Se prendiamo le grandi distanze di micronauta e le uniamo con l’aggressività agonistica di lollo cosa otteniamo? Ultracycling.
Sotto questa etichetta cade infatti la pratica di grandi (o immense, come nel caso dei 5000km non-stop della RAAM) distanze non a scopo cicloturistico, ma a scopo gara. Una disciplina un po’ di nicchia, soprattutto in Italia, anche se possiamo vantare atleti notevoli che ci rappresentano in giro per il mondo, che pero’ sta crescendo facendo avvicinare nuovi adepti.
Come Omar alias Camoscio delle Dolomiti, utente storico del forum:
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Bdc Forum: Puoi presentarti brevemente?
Camoscio delle Dolomiti (CdD):Sono alto 1,75 per un peso che oscilla tra i 61 e i 63 kg a seconda del periodo della stagione. Gestisco una mia piccola attività di consulenze informatiche e servizi per la grafica. Abito a Roma, che non è propriamente il posto più facile per andare in bici, ma con un pò di buona volontà e stando attenti si riesce ad uscire dal cerchio cittadino e ad avere a disposizione qualunque tipologia di percorso di allenamento
Bdc: Puoi riassumere un po’ la tua carriera ciclistica?
CdD: Ho iniziato durante le categorie giovanili, senza grandi risultati e concentrandomi maggiormente sullo studio, dopo la laurea mi sono dedicato un paio di anni seriamente al ciclismo. Tramite il mondo delle granfondo sono riuscito a passare professionista con il Team Amore e Vita e, successivamente, il Team Endeka. E’ stata una bellissima esperienza interrotta presto per i noti problemi economici in cui versava (e in parte versa tutt’ora) il ciclismo: la squadra per cui avevo firmato per le stagioni 2007 e 2008 è fallita così ho deciso di far tesoro della bella esperienza vissuta e iniziare la mia nuova attività lavorativa
Bdc: I tuoi risultati più importanti?
CdD: Ho vinto alcune granfondo prestigiose, come l’Alpen Brevet e o la Granfondo della Majella, ottenuto importanti vittorie di categoria alla Granfondo dell’Alto Adige e in altre manifestazioni di rilievo. Ho alcuni piazzamenti nei 15 in corse Elite e in brevi corse a tappe (Giro di Valsesia)
Bdc: come hai maturato l’idea ed il passaggio all’ultracycling?
CdD: L’ultracycling è sempre stato un pensiero che facevo quando correvo in maniera “ufficiale”. La Race Across the Alps un sogno a cui ogni tanto pensavo. E’ iniziato tutto da li, quasi per gioco, con la prima RATA. Da quel momento ho deciso di fare le cose seriamente e quest’anno, alla prima vera stagione da ultracycler, ho ottenuto due piazzamenti (5° e 7° assoluto) alla Race Across the Alps e al TorTour. Quello che era un gioco sta diventando qualcosa di molto serio, così anche per il 2013 punterò ad alcune ultramaratone di prestigio, sperando di attirare altri sponsor e potermi “permettere” la partecipazione alla RAAM per il 2014. La corsa più dura del mondo.
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Bdc: Puoi parlarci un po’ dell’esperienza di essere un professionista?
CdD: Essere professionisti è come venire catapultati in un’altra dimensione. E’ un sogno che si realizza e l’ho vissuto come tale. Ricordo il primo ritiro, in Versilia con l’Amore e Vita. Ero in camera con Graziano Gasparre, il corridore di punta di quella squadra. Venni messo in camera con lui proprio per imparare tutti i segreti del mestiere. Da professionista è tutto diverso. Non devi pensare a nulla. Quando ti alzi c’è qualcuno che pensa alla colazione per te, che ti prepara la bici, che ogni giorno la controlla e la sistema andando a lavarla e a cambiare gli eventuali componenti usurati. Ti preparano i rifornimenti e quando rientri ad aspettarti c’è il pranzo, un massaggio e addirittura la lavatrice pronta con i capi per il giorno dopo.
Ricordo l’emozione del primo allenamento, in mezzo a corridori più grandi ed esperti: 150 km in cui ho dato l’anima per non staccarmi mai neanche di un cm da chi mi precedeva. Sono arrivato in stanza distrutto ma felice.
Le gare sono di un altro livello, se non sei al top non riesci neanche a vedere la testa del gruppo! Un’esperienza magnifica di cui porto il ricordo vivo nel cuore. Ci sono i lati negativi ma con il tempo dimentichi le cose brutte e ricordi solo quelle belle.
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Bdc: Visti i tuoi risultati da amatore ed il passaggio tra i prof cosa puoi dirci del doping? E’ una cosa con cui ci si scontra inevitabilmente? E’ stata una tentazione?
CdD: il doping è un problema reale anche se, secondo me, si sta lavorando sull’aspetto giusto: quello dell’educazione sportiva sin da giovani. La storia ci ha insegnato a non mettere la mano sul fuoco per nessuno ma le nuove leve e i giovani che si affacciano a questo sport hanno un approccio diverso da quello del passato. Credo che la soluzione non sia dietro l’angolo ma il ciclismo è lo sport che, prima di tutti, ha fatto una lotta spietata in tal senso.
Per quanto mi riguarda sarei un bugiardo se dicessi di non aver mai avuto il sentore che il doping sia un problema reale ed esistente. Personalmente, però, mi sono sempre fidato e affidato a persone che facevano della preparazione il vero punto su cui lavorare. Ho un’educazione che mi ha portato, nel corso della vita, a non cercare mai le scorciatoie. Conscio dei miei limiti ho lavorato per raggiungerli e talvolta superarli, sopperendo col duro lavoro e il sacrificio le mancanze che madre natura mi ha donato. Ma credo che a un certo punto ci si debba guardare allo specchio serenamente accettando i propri limiti e valorizzando i propri punti di forza. Sono sereno perchè credo di aver fatto molto di più di quello che era nelle mie possibilità. Non sono nato fenomeno, e non sarà certo una scorciatoia (tra l’altro anche pericolsa per la propria salute) a farmici diventare. La tentazione l’abbiamo avuta tutti credo, la bravura sta nel capire che abbandonarcisi sarebbe stato sbagliato nei confronti di se stessi e delle tante persone che ti incitano a bordo strada e che credono in te.
Bdc: Come ti alleni? Usi un powermeter? Come si imposta l’allenamento per l’ultracycling? Com’è cambiato il tuo modo di allenarti rispetto a prima?
CdD: Utilizzo un powermeter, il Powertap avuto a prezzo agevolato come sponsorizzazione. L’allenamento per l’ultracycling è semplice ma difficile al tempo stesso. La prima regola è quella di pedalare abituandosi alla distanza. Ci sono settimane definite di “overload” in cui bisogna solo stare in sella quante più ore si è in grado di pedalare.
Rispetto a prima curo ancora di più il fondo che è sempre stato il mio punto di forza. Ma ovviamente, puntando anche a risultati di rilievo devo dedicare una parte del mio allenamento anche alla qualità. Se prima le ripetute le facevi dopo 2-3 ore di sella, ora capita di simulare salite al medio-alto/soglia anche dopo 10-12 ore di sella.
E poi tanto allenamento in situazioni critiche: pioggia, vento, a volte anche neve e allenamenti notturni con simulazioni che sfiorano le 24-28 ore. Tutto questo è ultracycling…
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Bdc: Curi l’alimentazione in modo particolare? Usi delle strategie particolari in corsa per alimentarti? Se si, quali?
CdD: L’alimentazione è cambiata di conseguenza. Nell’ultracycling non si deve più fare affidamento sugli zuccheri soltanto, ma bisogna imparare ad utilizzare le scorte di grasso e a mangiare cibi “normali”. Quando resti in sella 1-2-3 giorni di fila non puoi alimentarti solo con barrette e bibite di maltodestrine. Entra in gioco anche il fattore “palato”. La privazione del sonno è pesante, ma lo è ancor di più l’idea di non potersi alimentare normalmente…
Bdc: A cosa pensi durante gare cosi’ lunghe? Come riesci a stare concentrato per tante ore? ti concentri su qualcosa? velocità media? watt?
CdD: Durante le gare ho dovuto “riprogrammare” il mio cervello. Se prima ero molto concentrato sull’obiettivo a medio termine (in una corsa/granfondo di 4-6 ore devi gestirti relativamente per dare il meglio dalla metà in poi) ora il comandamento numero 1 è: testa forte e mantenere la calma. Al TorTour, ad esempio, la corsa si è decisa oltre le 30 ore, fino a quel momento ho dovuto solo “gestire” senza strafare. Questo è il bello dell’ultracycling: sapere che puoi scrivere la corsa e a volte ribaltarla anche a seguito di grande crisi. Si gioca tutto sul filo del rasoio del limite tra possibile e impossibile…
Bdc: Quanti km fai all’anno?
CdD: Mi attesto tra i 25 e i 30 mila km
Bdc: Qual’è la tua tabella di marcia per la RAAM?
CdD: La strada per la RAAM è lunga. Conto nel 2013 di proseguire l’esperienza nelle ultramaratone iniziata quest’anno e di “avvicinare” gli sponsor necessari a programmare una RAAM, attraverso risultati di prestigio. Se tutto andrà bene il 2014 sarà l’anno giusto per provarci.
Bdc: Che bici intendi usare?
CdD: Utilizzerò 3 tipi di bici: 1 più da salita, una da cronometro e una di scorta vera e propria. Sarà fondamentale anche l’equipaggiamento in fatto di ruote: a volte è un particolare che viene tralasciato ma spesso, invece, risulta fondamentale più di 100 gr in meno su qualunque altra parte della bici. Rispetto alle corse fino a 6-8 ore, il mezzo deve essere rigido ma senza esasperare troppo questo aspetto per non rischiare di compromettere la postura in bici e andare a sollecitare troppo le parti come la schiena. Stare in sella oltre le 16 ore inizia a diventare quantomeno “critico”…
Bdc: Che preferenze hai in fatto di bici?
CdD: Sono un patito della tecnica ma non sono un maniaco della leggerezza. Il mezzo, prima di tutto, deve essere al top di gamma e, soprattutto, attrezzato con componenti affidabili. In una ultramaratona la regola numero 1 è non perdere tempo. Incidenti, forature, rotture, servono solo a rallentare la tua marcia. Per il 2013 correrò su bici Fondriest. Nello specifico telai TF2 equipaggiati con gruppi Shimano. Vediamo se su una delle due bici monterò il Di2 o se rimarrò ancora un anno con gruppo meccanico. Solitamente una bici ha un setup più da salita con ruote in carbonio corima winium, mentre l’altra è destinata maggiormente ai tratti scorrevoli con un assetto da cronometro (prolunghe e ruote a medio/alto profilo a seconda della gara)
Bdc: Cosa ti piace e cosa non ti piace di bdc-forum?
CdD: Seguo il forum attivamente sin dalla sua nascita, ci sono affezionato. Ho visto la sua evoluzione e l’ho seguita a distanza anche quando partecipavo meno alla sua “vita”. Pregi e difetti sono quelli di tutti i forum. A volte si creano flame e discussioni da bar, ma è il bello delle piazze “pubbliche”.
Grazie Omar