Era nell’aria da tempo, ora è giunta l’ora di svelarvi la nuova Specialized Roubaix. Il titolo di questo articolo parla chiaro: abbiamo avuto modo di provarla per due giorni sulle strade delle Fiandre, anche in compagnia di Tom Boonen, quindi siamo in grado di darvi le nostre prime impressioni di guida. Non è un caso che il sottoscritto sia stato anche il tester della “vecchia” Roubaix, in modo da poter fare un paragone diretto.
A prima vista quello che si nota subito è la mancanza degli elastomeri sui foderi obliqui e sulla forcella, segno distintivo del modello precedente. Insieme a McLaren Specialized ha studiato un modo per portare la bici verso quello che gli americani chiamano “smoothness”, cioè “scorrevolezza”, caratteristica che entra in gioco soprattutto nelle sezioni sconnesse o, in generale, laddove le vibrazioni tendono a propagarsi dal telaio al corpo. Una sorta di filtro fra terreno e ciclista, con lo scopo di stancare di meno e di dare più guidabilità alla bici.
Smooth, su un pavé, significa essere più veloci, perché si riesce a tenere più facilmente la velocità. È lo stesso concetto tanto amato dai mountain biker, che da sempre affinano sospensioni e volumi delle gomme proprio per scorrere meglio sugli ostacoli. Gli studi di McLaren hanno però reso chiaro fin da subito che una forcella ammortizzata non poteva venire chiamata in causa, perché ha degli svantaggi come quello di affondare in frenata, di bobbare (andare su e giù quando si pedala, se l’idraulica è aperta) e di ridurre la rigidità del sistema telaio + forcella.
Quindi hanno lavorato su una sospensione assiale, in cui lo smorzamento delle vibrazioni avviene sul telaio. Avrete notato che stiamo parlando solo dell’avantreno: spariti gli elastomeri al posteriore, come detto, perché il retro treno era troppo morbido se si pedalava in piedi, soprattutto secondo i vari pro.
Ecco allora la grande novità di questa Roubaix: una cartuccia con un’escursione di 20mm, inserita nel tubo sterzo, sotto all’attacco manubrio, del peso di 295 grammi, chiamata Future Shock. Nella cartuccia si trova una molla che si può cambiare a seconda dei gusti e del terreno. Quella montata al momento dell’acquisto è l’intermedia, ce n’è poi una più morbida del 10% e una più dura del 10%, facili da cambiare aprendo la serie sterzo. Per chiarire il suo funzionamento abbiamo girato un video:
La nuova Roubaix è identica alla Tarmac dal tubo sterzo in giù, compresa la forcella e le geometrie. Al posteriore l’assorbimento delle asperità è affidato al reggisella, il cui collarino, chiamato Drop Clamp, si trova più in basso del solito per avere più leva (flette di 20mm), mentre il tubo orizzontale non è stato abbassato a quel livello per mantenere la rigidità.
Lo spazio per le gomme è generoso, infatti è possibile montare anche delle 32, andando quindi in direzione gravel, se si vuole. Tutte le nuove Roubaix avranno i freni a disco.
Il peso del telaio S-Works è di 900 grammi senza cartuccia, mentre la bici completa, montata con SRAM eTap Disc, si aggira sui 7.2kg.
Da notare che il telaio della Roubaix S-Works può accogliere lo SWAT box, cioè uno scatolino in cui riporre gli attrezzi, nel punto di incrocio del tubo piantone con il tubo obliquo. Specialized ha pensato anche alle donne, con la Ruby, che ha le medesime caratteristiche della Roubaix ma con geometrie e dettagli specifici.
Modello provato: Roubaix Expert Disc con Ultegra Di2.
Appena si sale in sella si nota subito come la Specialized Roubaix sia una bici da endurance, cioè la categoria di bici da corsa in cui i marchi stanno investendo di più, negli ultimi anni, per proporre soluzioni che “stacchino” il ciclista dalle asperità del terreno. Dunque come prima cosa viene la geometria, più rilassata di una Tarmac: la posizione è più eretta, ed il dislivello sella-manubrio non è così accentuato.
La domanda che tutti si faranno, ora, è come la cartuccia ammortizzata vada ad influire sulla guida. Per prima cosa, bisogna abituarcisi, perché si ha una piccola sospensione sotto al manubrio. Il Future Shock reagisce sia agli impulsi provenienti dalla strada sia da quelli del peso del ciclista, ma questi ultimi in maniera minore perché il suo peso è più verso il retrotreno, a parte in discesa o quando si pedala fuorisella.
Dopo questa prima fase di addattamento, i 20mm di escursione della cartuccia si notano a malapena, se la strada è liscia. Anche andando in piedi a schiacciare sui pedali il precarico della molla fa il suo lavoro e sostiene il peso del ciclista. Se il fondo diventa accidentato, i colpi che arrivano alla ruota anteriore vengono smorzati per bene. Anche qui, non stiamo parlando di una forcella ammortizzata, quindi le braccia dovranno lavorare anch’esse per attutire le asperità, ma le differenze con una bici “normale” sono enormi. Lasciando perdere il pavé, su cui la minoranza dei ciclisti girano, questo si traduce in maggior tranquillità di guida quando la strada non è delle migliori, o su un passo alpino dove l’inverno ha lasciato il segno.
Quando si pedala in fuorisella il Future Shock si muove di più rispetto a quando si è seduti, come conseguenza dello spostamento dei pesi verso l’anteriore. La cosa “si sente”, ma interferisce in maniera minima con la potenza di pedalata, visto che il carro posteriore della bici è rigido.
In soli due giorni di prova su strade per lo più pianeggianti non sono in grado di dirvi se il Future Shock condizioni le prestazioni in salita ma, a sensazione, direi di no, appunto perché in salita il peso è più incentrato sul posteriore. Uno studio di Specialized, assegnato all’università del Colorado, si occupa proprio di questa tematica. 16 ciclisti hanno fatto da cavie pedalando a 12 km/h su una salita del 7% (rullo, qui le foto), sia seduti in sella che in piedi sui pedali, con e senza Future Shock, e la loro prestazione è stata monitorata tramite misuratore di potenza e analisi VO2/VCO2. I risultati dicono che la perdita di potenza meccanica e metabolica è insignificante.
Avere un anteriore “calmo” aiuta molto a tenere la traiettoria in velocità e, alla lunga, affatica di meno braccia, torso e schiena. Non aspettatevi però miracoli se soffrite di mal di schiena e le vostre strade sono molto accidentate: la flessione del reggisella smorza sì le vibrazioni, ma siamo lontani dalla comodità del modello precedente, mancando in toto gli elastomeri o un sistema che filtri le asperità del terreno al livello dei foderi. Specialized ha voluto rendere il retrotreno più rigido per evitare flessioni indesiderate quando si spinge forte, e ha quindi concentrato i suoi sforzi sull’avantreno. Sul massacrante pavé, come quello del Carrefour de l’Arbre, dove il ciclista davanti a me ha piantato il volo che potete vedere qui sotto (senza conseguenze), la cosa si sente: bisogna stare seduti per poter pedalare senza che la ruota dietro slitti e i colpi trasmessi dal retrotreno sono chiaramente di maggior entità rispetto a quelli che arrivano dal manubrio.
Rimanendo in tema pavé, le leve del cambio Ultegra Di2 sono definitivamente troppo piccole per poterle centrare nel mezzo dell’azione. Non per niente il top di gamma è montato con SRAM eTap (qui la nostra prova), dove c’è un comando per lato, senza possibilità di sbagliare. A tutto ciò si aggiungono le gomme da 28mm, ormai un must su bici da endurance: scorrono bene, necessitano di pressioni più basse ed hanno un bel grip anche sullo sconnesso. Diciamo che non c’è motivo, per un amatore, di non montarle, se non quello che il suo telaio non sia compatibile.
A parte i pro che corrono le classiche del nord, questa è una bici che, come tutte le bici da endurance, ben si adatta all’amatore. A primo acchito il Future Shock potrà sembrare inconvenzionale ed inutile, ma se si lasciano da parte i soliti pregiudizi celoduristi, la domanda è perché bisogna per forza soffrire su una bici da corsa. Un avantreno che assorbe molto bene le vibrazioni permette migliore direzionalità, meno stanchezza e dunque più energia su giri lunghi. Unito alla potenza e affidabilità in ogni condizione dei freni a disco e a delle gomme di sezione larga, questo fa della Roubaix la bici ideale per ogni tipo di percorso impegnativo, compresi quelli alpini.
Se volete provarla, dalle ore 13:00 di oggi Specialized è presente al Summer Bike Festival anche con la nuova Roubaix.
La nuova piattaforma Endurance sarà composta dai nuovi modelli (in maiuscolo) e da modelli senza freni a disco, con precedente piattaforma, che rappresenteranno la fascia di accesso (in minuscolo). Cliccare sui link per arrivare ai montaggi.
S-WORKS ROUBAIX DISC ETAP – 9.890 EURO
S-WORKS ROUBAIX DISC TELAIO – 3.490 EURO
ROUBAIX EXPERT DISC UDi2 – 4.990 EURO
ROUBAIX COMP DISC – 3.190 EURO
ROUBAIX ELITE DISC – 2.490 EURO
Roubaix Sport – 1.990 euro
Roubaix – 1.790 euro
RUBY ELITE DISC – 2.490 EURO
Ruby – 1.790 euro
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