Pinarello presenta la nuova Dogma F10, l’evoluzione della F8, cioè la bici più venduta di sempre dalla casa trevigiana, uscita sul mercato a maggio 2014 e portata sul gradino più alto del podio ben 90 volte dal team Sky. Abbiamo avuto modo di provare la F10 sul classico percorso che da Catania porta al Rifugio Sapienza, sulle pendici dell’Etna ma, prima di vedere come si comporta, andiamo a guardarne i dettagli.
Pinarello ha disegnato la F10 con uno scopo ben preciso in mente, quello di mantenere le caratteristiche da “allrounder” della F8, senza quindi andare a cercare un telaio specialistico per la salita o per le crono. I punti principali dello sviluppo sono rigidità, peso ed aerodinamica.
Pinarello ha fatto tesoro dell’esperienza acquisita tramite i due telai aero Bolide TT e Bolide HR per aumentare del 12% l’aerodinamicità della F10 rispetto alla F8. Una delle caratteristiche principali è la forma del tubo obliquo, responsabile del 15% della resistenza all’aria dell’intero telaio, sia per la sua massa che per la sua posizione, subito dietro alla ruota anteriore. Non solo, la sua forma influenza anche la resistenza all’aria delle borracce. Ecco dunque che la sua forma è concava, come quella della Bolide.
Nel grafico qui sotto potete vedere i diversi valori della F8 e della F10.
Altro accorgimento aerodinamico sono i cosiddetti “fork flaps”, tesi a diminuire la resistenza all’aria dei forcellini in cui viene inserito il QR della ruota anteriore, andando a ridurre il flusso d’aria creato dalla leva del QR e dal dado sul lato opposto. Nella foto sono le parti in rosso subito dietro il QR.
La batteria del cambio elettronico è alloggiata proprio nel tubo obliquo, appena sopra al portaborraccia.
Nel 2009 Pinarello ha introdotto il concetto di “asimmetria”, che si può riassumere nel voler controbilanciare le forze della trasmissione, tutte sul lato destro della bici, andando ad aumentarne la rigidità proprio a destra. Nel 2013, con lo sviluppo della F8, si è passati a spostare i tubi verso quel lato e con la F10 è stato fatto un altro passo in quella direzione, muovendoli di altri 2 mm verso destra.
La scelta della fibra di carbonio è ricaduta sulla Torayca T1100 1K, che dovrebbe assicurare il più alto carico di rottura sul mercato, mantenendo il peso il più ridotto possibile.
Veniamo quindi ai numeri, cominciando dal peso del telaio in taglia 53: 820 grammi, cioè 55 grammi in meno rispetto alla F8.
La geometria è rimasta invariata rispetto alla Dogma F8. Sono disponibili 13 taglie, dal 42 al 62.
Altri dati salienti sono il tubo sterzo conico, il passaggio interno dei cavi, il sistema di fissaggio Twin Force per il reggisella (questo disponibile in 3 offset: 0, 18 e 35mm), i dropouts posteriori in carbonio con forcellino rimuovibile, il movimento centrale con filetto italiano, i 3 buchi per fissare il portaborraccia sul tubo sella in 2 posizioni diverse e l’attacco rimuovibile per il deragliatore anteriore.
Il telaio è lo stesso indipendentemente se si usi il cambio elettronico o quello meccanico, ed accoglie gomme da 25mm.
I colori disponibili sono ben 8, con nomi che richiamano la vulcanologia. Potete vederli in fondo all’articolo.
La Dogma F10 è pensata solo per i freni a pattino, per chi preferisse i freni a disco rimane a catalogo la F8 Disk con i perni passanti presentata pochi mesi fa. Anche il Team Sky, quando userà i freni a disco, salirà in sella alla F8 Disk. Rimane a catalogo anche la F8 X Light.
Come detto in apertura d’articolo, ho potuto provare la F10 sulle pendici dell’Etna per circa 60km e 1500 metri di dislivello in totale. Questo non vuole essere un test, che potrete leggere nel prossimo futuro, ma la descrizione delle prime impressioni di guida.
Che si tratti di un’evoluzione e non di una rivoluzione è chiaro fin da quando ci si mette in sella per la prima volta: se si è abituati alla F8, la transizione alla F10 sarà totalmente indolore, dato che le quote geometriche sono identiche. Si tratta dunque di una bici da competizione, ma non estremizzata, né in termini di pesi né in quelli di “nervosismo” della struttura nel suo insieme.
Considerate che il modello in prova, in colorazione Black Lava, pesava sui 7.1 kg, montava il nuovo Shimano Durace e dei tubolari da 25mm. La taglia era una 55 per me che sono alto 179cm ed ho un cavallo di 75cm.
Per avvicinarsi alla salita vera e propria verso l’Etna, quella che parte da Nicolosi per intenderci, ci sono diversi tratti vallonati con alcuni strappi in cui ho potuto provare dei rilanci, frangenti in cui la F10 risponde molto bene, reattiva e facile da portare a velocità di crociera con un paio di decisi colpi di pedale. In salita mi sono trovato bene con la posizione in sella, non estrema, ma una giusta via di mezzo fra sportività e un occhio ad evitare il troppo affaticamento sulle lunghe distanze. In piedi sui pedali l’insieme telaio + ruote è molto rigido, caratteristica che trasmette senza troppi mezzi termini le vibrazioni dell’asfalto al ciclista. Bisogna però dire che le condizioni delle strade, sull’Etna, sono tutto fuorché ideali per chi va in bici da strada, fra buche e ruvidità, e che, se io abitassi qui, girerei con gomme da 28mm tubeless (qui potete trovare un articolo a proposito).
Dove la F10 mi ha impressionato di più è stato in discesa. Memore della F8 con copertoncini da 23mm, che avevo usato poche settimane prima di questa presentazione, devo dire che la F10 mi ha sorpreso per la sua stabilità sul veloce e agilità in curva. Due caratteristiche che in teoria dovrebbero essere in contrapposizione, eppure Pinarello sembra aver trovato la quadra in questo frangente, anche a livello di componentistica, perché le ruote Fulcum Racing Speed da 40mm di cerchio non sono esagerate e si lasciano condurre bene in discesa (poco vento sull’Etna, però).
In sintesi la F10 pare essere un’ottima bici tutto fare, restate sintonizzati per gli approfondimenti nel test dedicato!
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