di ogni genere vista la netta superiorità ed il dominio dello Sky Team in ogni competizione a cui hanno partecipato. Compresi gli exploit di gregari non proprio conosciuti al grande pubblico come Christopher Froome.
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Bradley Wiggins pero’ non è proprio uno che si è messo in sella ieri. Nato a Gent, in Belgio il 28 Aprile 1980, da padre ciclista, l’australiano Gary Wiggins, un pistard che ha ottenuto buoni risultati tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’80, compresi due titoli nazionali (Km a crono, e 4000 inseguimento). Morto abbastanza misteriosamente nel 2008 in Australia, dove è stato trovato a lato di una strada, in auto, con accanto una borsa piena di memorabilia della propria carriera e ritagli di quella del figlio Bradley.
Il quale viene messo in sella a 12 anni e comincia a correre in velodromo. Da li la carriera di pistard è di assoluto livello:
-a 20 anni è medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 2000 in Australia (inseguimento a squadre).
-a 24 alle Olimpiadi di Atene vince 3 medaglie, primo atleta inglese a riuscirci negli ultimi 40 anni: oro nell’inseguimento individuale, argento nell’inseguimento a squadre , bronzo nel Madison. Tripletta che gli vale il titolo di Ufficiale dell’ordine dell’impero britannico.
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Nel frattempo milita in svariate squadre professionistiche su strada (Linda McCartney, Française des Jeux, Crèdit Agricole), anche se ha un momento di difficoltà dopo le Olimpiadi di Atene quando diventa praticamente un alcolista e per sua stessa ammissione passa le giornate a bere birra.
Nel 2007 pero’ risale la china e vince l’oro in inseguimento e a squadre in coppa del mondo su pista a Manchester, oltre che a mettersi in evidenza a crono (4° al prologo del Tour de France e primo a quello del Delfinato). Altro brusco stop è l’abbandono della sua squadra al Tour lo stesso anno, la Cofidis, dopo la positività del suo compagno Christian Moreni.
Episodio che comincerà a far conoscere Wiggo, come è soprannominato, per una caratteristica che lo fa rientrare in quella categoria che i francesi chiamano eufemisticamente franc parler. Wiggins infatti afferma che avrebbe voluto dare un cazzotto in faccia a Moreni per averlo privato del suo sogno di arrivare sugli Champs-Elysées a Parigi. Questo modo molto diretto ed inusitato di parlare in un mondo di ciclisti che spesso si esprimono in un piattume oratorio degno di tanti politici non sempre gli gioverà e gli attirerà non poche critiche.
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Nel 2008 passa ad una nuova squadra, il Team-Highroad e vince ancora tre ori ai mondiali su pista a Manchester, e poi ancora un oro alle Olimpiadi di Pechino (inseguimento). Quindi l’oro a squadre con anche il record del mondo. A fine anno conquista un ulteriore gradino nella gerarchia britannica diventando Comandante dell’ordine Britannico.
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Il 2009 è anno di grandi cambiamenti per Bradley, visto che non solo passa alla Garmin-Slipstream, ma perché perde 6kg ed assume la tipica silhouette che lo rende tanto riconoscibile, dato che pochi atleti in gruppo posso vantare come misure 190cm per 69kg. Nel futuro prossimo pero’ questo segnerà una nuova tendenza nel gruppo, dato che sempre più “lungagnoni” extramagri saliranno alla ribalta, a cominciare dai fratelli Schleck.
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Cominciano ad arrivare anche i primi risultati degni di nota su strada: col titolo nazionale a cronometro, e qualche tappa al Tour del Qatar, ed altre corse minori, ma soprattutto un 4° posto al Tour de France. Che gli vale non poche attenzioni, qualche sospetto e le prime critiche “pesanti”, come quelle del suo connazionale David Millar, suo compagno alla Garmin (squadra in cui militano altri “gamba lunga” che ben faranno negli anni seguenti, come Hesjedal e VanSummeren) che lo accusa di non avere doti di leadership e di non aver dato il giusto riconoscimento allo sforzo collettivo della squadra nel fargli ottenere il 4° posto al Tour.
Critiche che Wiggins spazza via una settimana dopo l’intervista incriminata a Millar, vincendo il Giro del Delfinato.
Dopo un 2010 in cui si conferma campione a cronometro britannico e indossa per un giorno la maglia rosa al Giro, dopo una crono vincente, nel 2011 letteralmente “esplode”, conquistando:
-titolo nazionale su strada
-3° posto a Parigi-Nizza e Vuelta
-argento alla crono dei mondiali, dietro Tony Martin e davanti Fabian Cancellara
E cosi’ si arriva al 2012 ed oggi, con i risultati che ora tutti sanno: vittorie a Parigi-Nizza, Delfinato e Tour de Romandia e soprattutto la maglia gialla ben salda per ora sulle sue spalle.
Le discussioni continuano ad infiammarsi, e lui non le manda a dire, come quando se la prende violentemente contro chi lo accusa di essere un dopato su twitter, ma anche restando concentrato e ripetendo nelle interviste le parole di Lance Armstrong (che lo ha definito “il miglior fottuto ciclista ad inseguimento su pista di tutti i tempi“): “il Tour de France è solo la parte meno dura di un anno di enorme sacrificio“.
Ed i sacrifici Bradley Wiggins non se li è fatti mancare sottoponendosi a durissimi allenamenti tutto l’inverno, tenendo ben controllato il suo bassissimo peso e curando scientificamente vari parametri che sono e saranno oggetto di discussione (ed emulazione c’è da scommetterci) di tutti gli appassionati, come i rapporti W/Cx, Vo2/massa magra ed altre cose tecniche che i più curiosi potranno leggere nel forum analizzate nel dettaglio da un professionista come Roberto Massa.
Ma anche sapendo come “allentare la pressione” come da lui stesso descritto: “per me è sempre tutto o niente, sia in allenamento che in gara che quando stacco“.
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Ed ecco che viene fuori un ciclista originale rispetto allo standard a cui siamo abituati, con la sua collezione di chitarre d’epoca, che sa suonare, come dimostrato in un’esibizione in cui ha suonato “Jumpin’Jack Flash” degli Stones in un pub, o la collezione di scooter d’epoca, il tutto da buon Mod, di cui ricalca bene lo stile coi suoi basettoni e la capigliatura alla Paul Weller, i tatuaggi e le sue “scappatelle” per andare a vedere concerti o farsi fare un autografo in un negozio in cui i suoi idoli Oasis presentano il nuovo album. Il tutto senza più qualche esagerazione come nel passato (corse nudo in un parcheggio fuori da un pub) e l’astensione totale dall’amata Guinness.
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Questo probabilmente grazie alla maturità anche mentale ed all’equilibrio raggiunto a 32 anni con moglie, 2 figli ed una squadra in cui “…mi posso rilassare ed essere me stesso. Non come quando stavo ad esempio nelle squadre francesi, in cui dovevo essere in un certo modo altrimenti tutti si incazzavano e mi ostracizzavano“.
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Nel Regno Unito c’è un ciclista che oggi è il n°1 indiscusso in popolarità: Chris Hoy. Ma c’è da immaginare che se arriverà in giallo a Parigi i sudditi di sua maestà si dovranno sicuramente vedere indecisi con una nuova star: Wiggo.
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