Come passa la giornata Thibaut Pinot (Groupama-FdJ), uno dei corridori meno social del gruppo, in quarantena? Alcuni estratti da un’intervista su L’Equipe.
“Mi alzo, e do il biberon alle due caprette più piccole, Kim e Quentine (Pinot, che vive in una fattoria in campagna, le alleva per hobby). Gli do da mangiare tre volte al giorno. Poi faccio rulli e palestra in tarda mattinata. Il pomeriggio mi occupo solo della fattoria: tagliare l’erba, i rovi, pitturare….raramente mi sono annoiato cosi poco. C’è un sacco di lavoro da fare e che volevo fare da anni, quindi ne approfitto. E poi vado a pescare ovviamente. Almeno una volta a settimana“.
“L’importante è soprattutto star lontano dai social. Se ne leggono veramente di ogni. È la prima volta che li utilizzo cosi poco, perché vedo delle cose aberranti. Tutti che hanno opinioni su tutto. Una pena. Tutto ciò non mi interessa. Per fortuna che la stagione della bici sembra riprendere“.
“Il momento più duro della giornata sono i rulli. Non sono mai stati il mio forte, anche se è grazie a loro che sono passato professionista a 19 anni, perché quando ero al liceo ed ho fatto la maturità ero obbligato a farli per allenarmi alle 6.30 della mattina e la sera alle 18, tutti i giorni. E mi dicevo che una volta passato pro non li avrei fatti mai più…ora ci salgo cosi, in modo un po’ meccanico, ma capita che ci stia su 5 minuti e poi scendo…”
“[…]In ogni caso li faccio in modo completamente libero. Salgo in bici e li faccio in funzione della mia motivazione, di quello che trovo sul tablet….ma in nessun caso mi spacco la testa con un programma di allenamento, intensità o altro. Aspetto l’11 maggio (giorno in cui in Francia si potrà tornare in bici -ndr-) e faccio un po’ più di palestra che di solito”.
“Per quanto riguarda la nutrizione cerco di non sbracare, ma mi lascio andare un po’ più del solito, giusto perché ho il tempo per farlo. So che gli aperitivi post-Tour di luglio e agosto non ci saranno…tanto vale farli adesso (ride). È un mezzo-stacco, non serve a niente stare a stecchetto fino a fine agosto. È troppo lunga e soprattutto bisogna non andare via di testa prima. Chiaro che poi non bisogna fare cose a caso:cerco di controllarmi e di dire basta quando devo. Cerco di vivere normalmente e non prendere peso. […] per forza di cose quando si passa da 5h di bici al giorno ad 1h30’di rulli il peso viene da solo…quindi per ora ho preso 2kg“.
Pinot parla poi dei momenti difficili vissuti qualche settimana fa, quando entrambi i suoi genitori si sono ammalati di coronavirus.
“Ci sono stati molti casi a Mélisey (il paese natale e di residenza di Pinot e dei suoi genitori. Il padre ne è sindaco -ndr-). D’altronde siamo a meno di 30km dall’Alsazia, e per forza siamo stati molto colpiti (l’Alsazia è la regione con più contagiati e deceduti in Francia -ndr-). I miei genitori sono stati colpiti assieme e sono sempre malati da più di 20 giorni dopo aver contratto il virus. Ho due vicini di casa che sono stati contagiati anche loro. Un quarto del paese, su 2000 abitanti, è malato, quindi quando vado a fare la spesa incrocio le dita per non ammalarmi, anche se ci devo andare per forza. Prendo tutte le precauzioni possibili, ma senza cadere nella psicosi, perché tanto alla fine c’è poco da fare. Le mascherine non ci sono ad esempio, e non me le posso inventare.”
“All’inizio non sapevamo troppo di cosa si trattava, quando c’erano solo qualche centinaio di casi in Francia. L’abbiamo presa un po’ alla leggera, ma al secondo giorno dopo il mio rientro dalla Paris-Nice, il mio vicino è stato portato via con l’ambulanza. Ero davanti il garage e gli ambulanzieri erano coperti dalla testa ai piedi, e allora la ho preso veramente paura. Non pensavo che nel mio piccolo paesino sperduto saremmo stati tanto toccati. Mi sentivo veramente sicuro”.
“Mio padre è andato in ospedale dopo più di 20 giorni di malattia (ora è stato dimesso -ndr-), ed è stata dura. Con la quarantena ho vissuto nello stress per la salute dei miei genitori.
[…] Ho cercato di vederli tutte le mattine attraverso la finestra. Per tre settimane gli ho portato pane e giornali, perché gli serviva un contatto. Parlavamo dalla finestra. Quando sono stati peggio avevo paura di una cattiva notizia la notte, ero sempre stressato quando andavo da loro ed aspettavo di vederli apparire alla finestra, poi quando li vedevo mi rassicuravo”.
“Personalmente all’uscita dal confinamento voglio veramente allenarmi a fondo. Non ho voglia di logorarmi con rulli e realtà virtuale. Voglio essere fresco per impegnarmi al 100%. Penso che tanti usciranno da questo confinamento logorati mentalmente e fisicamente. Tanti si allenano sui rulli quanto farebbero su strada, ma non hanno niente a che vedere l’uno con l’altra.”
Infine una chiosa divertente sulla probabilità delle corse falsate dai mancati controlli antidoping attuali.
“Il mio ultimo controllo a sorpresa ADAMS non mi ricordo nemmeno quando è stato. Credo l’estate scorsa…ah no, era ottobre, stavo svuotando una vasca per abbeverare le capre…sembrava una candid-camera“.
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