Deceduto Hein Verbruggen

Olandese, 75 anni, Hein Verbruggen, è deceduto ieri nel sud della Francia, dove si era ritirato, dopo una lunga malattia.

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Verbruggen aveva iniziato la propria ascesa nel commercio internazionale come responsabile Marketing della Mars, che era co-sponsor nel 1969 della squadra Flandria, dove militavano Walter Godefroot, Jean-Pierre Monséré ed i fratelli De Vlaeminck.

Molto apprezzato per le proprie qualità imprenditoriali, entrerà 10 anni dopo nella Federazione Internazionale di Ciclismo, e nel 1991, alla morte di Luis Puig, diventerà presidente dell’UCI, che proprio su stimolo di Verbruggen nacque come fusione delle federazioni amatori e professionistiche (FIAC e FICP). Verbruggen fu il creatore della Coppa del Mondo su strada e dei punti UCI, oltre a far ammettere i ciclisti professionisti nel ciclismo olimpico grazie alla sua entrata nel CIO, comitato olimpico internazionale, nel 1996.

Verbruggen è stato il fautore del ciclismo come sport che doveva internazionalizzarsi ed ispirarsi ad altri sport come la F1. Fu lui l’ideatore del circuito Pro Tour con 18 squadre e delle tasse di ingresso per queste squadre. Cosa che lo portò ad un lungo scontro con gli organizzatori di Tour, Giro e Vuelta.

L’atteggiamento di Verbruggen è stato molto fermo sin dall’inizio nei confronti del doping che, proprio in quegli anni stava dilagando: “La minima tolleranza porterebbe allo sport spettacolo”, una sua frase celebre.

Nel concreto pero’ bisognerà attendere il 1997 per vedere qualche provvedimento, che si concretizzo’ nel famoso limite di ematocrito del 50%. Solo nel 2001 arrivò il primo test antidoping per rilevare l’EPO. L’anno seguente esplose lo scandalo Festina, e Verbruggen, invece di utilizzare la “tolleranza zero” optò per una minimizzazione del problema, cosa che gli cominciò ad attirare critiche continue che lo accompagnarono sino alle dimissioni da presidente UCI. Nel frattempo si susseguirono i casi Manzano, Fuentes, Cofidis, Phonak, etc…che tappa, dopo tappa hanno minato la credibilità sua e del ciclismo in generale.

Un caso in particolare che ha segnato la presidenza Verbruggen è la prossimità con Lance Armstrong. Una vicinanza ed amicizia che diventarono presto sospette. Una commissione indipendente dell’UCI decretò che non ci fu alcuna complicità o corruzione, ma sottolineando anche la troppo stretta relazione tra il texano e l’olandese. In un libro commemorativo della presidenza Verbruggen molti ciclisti dettero il loro contributo, tra cui proprio Armstrong che lo definì “vero difensore dei diritti dei ciclisti e amico”.

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La loro relazione, dopo la confessione di Armstrong, in seguito divenne apertamente ostile, tanto che Verbruggen definì il Tour europeo del texano che cercò di incontrare alcune vittime del “sistema doping” come Christophe Basson (che fu costretto al ritiro per lo propria volontà di non doparsi e denunciare queste pratiche) , “il Tour della miseria”.

Nel 2005 Verbruggen passò la presidenza a Pat McQuaid, ma secondo molte voci Verbruggen rimase il vero regista dell’UCI anche nella sua nuova carica di membro della commissione per la valutazione delle candidature olimpiche al CIO sino al 2008.

Resta ora il ricordo di un uomo sicuramente appassionato dello sport, ma le cui qualità di businessman hanno messo in ombra quelle di “guida etica” a capo dell’UCI.

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