La Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping ha inflitto la squalifica a vita a Danilo Di Luca, per violazione all’ex art. 2.1 e 2.2 del Codice WADA (art. 21.1 2.1.2 del Regolamento Antidoping UCI), ai sensi dell’art. 10.7 del Codice WADA (art. 306 del Regolamento UCI) con decorrenza dal 24/05/2013 disponendo l’annullamento di tutti i risultati agonistici da lui conseguiti successivamente al prelievo biologico del 29/04/2013.
Il TNA ha condannato Di Luca al pagamento della sanzione pecuniaria prevista dall’art. 326 del Regolamento UCI, quantificata in EUR 35.000,00 e al pagamento delle spese del presente procedimento, quantificate in EUR 850,00; oltre che al pagamento dei costi di gestione del risultato e della documentazione analitica pari a CHF 3.150,00 ai sensi dell’art. 275 del Regolamento UCI.
Il corridore abruzzese era stato già sanzionato per la frequentazione de medico inibito Carlo Santuccione per tre mesi, e per la positività all’Epo Cera del 2009, quando era stato fermato per due anni, poi ridotti a 15 mesi.
Sarcastica la sua reazione sulle pagine della Gazzetta.it: “Era tutto già scritto“, ha detto il corridore di Spoltore, “evidentemente dovevo pagare io per tutti. Ho fatto tante cose per primo… Di sicuro chi mi conosce davvero sa che nello sport ho vinto quello che potevo vincere, non ho mai vinto una cronometro a 60 all’ora”. Qualcun altro sì? “Sì, e lo sta ancora facendo“.
Nelle prossime settimane, Di Luca e il suo avvocato Ernesto Di Toni decideranno se ricorrere in appello contro la sentenza .
Assieme a Lance Armstrong diventa uno dei due soli vincitori di grandi giri ad essere radiato a vita. Al contrario di Armstrong Di Luca non è stato tolto il titolo del Giro d’Italia 2007.
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