Chris Froome, 4 Tour, 2 Vuelta ed 1 Giro, il corridore che ha segnato l’ultima decade nei grandi giri ha ormai esaurito le speranze di tornare ai suoi livelli dopo il terribile incidente del Dauphiné 2019?
Froome in questi 2 anni è stato un esempio di tenacia e forza mentale straordinari, riuscendo a tornare in sella dopo un incidente che avrebbe segnato la fine della carriera per praticamente chiunque. L’infortunio occorsogli al Dauphiné è stato infatti di gravità assoluta e forse sottovalutata: frattura esposta del femore destro e frattura dell’anca.
Froome, invece di anche solo pensare ad appendere la bici al chiodo, ha iniziato da subito la riabilitazione, passando direttamente dal letto d’ospedale ai rulli per pedalare con una gamba sola per non perdere massa muscolare su quella rimasta intatta, in sei settimane.
Contemporaneamente ha iniziato la riabilitazione della gamba infortunata con sessioni mostruose di esercizi, 4h al giorno, con l’aiuto di un fisioterapista.
Nel frattempo l’esplosione della pandemia ha giocato forse a favore, con il calendario delle corse falcidiato, lasciando il tempo a Chris di continuare con calma la riabilitazione senza pressioni, in un contesto in cui tutto il gruppo si scornava con Lockdown e rulli. E consentendogli anche di essere nuovamente operato per la rimozione delle placche metalliche e di proseguire con ogni mezzo riabilitativo.
Con l’inizio della stagione 2021 è arrivato il cambio di casacca. Dopo 11 stagioni alla Sky/Ineos Froome è passato alla Israel-Start Up Nation. Passaggio che ha fatto subito parlare di “Froome scaricato” dallo squadrone inglese, un po’ per l’età, con un Froome 35enne, un po’ (o forse molto) per un infortunio così invalidante, un po’ perché i grandi mezzi economici hanno consentito a Brailsford di continuare a pescare a mani basse talenti a piacere, ed infatti è arrivata la doppietta al Tour con Bernal e Thomas, che ha fatto velocemente dimenticare il pluricampione.
Da parte di Froome la scelta di continuare a correre si spiega anche proprio col lauto contratto firmato con la squadra israeliana, che a 5,5 milioni a stagione (almeno la prima) per 5 stagioni, ne fanno tutt’ora uno dei 3-4 corridori più pagati in gruppo, con oltretutto l’opzione di restare nel team come dirigente in futuro.
Froome ha anche iniziato una sua avventura social, in cui tramite video, comunica i suoi progressi, i suoi pensieri sui materiali, sulle gare, etc.. il tutto sempre con uno spirito positivo e costruttivo. Questo nonostante anche le inevitabili critiche e commenti dei soliti inaciditi che frequentano i social, ma che Froome ha liquidato con un sorriso: “mi dicono di appendere la bici al chiodo, che sono finito. Mi fanno ridere, la gente non si immagina nemmeno quello che ho vissuto“.
Poi però bisogna guardare come sempre ai fatti, ai risultati. E quelli sono veramente lontani dal livello pre-infortunio.
2020:
UAE Tour 71°
La Route d’Occitanie – La Dépêche du Midi 37°
Tour de l’Ain 41°
Criterium du Dauphiné 71°
Tirreno-Adriatico 91°
Liège–Bastogne–Liège ritirato
Vuelta España 98°
2021:
UAE Tour 47°
Vuelta Catalunya 81°
Tour of the Alps 93°
Tour de Romandie 96°
Per un totale di 5 punti UCI in una stagione e mezza.
L’ultima prestazione al Romandia poi è stata anche condizionata dal maltempo che, combinato con il noto asma di Chris, lo ha ancora di più handicappato. Ma questo handicap in cosa consiste? È lo stesso britannico a spiegarlo, in particolare in un video del suo canale Youtube in cui mostra i dati di un test isocinetico svolto a Monaco, in cui si evidenzia una mancanza di potenza della gamba infortunata rispetto l’altra. Oltre a questo ha dei fastidi durante la pedalata nel punto in cui ha la cicatrice lasciata dagli interventi chirurgici all’anca.
Al momento Froome è impegnato al Dauphiné, la corsa in cui la sua carriera ha svoltato in negativo, dove fa da gregario a Ben Hermans, e dove cerca di ritrovare le sensazioni di un tempo, in particolare in salita. Ma già nella 2^tappa ha perso contatto col gruppo nella salita della foresta di Pourcheresse, a 10km dall’arrivo. Prendendo 3’25” dal vincitore Pöstlberger e 3’11” da tutti i migliori.
Quali quindi le aspettative per il Tour de France? Obiettivamente nessuna visti questi risultati, ma soprattutto viste le prestazioni dal rientro alle corse, in cui non si è mai messo in mostra, non ha mai avuto un acuto, in particolare a cronometro, una volta un esercizio in cui eccelleva, e che invece ora ne mette in mostra la reale mancanza di forza anche, o soprattutto, per sforzi limitati nel tempo.
Quello che stupisce però è lui, Chris, che col suo sorriso gentile continua ad essere sicuro di poter ritrovare le “buone sensazioni” di un tempo, e che questa convinzione “è quello che mi fa alzare la mattina”. Oltre a continuare ad allenarsi duramente, ad affrontare salite ripidissime che nemmeno i suoi compagni riescono a fare, come si vede nel suo ultimo video sul suo canale Yt. Ad alimentarsi con precisione certosina, ad arrivare ai 68kg (per 1mt86) che è il suo “peso Tour” di un tempo. Insomma, da un lato c’è la dura realtà, ma dall’altra la volontà ferrea di un campione che nella sua carriera ha sempre stupito tirando fuori dal cilindro dei conigli che nessuno si aspettava.
Vada come vada anche in questo frangente resta un corridore ed un uomo fuori dal comune.
Il discorso doping può valere per tutti e per nessuno, spero per nessuno, ma allora certe performance monstre di corridori ora in auge andrebbero viso con la stessa ottica?
Chi è un somaro non può comunque diventare un purosangue
credo anche io che la israel abbia più puntato sul nome che sulla reale possibilità che tornasse a vincere