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Corridori confinati: Davide Martinelli, solidarietà pedalante

In tristi tempi di epidemia ci sono anche storie di ciclismo e solidarietà, come quella di Davide Martinelli, corridore della Astana, figlio del celebre Giuseppe Martinelli, direttore sportivo della squadra kazaka. Martinelli consegna medicinali in bici nel suo paese di Lodetto, 20km da Brescia, una delle province più duramente colpite dal coronavirus in Italia.

Martinelli si è trovato a consegnare medicinali invece che partecipare alle classiche fiamminghe per cui si era preparato: “…con non poca libertà nella squadra. Avevo una bella occasione, ma ci sono cose più importanti in questo momento.

Tutti mi conoscono qui. Di solito c’è un morto al mese nel nostro paese. Ora siamo a 4-5. Sono molto legato al mio territorio, ci vivo ancora coi miei genitori, ma mi sono fatto costruire una casa ad un kilometro da loro. Mi piace alzarmi la mattina, vedere la mia compagna, allenarmi sugli stessi percorsi di quando ero piccolo. Siamo già in viaggio 200 giorni all’anno, e mi peserebbe se non potessi sentirmi a casa mia dive vivo. Si sa che alcuni corriodri vivono all’estero, ma ci sono anche altre priorità“.

A Lodetto non ci sono supermercati né farmacia. Molti abitanti potrebbero essere aiutati da un membro della famiglia, ma il principio è di limitare gli spostamenti e quindi i rischi di contagio. Allora contattano mio cugino Stefano che ha creato una pagina Facebook per aiutare le persone del paese. Quando arriviamo a cinque prenotazioni si parte”.

Martinelli si carica uno zaino in spalla e parte in Mtb per raggiungere Rovato, 10km e recuperare gli ordini.

Prendo delle strade laterali. Ci metto meno che se dovessi prendere la macchina, tirarla fuori dal garage, parcheggiare, etc.. L’altro giorno ho fatto due avanti-indietro consecutivi per il prete e gli ho portato l’equivalente di un carrello della spesa“.

La situazione resta comunque difficile:

dei membri della mia famiglia si sono ammalati, ma sono guariti. Un imprenditore del mio paese si è suicidato. Non ne usciva più, lascia due bambini, è terribile…all’inizio il confinamento era vissuto quasi come delle vacanze poi la tristezza ha preso il sopravvento. Quando esco incrocio poche auto e qualche persona con le mascherine che si scansano quando passo. Spero di non vedere più una situazione del genere, è desolante, ma bisogna che ciascuno faccia qualcosa. Per me fare 10km è niente, ma è il gesto che conta“.

Un altro corridore che sta prestando lo stesso tipo di servizio è Dylan Groenewegen, della Jumbo-Visma, anche lui impegnato nella consegna a domiclio a persone bisognose.

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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