Dopo il grave incidente di cui è rimasto vittima allo scorso Criterium du Dauphiné, Chris Froome (Team Ineos) sembra tornato al livello precedente, nonostante l’epidemia, il confinamento e tanti dubbi sul resto della propria carriera. Come vive questo momento il 4 volte vincitore del Tour? Vediamolo in una selezione di spezzoni di interviste varie ai media:
Dopo 8 mesi di stop, al rientro alle gare al Tour UAE: “…non ho avuto paura, ma è stata una situazione strana. Un momento pedali sulla tua bici ed il momento dopo sei in quarantena in un hotel. Ma erano delle misure necessarie perché c’erano delle persone infette in corsa. Ci ha permesso di aprire gli occhi su quello che stava succedendo“.
Appena rientrato dal Tour UAE è volato in Sud-Africa: “Ci ho passato qualche settimana in ritiro per allenarmi. Poi anche l’Africa del sud ha cominciato a chiudere le sue frontiere, ed ha grossomodo chiesto agli stranieri di lasciare il paese. Quindi sono partito appena sono state annunciate queste misure e sono rientrato in Europa“.
La sua giornata tipo: “Ogni mattino vado nella mia palestra, nel mio garage. Continuo a fare degli esercizi di rieducazione e di potenziamento della mia gamba destra (quella in cui si è rotto il femore nell’incidente -ndr-). Faccio generalmente da 45 minuti ad 1h di questi esercizi e poi continuo con un allenamento normale, ovvero delle ripetute e delle “uscite” più lunghe, in funzione del mio programma. A volte metto i rulli in giardino se il tempo lo permette, per avere un po’ di sole e schiarirmi le idee. Va tutto bene. Ho anche la fortuna che la mia palestra è stata preparata da un pezzo per la mia rieducazione. Questo mi ha permesso di avere della continuità ed ho tutto l’equipaggiamento di cui ho bisogno“.
Sui famosi controlli non fatti da parte della WADA: “Sono stato controllato a più riprese da Ottobre, ma non da quando sono in confinamento (17 Marzo -ndr-). Ma da quello che so i controlli si fanno, ed ogni volta che suona il campanello mi aspetto che siano i controllori antidoping, ma la maggior parte delle volte è solo il corriere. Ad ogni modo non ho paure particolari a riguardo“.
Il Tour de France: “Dalla mia caduta al Dauphiné sono concentrato su una sola cosa: essere sulla linea di partenza del Tour. E conto assolutamente di esserci. Ho fiducia che il governo e ASO non faranno prendere rischi ai corridori, agli staff ed al pubblico, quindi non ho dubbi che saranno prese tutte le precauzioni“.
La preparazione al Tour: “Al momento non ne so molto e dipenderà dalle decisioni prese dai governi europei dove facciamo normalmente i nostri ritiri (Tenerife -ndr-). Sono sicuro che ci saranno restrizioni sui viaggi e sui raggruppamenti di persone nei prossimi mesi, e quindi questi saranno tutti dei fattori da prendere in considerazione per la preparazione”.
“Da un punto di vista personale è un vantaggio avere più tempo per prepararmi al Tour, per recuperare dal mio infortunio, ma non è qualcosa che festeggio, con tutte le difficoltà che la gente deve affrontare, sia da un punto di vista sia sanitario che economico“.
Il fattore testa: “So che c’è una possibilità che non si corra, ma io mi preparo e mi alleno come se ci fosse. Ormai abbiamo le date, e al momento, mentalmente, sono orientato con la testa ad una sola cosa: essere pronto in quel momento“.
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