Storia La corsa più dura: Giro di Lombardia 1926

Ser pecora

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Nelle interviste pre e post gara di quel Lombardia del 1926, è evidente una cosa: l’antipatia tra Alfredo Binda e Ottavio Bottecchia. Binda ha 24 anni, è al 5° anno da professionista, conta già più di 40 vittorie, tra cui il Giro d’Italia ed il Lombardia 1925. Nel 1926 ha vinto 6 tappe al Giro, ma arrivando alla fine 2° dietro Giovanni Brunero. È un campione riconosciuto, ma non ancora la superstar che sarà di lì a qualche anno (vincerà le tre seguenti edizioni del Giro, 3 mondiali, 2 Sanremo ed un altro Lombardia). Ottavio Bottecchia, vincitore di 2 Tour de France, il primo italiano in assoluto a vincerlo, ha 31 anni, l’anno dopo morirà, è usurato, ha combattuto la prima guerra mondiale come bersagliere, fa parte della generazione precedente.
È l’eterna storia del vecchio campione contro il giovane leone. In più Binda è di Cittiglio, il Lombardia è la corsa della sua terra, corre per la Legnano, che come simbolo ha Alberto da Giussano. Bottecchia è trevigiano...

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L'intervista finale è una chicca. A 78 anni Binda ricordava ancora tutti i dettagli della corsa: quanti gregari avesse il suo avversario, la misura dell'esondazione, lo snodarsi del percorso.

Senza dimenticare che su Telegazzetta Mantova, intervistato ed intervistatore parlavano italiano meglio di quanto non si faccia su RaiUno ai giorni nostri. Per non dire sempre che tutto peggiori col tempo, possiamo consolarci con le medie orarie.
 

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… il vecchio campione di Cittiglio nell'intervista è più lucido di tanti giovani

Giuanin Brera , coppiano nel sangue, ha sempre avuto per lui grande considerazione, anche per il suo stile di andare in bici, forse uno dei primi a prendere veramente in considerazione tutti i particolari, dalla posizione in bicicletta all’abbigliamento.
 

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Ser pecora

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Quanta poesia nascosta e perduta in questi racconti. Sempre bello leggerli.

Grazie, anche se a mio avviso la poesia sta in chi legge e come vuole vederli, i racconti. Per quello che fanno risuonare in ciascuno.
Per quello che mi riguarda il ciclismo ha un suo fascino proprio nelle persone, nei luoghi, negli avvenimenti, ma solo quando sono rispettati nella loro realtà, non quando si vuole condirli con la nota salsa retorica o cercando di dargli una dignità con uno sfoggio di cultura, che spesso è solo stucchevole e inutile, perché la dignità ce l'hanno già eccome da soli.

E questo per cercare di non cadere nel solito tranello, in questo periodo storico, potentissimo, "dell'epoca d'oro", che una volta si stava sempre meglio e tutto era più bello. Non è vero. Anzi, il ciclismo ha sempre avuto bisogno di essere raccontato in un certo modo per renderlo "digeribile", ma questo è stato fatto spesso (quasi sempre) occultando la verità, che come sempre non è né bella, né auspicabile, ma cruda e dura.

@bianco222 @golias
C'è un libro sulla vita di Bottecchia

Ecco appunto, un libro dove ad es. su Bottecchia "si posano gli occhi delle Moire: Cloto, che col suo fuso fila il filo della vita, Lachesi che lo misura, e Àtropo che con le forbici lo recide"....e che fa sembrare le gesta di Bottecchia da militare come se fosse stato lui a fermare lo straniero sul Piave...
A quel punto preferisco il libretto di istruzioni del DuraAce...
 

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E si magnava 28 uova in un giorno.. alla faccia del colesterolo :shock:
Quante fregnacce ci vengono propinate ragass :-(

Perchè fregnacce? parliamo dell'alimentazione una tantum di un'atleta nel corso di una corsa durissima ed in un periodo in cui avere da mangiare e sopravvivere era il problema non da poco, mica di un sedentario che già così assume troppi grassi e calorie. Il colesterolo poi fa danni alla lunga, mica è cianuro...
 

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