Il riscaldamento globale probabilmente renderà inutile a breve articoli come questo, ma vale la pena di fare un po’ il punto sulle possibilità date dal moderno abbigliamento nella pratica del ciclismo. A molti giovani e neofiti potrà sembrare scontato, ma i progressi fatti dall’abbigliamento negli ultimi, diciamo, 15 anni, hanno stravolto le possibilità di pedalare anche con tempo inclemente.
Sino ai primi anni ’80 l’abbigliamento del ciclista era composto dalle maglie di lana e dai pantaloncini con la pelle di daino, ovvero una vera pelle di daino utilizzata come fondello, che col tempo si rinsecchiva e diventava dura, pertanto andava ammorbidita con una crema. Creme che alcuni marchi high-end continuano a proporre anche per i moderni fondelli in materiale sintetico. Le maglie di lana svolgevano bene il loro lavoro, essendo adatte ad un range di temperature veramente ampio, ed avendo la proprietà di non assorbire gli odori. Quando pero’ le temperature si fanno rigide e si affrontano anche discese la lana mostra tutti i suoi limiti, non isolando dall’aria, a meno di non raddoppiarla o triplicarla in vari strati. Questo però vi porterà a sudare e rimanere bagnati in salita, con i vostri strati pesanti come giubbotti antiproiettile, per poi congelarvi in discesa. Tant’è che nei tempi eroici del ciclismo, spesso, i mesi invernali erano off-limits per pedalare.
Da metà anni ’80 sino ai primi anni ’90 del secolo scorso sono apparsi i primi tessuti antivento, spesso tinti in colorazioni psichedeliche come imponeva la moda di allora, in particolare nel nascente mondo Mtb. Questi tessuti avevano però il lato negativo di essere totalmente non traspiranti, quindi all’interno di questi scafandri fluo si rimaneva bagnati come se avesse piovuto in ogni caso.
Poi arrivarono i signori Wilbert e Robert Gore dagli Stati Uniti con la loro invenzione, il Gore-Tex, un tessuto composto da Teflon stirato, che permette di agli indumenti di essere traspiranti, ma idrorepellenti, non facendo passare le gocce d’acqua più grandi dei fori del tessuto, ma di far fuoriuscire il vapore acqueo prodotto da chi lo indossa.
Da allora il Gore-Tex si è raffinato in una moltitudine di versioni sempre più evolute, andando a comporre praticamente ogni accessorio, dalle scarpe ai berretti, ai guanti. Combinato con altri moderni tessuti più o meno termici viene ora offerto in una lista infinita di capi di abbigliamento adatti a qualunque condizione atmosferica. Sino ai giorni nostri, o meglio sino alla celeberrima Milano-Sanremo 2013, quando ha fatto la sua apparizione la Gabba, la giacca nera usata da mezzo gruppo Pro, che ha subito solleticato milioni di amatori. Frutto della collaborazione tra l’italiana Castelli e la GORE, la Gabba è composta da un tessuto “4-way stretch Windstopper X-Lite Plus” antivento, idrorepellente e soprattutto che consente un taglio molto aderente. Da allora anche questo tessuto si è evoluto ed è stato copiato in mille modi diversi e declinato in altrettante varianti adatte ad ogni range di temperature. Finiti quindi i tempi in cui bisognava imbacuccarsi come Sherpa nepalesi. Oggi è possibile vestirsi relativamente leggeri, e non impediti nei movimenti, senza soffrire (troppo) il freddo.
Vediamo alcuni di questi prodotti.
Senza dubbio oggi è nota l’importanza dell’intimo, o Base Layer, in inglese. L’offerta è ampia e consente di affrontare quasi ogni temperatura, rimanendo praticamente asciutti a contatto con la pelle. Personalmente preferisco indumenti compressivi o moderatamente compressivi, per evitare sfregamenti sulla pelle più che altro. Un maglia maniche lunghe che consiglio è la Santini Wool, in tessuto misto lana, poliammide e Elastan. Più compressiva è la maglia Energizer della X-Bionic. A prezzo decisamente più abbordabile, ma comunque efficace la maglia Aerofit 920 di B’Twin. Sopra la maglia intima si possono mettere vari strati di altri indumenti, a dipendenza della temperatura. Una protezione antivento d’inverno è a mio avviso comunque obbligatoria. Ottima scelta può essere la giacca Castelli Alpha ROS, in pratica la versione invernale e termica della famosa Gabba. Simile, un po’ meno pesante, la GORE Power WS SO. Per chi vuole spendere meno, ma restando su materiali di qualità consiglio la Casey di Bicycle Line. Nel caso il tempo sia piovoso o molto umido si può pensare di coprire queste giacche con una mantellina antipioggia. L’unico problema sarà la taglia, visto che se usate quella estiva, con addosso già 2 strati di indumenti vi legherà almeno i movimenti. In questo periodo di saldi si possono trovare buone offerte per prodotti che possono fare al caso, come la giacca Drun di Santini. Nel caso vogliate qualcosa di anche molto traspirante GORE è sempre un’ottima scelta, come per la giacca GORE Oxygen, ma con prezzo conseguente. Idem per la Pro Race Cape di Rapha. Per quanto riguarda la parte bassa del corpo, ovvero i pantaloni, la scelta dipende molto dal tipo di attività che si svolge. In linea di massima d’inverno non si fanno uscite lunghissime sottozero, quindi dei buoni pantaloni termici possono fare al caso, magari se trattati in modo idrorepellente, come i Santini Vega 2.0 da noi recentemente testati. Se invece non vi fate mancare niente, anche la randonnée natalizia, meglio andare su prodotti “blindati”, ma dal costo conseguente, come gli Assos LL.bonka S7. O per rimanere su marchi premium, i Rapha Deep Winter Tights. In generale preferisco spendere un po’ di più per i pantaloni che per altri indumenti, in quanto l qualità deve essere buona, sia per fondelli che per cuciture, senza oltretutto avere la possibilità di “raddoppiare” gli strati come per la parte superiore del corpo.
Vengono quasi sempre inseriti nella categoria accessori, ma d’inverno non lo sono per niente, anzi, sono vitali. Mani, collo e piedi sono parti che è indispensabile proteggere bene, altrimenti le uscite possono rivelarsi una pena o una vera tortura, con mani e piedi congelati. Per quanto riguarda i guanti dipende molto dalla temperatura a cui si pedalerà. Guanti molto pesanti offrono buona protezione, ma impediscono i movimenti delle dita, impacciando le cambiate (o rendendole difficili se usate Shimano DI2), quindi un consiglio è quello di utilizzare sottoguanti in seta e sopra guanti non troppo spessi, o magari in neoprene se non fate uscite troppo lunghe. In questo modo si è al caldo e riparati dall’acqua eventuale. I sottoguanti in seta si trovano un po’ dappertutto a prezzi modici. Guanti in neoprene anche, come i Castelli Diluvio per rimanere su marchi stra-noti. Non sottovalutate i guanti a manopola se la temperatura è rigida. Da anni uso un modello della SealSkinz con cui mi trovo molto bene. Simile a quello a catalogo ora. Se invece volete proprio giocarvela sul sicuro date un’occhiata ai guanti riscaldati della Ekoï, modello Heat. Per quanto riguarda le calze, consiglio dei classici calzettoni alti in lana, da sci. Tengono caldo, non puzzano e sono eterni o quasi. Lascerei perdere modelli particolarmente sofisticati, ma che nella mia esperienza servono praticamente a nulla, come le calze FuguSpeer della Assos. Idem per i soprascarpe molto spessi, come quelli in neoprene: aumentano di molto l’ingombro della scarpa e spesso si finisce per sverniciare o rovinare le pedivelle se sfregano, oltretutto la protezione nella parte inferiore è scarsa, visto che servono comunque i fori per far passare talloni e tacchetti. Se li indossate sopra le scarpe estivi, magari con mille utili feritoie per l’estate il risultato non sarà dei migliori. Meglio orientarsi su scarpe specifiche invernali, con interno in Gore-TEX, suole senza feritoie e ghetta in neoprene per coprire la parte superiore, la punta e la caviglia. Io uso le Mavic Ksyrium Pro Thermo, che consiglio, o le Fizik X5 Artica. Da non disdegnare anche i modelli da Mtb (compatibili solo con pedali Shimano SPD però) che hanno suole tacchettate che consentono di minimizzare i danni a suole e tacchette nelle pause caffè riscaldanti o al semaforo se le strade sono sporche di sale o brecciolino, come le Northwave Raptor GTX. Per quanto riguarda collo e faccia, ci sono una miriade di prodotti adatti allo scopo, da scaldacollo specifici, alle fasce tubolari multisport, ai passamontagna da rapinatori di banca. Idem per la testa, anche se l’ideale per climi molto freddi sono i berretti “alla belga”, con frontino e coperture per le orecchie. Oggi in commercio ci sono molti modelli anche con pannelli in materiale antivento per la fronte.
Per chiudere, suggerisco due “trucchi”, forse già noti, per combattere il freddo ai piedi e la pioggia nelle scarpe. Uno è mettere un po’ di comunissima ed economica carta stagnola sopra le calze sulla punta dei piedi. Il banale alluminio che si usa per avvolgere l’arrosto da mettere in forno. Basta fare lo stesso sulla punta dei piedi cercando di non creare pieghe che potrebbero essere fastidiose. Mentre per la pioggia qualunque scarpa o copriscapra, non importa quanto spessa ed ermetica, ha un punto debole: le tacchette ed i fori delle viti. Se piove molto l’acqua entrerà, non c’è scampo. Alla cosa si può ovviare calzando i sovrascarpe da ospedale, che si comprano nei negozi di sanitaria o anche in farmacia in pacchi da numerosi pezzi (100 mediamente). Sono fatti di plastica molto sottile e si possono calzare sopra la scarpa. In questo modo si andrà a coprire la parte inferiore della stessa compresa la tacchetta. Poi sopra si può calzare il copriscarpa. Questi sovrascarpe ospedalieri essendo sottili permettono di agganciare la scarpa al pedale rendendo waterproof anche la suola. L’unica accortezza è nell’aggancio, per cui si deve fare attenzione a non romperli. Questo sistema funziona con tacchette Look. Le Shimano, essendo larghe di lato tendono a romperli, idem le Time e le Speedplay, troppo profonde ed in metallo.
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